domenica 31 dicembre 2023

Voglio fare gli auguri di buon anno.

Li voglio fare a tutti quelli che, come il sottoscritto, lavorano in albergo, nelle strutture ricettive. I grandi alberghi, i B&B, i motel.

Auguri alle cameriere, che svolgono un lavoro duro, pesante, faticoso. Con camere ridotte a immondezzai da gente che l’avrà pure pagata, ma perché imbrattarla o riempirla di spazzatura o lordare ovunque? E queste colleghe che si danno da fare a igienizzare bagni e rifare letti per finire il turno distrutte dalla stanchezza con paghe veramente misere (che poi, da dove viene questa cosa per cui solo le donne rifanno le camere? Anche noi maschietti siamo capaci)

Auguri a facchini e manutentori, che devono pulire le zone comuni e buttare chili di spazzatura, oltre che effettuare le piccole riparazioni, imbiancature, tutte quelle piccole attenzioni necessarie.

Auguri al personale di sala. Quelli delle colazioni, che devono alzarsi molto presto per fare apertura, e poi devono continuamente rifornire il buffet per soddisfare uno sciame di cavallette. Che spesso prende chili di roba che poi lascia nel piatto, cibo sprecato solo perché si può prendere liberamente. Auguri a quelli del ristorante, per gli alberghi che lo hanno. E quindi anche ai cuochi, aiuto-cuochi, lavapiatti e inservienti vari. Che oltre a preparare pietanze devono anche fare attenzione all’igiene e alla pulizia della cucina.

Auguri al personale del ricevimento, che fanno capo a tutto l’albergo e devono gestire prenotazioni, contare incassi e a volte accogliendo clienti che spesso fanno richieste strambe o lamentele gratuite, con atteggiamento musone e ostico.

Auguri a capiricevimento e direttori, che devono coordinare tutti questi reparti. Stabilire orari, venire incontro alle richieste di ferie o le malattie del personale, oltre a coprire turni, se necessario. E magari dare un po' di soddisfazione, se qualcuno fa bene il proprio dovere.

Auguri a caldaie, macchine dell’aria condizionata, ascensori, frigoriferi, macchine del caffè. Si, faccio gli auguri ai macchinari. Perché gli vogliamo bene e non sia mai che non se la prendano a male. Sono aggeggi permalosi, capaci di guastarsi il sabato alle 19, in un periodo di ponte. Non lo fate, ve ne prego. Funzionate sempre.

Ma soprattutto auguri ai miei colleghi pipistrelli, i notturni. Quelli come me che, essendo in un posto con il ristorante, brinderò con i colleghi, ma non posso dimenticare che per vent’anni ho lavorato in una struttura dove il notturno è solo. L’unico dipendente della ditta, l’unico responsabile in turno. Che neanche fa troppo caso al tempo che scorre e si accorge della mezzanotte solo quando i botti all’esterno aumentano d’intensità.

Che si possano sempre trovare clienti simpatici e sorridenti. Quelli per cui vale la pena di fare questo lavoro.

Oltre al vile denaro, naturalmente.

domenica 17 dicembre 2023

Non è una cosa facile, da spiegare. Si rischiano critiche immense, me ne rendo conto. Ma sono eventi che capitano, a lavorare di notte. E quando ci si trova di fronte a certi fatti, certi eventi, certe persone, non si sa mai come comportarsi, come reagire. Ci si perplime, e spesso l’atteggiamento non è dei più consoni.

Verso le 2, qualcuno cerca di entrare, sbatacchiando le porte chiuse a chiave. Accorro, giro la chiave e apro.

Mi trovo davanti un senzatetto. Un “barbone”, per usare un termine politicamente scorretto.

Avendo subito, in passato, aggressioni, ho sempre un gran timore di chi è abbigliato “male in arnese”, come direbbero su Feudalesimo e Libertà. Costui ha dei vestiti raccattati direttamente da una discarica e che l’ultima volta che sono stati sottoposti a lavaggio c’erano ancora le lire.

Mi supplica di farlo entrare a dormire, ma dovrebbe essere palese che posso rispondere solo con un no. Tutti si prendono un no, se chiedono di entrare nottetempo in un albergo, perché non bisogna fidarsi di nessuno. Mai.

Come gli dico che non può entrare, lui alza la voce. E questo mi spaventa. Non vorrà mica tentare di entrare con la forza? Non avrebbe molti problemi, la mia capacità di resistenza è particolarmente bassa, mi stendono le figlie e lo fanno da quando hanno smesso di gattonare. Figuriamoci questo tipo che è decisamente più alto e, soprattutto, alterato. Ha deciso di diventare un mio problema e niente e nessuno gli farà cambiare idea.

Il suo modo di essere un problema, per uno sconosciuto portiere notturno, è mettersi a dormire sul tappetino dell’ingresso.

Dire che sono costernato è poco. Mi chiedo disperatamente cosa ho fatto di così grave, nella vita, per meritarmi ciò. È ovvio che la sua presenza lì, davanti alla porta, è qualcosa che devo risolvere. Provo, semplicemente, a dirglielo.

Mi urla, da terra, che sta male e di chiamargli un’ambulanza. Non me lo faccio ripetere due volte e corro al telefono a chiamare. E' l'unica cosa che posso fare, per aiutarlo. Perchè è palesemente in condizioni penose.

I soccorsi arrivano celermente e gli operatori, con estremo tatto, si avvicinano tranquillizzandolo che sono lì per aiutarlo. Lentamente si alza e si fa accompagnare sul mezzo, che lo porta via. Nel frattempo, mentre era disteso sul tappetino, si era anche bagnato addosso. Pazienza per il tappetino d'ingresso, che noi dell'albergo laviamo subito, ma mi spiace per gli addetti dell'ambulanza e del pronto soccorso, che hanno a che fare con questo tipo di persone e con tutte le difficoltà che ciò comporta. Tutto quello che posso dirgli è: non smetterò mai di stimarvi, per quello che fate. Per il vostro lavoro. Per la vostra pazienza. Per il vostro enorme, gigantesco, stratosferico impegno.

Al senzatetto invece mi sento solo di dirgli mi dispiace. Ma non potevo fare nient'altro.

Sono solo un povero portiere di notte.

sabato 25 novembre 2023

In occasione dell'immancabile, puntalissima, irrefenabile maratona di Firenze e della meravigliosa disponibilità che indica "zeru camere" perchè abbiamo venduto tutto già da eoni a prezzi che rasentano il reato di concussione, riscriverò uno dei miei racconti più vecchi, nati dall'incredibile, assurda, pazzesca domanda rivoltami da una cliente argentina anni fa. E che stavolta riscriverò in italiano e non in spagnolo.

Lavoro in albergo, sono un portiere.
Mi piacerebbe poter dire: lavoro in una società calcistica, sono un portiere. Ma non è così. E comunque, anche lì, dipende sempre. Fosse la Fiorentina, ad esempio, potrei accettare un patto col diavolo. Fosse il povero Benevento lo sarei un po' meno. Ma tant'è, mi consolo pensando che la mia mancanza di talento calcistico è condivisa con un buon 99% della popolazione del pianeta, e malgrado ciò qualcuno gioca comunque nella massima serie. Un paio di miei amici giallorossi, ad esempio, pensano che sia molto meglio dell'indimenticabile Goicoechea. E nella mia modestia sono lieto di dire che si, hanno pienamente ragione.
L'albergo dove lavoro si trova nel centro di Firenze. Ci si può arrivare con l'auto ma è, eufemisticamente parlando, un casino. Bisogna stare attenti alle corsie preferenziali, alle telecamere che il comune pone entusiasticamente un po' ovunque, cessi compresi, alle stradine piccole e non percorribili, e malgrado ciò tanti non arrivano a capire che no, questa non è una città da auto. Ho avuto clienti che mi hanno chiesto come fare ad andare in auto dall'hotel agli Uffizi, come se avesse un parcheggio da Disneyland di Los Angeles, e che purtroppo non accettano la frase “Non è possibile”. Eppure siamo a 10 minuti 10 a piedi dai musei. Non comprendono che l'unica maniera per muoversi in auto qui è convincere il Dottore a farsi prestare il Tardis, andare indietro alla Firenze di 1500 anni fa e convincere l'assessore all'urbanistica di allora ad edificare strade a 4 corsie con relativi parcheggi. Non ci sono altre possibilità.
E tutto ciò senza tenere conto degli imprevisti, e non sto parlando di quelli del Monopoli. Mi riferisco alla coincidenza tra i clienti convinti che il mondo si muova intorno a loro e l'evento mondiale che tutto travolge. In quel caso otteniamo lo scontro di titani. E nel mezzo purtroppo c'è il portiere.
Un venerdì, turno di pomeriggio. Arrivo di clienti in auto. Auto ovviamente noleggiata, sono sudamericani. Scaricano i bagagli e si presentano al check-in. Come sempre, gli spiego le tariffe del garage con cui lavoriamo. Dico loro, piantina alla mano, che non hanno bisogno dell'auto per girare in città, ma loro insistono. Domenica prendiamo l'auto. Assolutamente.
Niente e nessuno gli farà cambiare idea.
Domenica.
Settembre del 490 a.c.
Un oplite, scansando centinaia di corpi di persiani in putrefazione, si presenta davanti al suo generale.
-Mi aveva fatto chiamare, generale Milziade?
-Ah, Filippide, eccoti qui. Senti 'n po', te c'hai campo?
-Come dice, generale?
-O che tu sei? Sordo? T'ho chiesto se tu c'hai campo. Qui e 'un si becca nulla, 'cidentamme e quando ho fatto i'contratto 'olla 'oppe voce.
-Ma... io... veramente...
-'Scorta, e c'ho da chiama' Atene e dinni 'he s'è vinto, ma 'un si piglia; c'ho bisogno tu mi ci vada te, via.
-Ma... generale... sono 42 chilometri e 195 metri!
-Tessaglia maiala, e lo so anch'io quanto c'è da qui ad Atene, ma tu ci devi andare, pohe storie! Piglia e parti, vai.
-Se proprio insiste...
-E insisto si, moviti! E ci 'orsa!
E così Filippide si sciroppò tutto di corsa fino ad Atene per dire che i greci avevano battuto i persiani a Maratona. 4-2.
Richiamo i clienti prima che salgano in camera.
Voi, domenica, non andate da nessuna parte.
Domenica, a Firenze, c'è la maratona. La città è off-limits. Imposible. Verboten. No way. できません .
Mi ci vuole una mezz'ora buona per fargli capire che il 90% delle strade è chiuso perchè ci corrono a piedi; devo pure aprire la pagina wikipedia alla voce “maratona” in più lingue, ma alla fine lo comprendono. Almeno così penso.
Illuso.
La signora fa per allontanarsi ma si blocca, ci ripensa un attimo e torna al bancone:
"Ma lei non può chiamare e chiedere che la facciano un altro giorno?"

mercoledì 22 novembre 2023

A me piace ricordare soprattutto i clienti scherzoni. In particolare se sono coppie affiatate e propense al gioco, alla battuta, allo scherzo appunto.

Scende le scale questa coppia americana, mezza età, ben vestiti e non i soliti “impigiamati” che capitano a certi orari notturni.

Lui, alto e massiccio, sta per pormi una domanda ma lei lo stoppa subito: “Silenzio!” se ne esce imperiosa. Al che lui, buono buono, si mette in disparte, con le braccia appoggiate sul bancone.

La signora mi presenta un bigliettino. Ci sono scritti sopra alcuni nomi di ristoranti. Lei punta il dito, lungo e affusolato, su uno di questi.

«Cosa c’è scritto qui?»

La calligrafia mi sembra ottima, ma evidentemente per loro non lo è. Pronuncio il nome.

Lui scoppia in una risata, lei ha un’espressione che passa dalla sorpresa al disappunto. È chiaro che avevano scommesso su cosa c’era scritto, e lui aveva detto giusto. Il marito alza il palmo della mano verso di me, non posso che contraccambiare dandogli il cinque.

La signora, risalendo le scale, ci mostra il dito medio, lui assume una faccia finto-sorpresa e dice “Uuuhhh” agitando le mani in alto, con un sarcasmo evidentissimo e un palese sguardo di complicità verso di me.

Ovviamente ho riso con lui: per una volta il genere maschile ha vinto.

Preso dalla curiosità, faccio un rapido controllo: hanno una camera con salottino e divano. E so già chi avrebbe dormito lì sopra, quella notte.

Ma ne sarà valsa la pena.

mercoledì 8 novembre 2023

Due ragazze, con le loro amiche, che decidono di fare qualcosa. Di essere d'aiuto. Di impegnarsi. Di rimboccarsi le maniche. Perché la protezione civile non è infinita, per quanto piacerebbe a tutti. Perché in certi disastri non basta neanche l'esercito. Occorre impegnarsi veramente. A lamentarsi sono bravi tutti, soprattutto da queste parti del pianeta. A esprimere solidarietà anche. Non costa niente. Ma essere lì, sul posto, e fare davvero qualcosa, in quanti l'hanno fatto?

Arrivano verso Campi la mattina presto. Un signore sta vuotando la cantina, che ha ancora 20 cm di fango. Cominciano. Svuotano. Ci vuole tempo, pazienza, ma si fa. La parte dolorosa è portare fuori mobili ormai marci. Elettrodomestici inutilizzabili. Fumetti storici, intere collezioni che hanno dato piacere nella lettura. Videocassette anni '90 con filmati preziosi: feste familiari, matrimoni, battesimi. Piccoli episodi di vita familiare. Andati. E poi c'è il dolore di chi tutto ciò l'ha perso. Ma anche gli occhi lucidi verso chi, sconosciuto, è venuto a fare qualcosa.

Come si fa a non essere orgoglioso di loro?

(Sarei andato anche io, se non fosse per uno stupidissimo incidente autoinflitto che mi costringe in casa. Ma sono bischero)



venerdì 3 novembre 2023

 Rispetto a certe tragedie, sono un tipo fortunato.


Antefatto:

Ero pulito, rasato e sobrio, come Marlowe.

Ferie prese per l'occasione.

La magliettina gialla e il pass.

E primo pomeriggio di dimostrazione di giochi impegnativo e divertente in quel di Lucca.

Poi, a chiusura, riprendo il treno per il ritorno a Firenze.

Solo che il treno non passa. Si ferma a Pistoia perché la linea è bloccata.


Sono fortunato perché ho fatto una cosa che mi piace e perché a Pistoia ho altolocate conoscenze che mi hanno ospitato -e c'è chi scriveva che è una città di crucci- ma parecchi, nel disastro, hanno perso tutto.


Lo so, non è carino allegare una foto di me che si divertiva, quando c'era chi pativa, ma in quel momento io e tutti i partecipanti della fiera mica ce ne accorgevamo.


Che amarezza.



sabato 21 ottobre 2023

Quando capitano certe coincidenze negative, le esperienze di lavoro possono essere devastanti, per il morale.

Ho due camere in partenza per un totale di 5 persone, quasi contemporaneamente. 3 persone con il taxi alle 4.15 e due con taxi alle 4.30. Mi si affollano tutti assieme per il pagamento e ho il mio bel daffare. Ma tra questi 5 c'è anche il cliente frenetico, impaziente, agitato. Non fa a tempo a scendere le scale che, vedendomi occupato a fare addebiti sul pos, chiede al facchino di chiamargli un taxi.

Il mio collega notturno, visibilmente sconcertato, indica me. Per fargli capire che sono io, che ho la responsabilità di chiamare i taxi.

Il cliente sbuffa di un fastidio senza tempo, e il bello è che deve anche pagare il conto. Io, impegnato a spillare il cedolino pos alla ricevuta del cliente che mi ha appena pagato, mi volto e gli assicuro che il taxi sta arrivando, visto che i miei colleghi del turno pomeridiano l'avevano prenotato. Quindi lo invito ad avvicinarsi a pagare.

Ma, come recita Murphy “se qualcosa può andar male, lo farà”. Soprattutto a Firenze. Perchè il taxi, prenotato per le 4.15 non arriva! E vi lascio immaginare l'incacchiatura di costui mentre telefono immediatamente alla compagnia taxi per sapere che diamine succede. E per fortuna mi rispondono e me ne mandano un altro, perchè altre volte è successo che non solo il taxi manca assolutamente la prenotazione, ma la compagnia non risponde neanche al telefono! Ultimamente il servizio è peggiorato moltissimo.

Il nuovo taxi arriva mentre il tipo sta imprecando una serie infinita di *uck! E il tassista fa anche il sarcastico sulla fretta! Se i pensieri prendessero forma, si sarebbero istantaneamente trasformati in due mucchietti di cenere.

Quando finalmente partono tutti e posso richiudere la porta, il collega del turno si sfoga anche lui: “Ma che ca**o, sempre nervosi che chiede a me taxi! Aspetta tuo turno, che devi ancora pagare! Vaffan*ulo!”

E tralascio quel che ha detto dei tassisti.

Ma capitano tutti a me, questi clienti nervosi e questi servizi scadenti?

venerdì 13 ottobre 2023

La vita del dimostratore di giochi può essere anche colma di sorprese.

Sabato pomeriggio. Sveglia e caffè, come recita la canzone di Fantozzi, per fortuna non ho nessun tram da prendere -sia benedetto chi ha inventato lo scooter- Il mio obbiettivo è la sala delle carrozze. Per i 100 anni di Dreoni, storico negozio di giocattoli fiorentino, mi è stato chiesto di andare a far provare un po' di giochi. Il lucroso premio è una bottiglietta d’acqua e una t-shirt rossa con il logo del negozio. Posso benissimo starci. Peraltro le vetrine del negozio sono state addobbate con epici e vecchi -altrimenti detti vintage- giochi. Io ho ritrovato un vecchissimo gioco strategico della ormai defunta SPI, che comprai nel negozio 40 anni fa. Tralascio di spiegare l’ambientazione perché è tristemente attuale. Comunque è lì in vetrina.

Dicevo: arrivo verso le 15 negli ampi locali di Palazzo Medici-Riccardi e mi piazzo a uno dei tavoli. Scopo: far provare giochetti semplici a bimbetti.

In realtà le femminucce sono più interessate a farsi i braccialetti con le perline e le lettere, così che devo aiutarle a fargli il nodo al filo, e poi se ne vanno felici e sorridenti con un oggetto che finirà in un cassetto. I maschietti invece sono tutti addossati a un’enorme pista di polystil oppure al subbuteo. Già per alcuni quest’ultimo è troppo impegnativo. Molto più comodo premere il bottoncino per far correre le auto a tutta forza.

Improvvisamente però mi si presenta un tipetto che avrà 6 anni, a dire tanto. E mi chiede informazioni sui giochetti presenti.

Ovviamente poteva non scegliere quello sul calcio? Certo che no. Prende uno dei 5 mazzi. Ognuno rappresenta una squadra di calcio, fatta con gli animali. Lui prende i leoni, io gli ippopotami - mi sembrava una scelta appropriata, sono un figurino di 68 chili- Ogni giocatore sceglie una carta contemporaneamente all’avversario e la gioca. Chi ha il numero più alto avanza di uno spazio verso la porta avversaria, ma con alcune differenze -ad esempio, l’1 blocca sempre il 10 e l’11- più altre regolette, comprese alcune che valgono per il tipo di animale scelto. Si gioca fino a che non finiscono le carte, poi si rimescolano i mazzi e si gioca il secondo tempo.

Quando devo dare una dimostrazione tendo a “giocare alla meno”, cioè lasciare ampie possibilità agli avversari, in modo che, oltre a comprendere il gioco, ci si appassionino. Ma il ragazzetto è ben sveglio, prende immediata confidenza con il sistema e mi straccia, letteralmente: 3-0.

Allora, ti sei divert...”

Ti ho battuto, schiappa!”

E poi corre alla pista di automobiline.

Però, un quarto d'ora dopo, torna lì con la mamma, gli indica il gioco e lei lo riprende con il cellulare. E mi ringrazia. E magari glielo compra e passeranno qualche serata a giocare. E si appassionerà. Spero che il seme del gioco germogli.

Ma comunque non manca di riavvicinarsi e ripetere che mi ha sonoramente battuto.

Ci ho riso, perchè ha solo 6 anni. Ma confesso che ho anche pensato: piccolo *tronzetto.

Però mi ha anche ringraziato.

(*tronzetto!)

domenica 1 ottobre 2023

Il palazzo dove lavoro è la classica costruzione rinascimentale fiorentina. Mura spesse, scalinate sontuose in pietra serena, piani ammezzati.

Arriva una coppia americana che, dall’età, deve essere arrivata nel vecchio continente commentando “Certo che l’aviazione ne ha fatta di strada, ti ricordi dei fratelli Wright? Che tipi strambi, soprattutto Orville. E invece avevano ragione loro”. Entro in turno che i colleghi mi informano: sono arrivati senza averci detto che la signora è in sedia a rotelle. Può stare in piedi, ma non ne sapevamo nulla, e la loro camera è al piano di mezzo, il terzo. E non gli si poteva più assegnare altre camere, almeno per oggi. Ci si può arrivare, senza fare le scale, sono prendendo il montacarichi perché l’ascensore porta o al secondo o al quarto piano e poi occorre fare delle scale per forza, il palazzo è così, è già tanto che ci si potè costruire questi, quando arrivò la tecnologia adatta, assente ai tempi dei Medici. Il montacarichi è grande abbastanza, ma stretto, la signora deve stare in piedi. Informiamo anche il facchino di notte, dovrà accompagnarla lui.

I due coniugi ottuagenari sono al bar, con due calici che, dalle dimensioni, devono contenere l’intera produzione annuale della Frescobaldi. Ogni tanto si lasciano andare a grasse risate, con lui che gli dice “I love you so much” che è proprio una bella cosa, se dopo così tanti anni si sentono ancora innamorati e felici di stare insieme, anche se non dobbiamo mai sottovalutare il potere supremo di un liquido con 90% di Sangiovese, 5% di Trebbiano, 5% di Merlot e invecchiamento in barrique. La signora mi vede, al bancone, e mi fa cenno di avvicinarmi. Mi apostrofa con un “ma che bel ragazzo” (What an handsome boy) che dall’alto dei miei 53 anni fa anche piacere, visto che quando sono nato probabilmente era già in pensione. Mi vuole abbracciare, e mi sembra di tornare a quando avevo ancora le mie nonne Ines e Anna, con le loro grinze e i loro sorrisi, ma senza l’alcool.

Quando finalmente i due decidono di andare a dormire, chiamo il facchino che aiuti la signora. Che è gentile ed entusiasta di tale aiuto da parte di questi giovanotti baldanzosi che la prendono sotto le spalle e l’adagiano sulla carrozzina, mentre il marito le dice premuroso che l’aspetta in camera.

Solo che, mentre sono lì al bancone a continuare il mio lavoro notturno, mi vedo riapparire il collega con la carrozzina e la signora che non è più tanto gentile e sbraita, nella sua lingua, cose incomprensibili ma non proprio gentili come quelle usate mentre era sul divano del bar a sorseggiare il vino. Che lei, nel montacarichi, non ci vuole proprio entrare, benchè l’abbia già usato nel pomeriggio, quando aveva preso possesso della camera.

Non mi rimane che chiamare in camera il marito, che accorre per calmare la mogliera e convincerla che, se vuoi dormire, deve entrare nel montacarichi, honey. E finalmente la finisce di sbraitare e viene accompagnata su.

Mission accomplished, ma la prossima volta meno Chianti, per favore. E magari scrivete prima, della carrozzina, così vi s’assegna una camera a cui si arriva diretti dall’ascensore senza fare le scale.

giovedì 21 settembre 2023

Il gol del portiere della Lazio mi ha tristemente ricordato i miei vent'anni di onesto portierato di calcetto e mai che mi fosse capitata l'occasione, la gloria. 😑

Partita di campionato amatoriale aics a Cascine del Riccio, amena località poco fuori Firenze con boschi di mangrovie attorno ai campi di calcetto e temperature glaciali anche in piena estate.

Siamo in attacco. Sono appena due passi fuori dall'area.

Improvvisamente un rimpallo fa arrivare il pallone verso di me. Gli vado incontro, con decisione. Nessun attaccante avversario che mi si fa incontro, nessun compagno di squadra che si libera. Allora tento! Basta parare e basta, si carica il sinistro (al pallone sono mancino) e si prova la botta di collo pieno! Ora si va di cinismo, di ignoranza calcistica, di 150 km orari che sfondano la rete come in Holly e Benji. Roberto Carlos, non sei nessuno!

Bum! La palla sorvola la rete di protezione del campo. 

L'arbitro fa entrare una seconda palla.

A fine partita vado a farmi prestare una torcia elettrica dal custode del campo (non c'erano ancora i cellulari) per cercare il pallone nel fosso accanto, in mezzo ai rospi gracidanti. 😑

Tanta stima ma anche ferocissima invidia nei confronti di Provedel.

sabato 16 settembre 2023

Telefonata interna:

Io, con voce squillante e decisa: “Ricevimento buonasera”

Tizio, in qualcosa che si suppone, con profondo ottimismo, essere inglese: “Il ricevimento?”

Si, esatto, signor ******. Come posso aiutarla?”

A che ora è la colazione?”

Dalle 7 alle 10.30, secondo piano”

Ed è compresa nel costo della camera?”

Certamente”

Se volessimo farla in camera?”

Sul suo tavolino c’è un biglietto da riempire con l’ora a cui la vuole e quel che preferisce. Può lasciare il biglietto appeso fuori dalla porta”

“…. E… è compresa, giusto?”

Ehm… per la colazione in camera c’è un supplemento”

Ah, c’è un supplemento?”

Ehm..Si. Il nostro personale prepara un vassoio con le vostre preferenze e ve lo porta all'ora rich....”

Grazie, faremo la colazione in sala”

NON AVEVO DUBBI!

domenica 20 agosto 2023

I corsi di divinazione di Sibilla Cooman

Biff Tannen con il grande almanacco sportivo

Nosradamus che prevede sfighe imprevedibili per il pianeta

Dilettanti

Noi portieri dobbiamo essere più bravi

Noi portieri dobbiamo prevedere il futuro.

In un turno mattutino, mi si presentano al check-in madre e figlio dalla nazione che sforna meravigliosi calciatori, sanguinosissimi colpi di stato e sconfitte per tentare la conquista di remote isolette atlantiche.

La signora: è così anziana che non mi stupirei avesse visto Pedro de Mendoza in persona alla fondazione di Buenos Aires.

Il figlio: probabilmente il mediano di spinta della nazionale di rugby argentina; due metri per un quintale di maschio barbuto, il quintuplo della signora, si piazza a fianco della stessa in efficiente obbedienza della mammina e comincia le pulizie primaverili. No, non volete sapere dove.

“Abbiamo una prenotazione per una camera a due letti”

Immagino che sia così, anche se non mi stupirei di trovare madre e figlio che vogliono dormire assieme nello stesso letto. In realtà a me, prenotazione alla mano, risulta proprio matrimoniale. Una chiarissima informazione errata; ecco perchè noi portieri dovremmo prevedere il futuro. Anche una sbirciatina, ogni tanto.

Faccio finta di niente, e comincio il tetris tra le camere in assegnazione per trovargliela con due letti separati. Peraltro la camera loro assegnata, prima di scoprire che sono madre e figlio, è matrimoniale effettiva, cioè con vero materasso matrimoniale, e perciò neanche divisibile. Quindi è ovvio che devono assolutamente averne un’altra. Fosse stata divisibile e ancora da pulire, potevo avvertire la cameriera per tempo.

Riferisco quindi, ai clienti, che devono attendere perché la camera non è ancora pronta. Ma sono uno che finge male, mi sgamano subito tutti. La signora capisce che sto effettuando strane manovre sulla lista arrivi (utilizzando strumenti pericolosissimi: gomme da cancellare e matita H1).

E parte un dialogo che ha del surreale:

"Io ho chiesto una camera con due letti"

"Stia tranquilla: l'avrà"

"Ho fatto una richiesta specifica, all'agenzia"

"La sua agenzia ha toppato, ma rimedio io, nessun problema"

"Siamo madre e figlio, non possiamo dormire nello stesso letto"

"Ognuno di voi avrà il suo letto, si fidi di me"

"Mi sono ben raccomandata all'agenzia"

"Ha la fortuna di aver trovato me"

Niente affatto convinta delle mie rassicurazioni -che neanche ascoltava- estrae dalla borsa un voucher e mi mostra, ben indicato con un ditino scheletrico, l'indicazione "twin" scritta sopra. A quel punto mi viene proprio spontaneo dirlo:

"Eh, certo, è scritto qui, ma noi abbiamo ricevuto questo, come potevamo saperlo?"

E la vecchia struldbrug argentina se ne viene fuori così:

"È il vostro lavoro, mica il mio"

Si signora. È il mio lavoro, mi trabajo, e quello degli altri portieri d'albergo di questo quadrante stellare: prevedere un'informazione scritta su un voucher presente dentro alla sua borsa.

Ovviamente ho rimediato al tutto. Trovata la camera giusta, avvertito la cameriera di farla a due letti e assegnata a mamma e figlio. Non ho ricevuto neanche un grazie.

ps. immagino che, se questa preziosa e fondamentale informazione non sia mai stata prevista -anzi, divinizzata- da altri colleghe/i degli alberghi dove madre e figlio andarono a dormire nel loro giro turistico su e giù per la penisola, avranno trovato un letto matrimoniale. Non voglio neanche pensare ai problemi che avranno creato al ricevimento. Colleghe/i, è colpa vostra: non avete fatto bene il vostro lavoro.

Divinizzate, ragazzi. Divinizzate.

domenica 6 agosto 2023

Viviamo in un mondo libero.

Nessuno ci chiederà mai le ragioni per cui effettuiamo le nostre scelte. Sono nostre, personali, a volte intime, e possono essere palesi o segrete. E se qualcuno ce lo chiede, non ha il diritto a una risposta.

E però, io sono un maledetto curiosone, e le domande me le pongo.

Turno di notte.

Ci sono tre cose da fare ed una da NON fare, quando si entra in turno.

La cosa da NON fare è chiedere, al collega, come va. Perchè sappiamo già la risposta: male, perchè ho passato 8 ore di lavoro di bancone con appena una pausa bagno e due per bere dell'acqua, il resto è stato un continuo di lavoro, con clienti che arrivano, partono se era un turno di mattina, chiamate di richiesta di disponibilità, quelli che chiedono cosa c'è da vedere a Firenze e prenotare tour, ingressi agli Uffizi, ristoranti. Quindi male perchè sono stanco morto. Ma al contempo bene, perchè ora che sei arrivato te, caro collega, ti dò le consegne e me la filo a casa a warp 9.

Le tre cose da fare sono:

timbrare l'ingresso

prendere le consegne al collega che stacca

controllare disponibilità e prezzi.

Perchè prima ancora di cominciare il vero lavoro del turno, di giorno o di notte che sia, verifico la quantità di camere libere e la tariffa che abbiamo. Perchè se abbiamo molte libere, volte si abbassa, un tantino, la tariffa. Per cercare di vendere il rimanente. Un buon prezzo può invogliare chi si trova, per qualsiasi motivo, a dover passare una notte nel centro di Firenze.

Il periodo comunque aiuta: solo una camera libera, e a prezzi sostenuti. Anche un paio di gradini di tariffa in meno è comunque una cifra di tutto rispetto. Se “entra”, come si diciamo noi in questi casi, anche tolte le spese “vive” (luce, acqua, cibo delle colazioni, eccetera) c'è il suo guadagno. Tutto fieno in cascina.

E a mezzanotte, eccola che entra: prenotazione di una camera doppia, una notte. Anche per stanotte l'albergo è al completo, la ditta può essere fiera dell'ottimo lavoro svolto dai suoi dipendenti. La stampo da gestionale in 3 secondi ed eccola lì, bella come il sole, tra le mie manine. Oltretutto, dal sito internet che l'ha venduta, arriva addirittura la “carta virtuale”. Perchè la maggior parte delle volte, quando qualcuno acquista una camera su internet, ci arriva la carta di credito di costui. E tocca a noi portieri verificare che sia valida e carica del denaro necessario a pagare la camera prendendo una preautorizzazione sulla stessa. Se, come purtroppo spesso accade, la carta è farlocca o non contiene il denaro, occorre segnalarla sul sito internet, ed eventualmente cancellare la prenotazione in modo da rimettere in vendita la camera. Il sito internet queste cose non le fa, per lui la camera è venduta, e a fine mese ci presenterà il conto della commissione, se non gli diciamo noi che la carta è farlocca.

In questo caso invece no. Il cliente ha scelto una forma di pagamento diversa e, per noi portieri, splendida: ha scelto di pagare al sito internet, e il sito internet questo fa: prende il pagamento dalla carta e poi gira a noi la prenotazione con una carta di credito virtuale carica dell'importo. Quindi si può star certi che il pagamento c'è ed è garantito al 100%. Se il cliente avesse avuto la carta farlocca, il sito internet non avrebbe potuto prendere soldi, e quindi avrebbe respinto la prenotazione.

A questo punto non devo fare altro che trascrivere, sulla lista arrivi del giorno, la nuova prenotazione. Poi, semplicemente, attendere che il tipo si palesi, mi presenti il documento per la registrazione sul nostro gestionale, si ricordi che alla partenza ci deve dare la tassa di soggiorno (che il magnifico comune di Firenze ha stabilito essere di 1 fiorin... ehm... alcuni eurini) e a quel punto gli consegnerò la chiave affinchè possa salire su e dormire, lavarsi, insomma, quel che gli pare. Basta non dia fuoco alle suppellettili. E non faccia chiasso tale da svegliare i clienti delle camere accanto.

Solo che, per tutta la notte, non si presenta nessuno.

Io proseguo, come è ovvio, nel mio lavoro notturno: stampe, riepiloghi, chiusura giornaliera, sospesi, scannerizzazioni, preautorizzazioni... tutto il cucuzzaro. Ma alle 6 del mattino, a parte i colleghi del reparto colazioni e i fornitori, non è arrivato nessun cliente.

Riprendo la prenotazione tra le mani e rileggo le date: si, sono quelle giuste: arrivo ieri giorno x, partenza oggi giorno x+1. Poso la prenotazione. La riprendo. Rileggo. La ripongo. La riprendo nuovamente. Tutto bene, le date sono quelle. Non sono rimbecillito di colpo, fattore che, conoscendomi, non posso assolutamente escludere.

Ok, bando alle perplessità: ho una prenotazione con carta di credito virtuale, e tutto quel che mi sento di fare è andare di addebito. E' sempre possibile che qualcuno si presenti a reclamare la camera entro poco. E' comunque sua fino alle 12, orario del check-out. Nel frattempo, per far risparmiare tempo alla collega che mi darà il cambio, prendo il pos, digito i 16 numeri, la scadenza e l'importo. E trattandosi di una carta di credito virtuale, caricata per quell'importo esatto e preciso al centesimo, la transazione non dà nessun problema.

Alle 7 arriva la collega e, tra le altre consegne, gli spiego anche questa: prenotazione, cedolino pos e nient'altro. Ok, staremo a vedere. Il timore, palese ed evidente, è che costui abbia completamente sca**ato i giorni e prenotato ieri. Ma in realtà si presenti oggi pensando di avere una camera. Non voglio essere al posto della collega non appena costui dovesse arrivare e pretendere una camera che in realtà non ha, quasi certamente lanciandosi in strali tipo “non è colpa mia ma del sito internet” come se un sito internet potesse prendere vita e modificare le date. O, peggio ancora, che è colpa nostra. Usare internet per prenotare è bello e comodo, ma occorre saperlo fare; la gente invece ci va dentro con enorme leggerezza finendo spesso per gettare soldi. E non è mai facile ammettere di aver sbagliato e aver sprecato il proprio denaro, così cerca capri espiatori. Che, puntualmente, siamo noi portieri. Faccio i miei migliori in bocca al lupo alla povera collega mentre lei mi augura, benchè siano le 7 del mattino, la buonanotte, e filo a casa a dormire saporitamente.

Ore 22.45

Arrivo in albergo per un secondo turno di notte. Come ho detto all'inizio, non pongo nessuna domanda alla collega in turno, che noi chiamiamo signorina Rottelmeier, la quale appare stravolta come dopo un'intera giornata passata a correre dietro ad Adelaide per tutta Francoforte. Filo nel retro a timbrare, mi aggiusto la cravatta, rapida occhiata alla posta per sapere quante prenotazioni dovrò stampare stanotte (una quantità industriale, come sempre in alta stagione) e quindi vado al banco a farmi dare le consegne e mandarla a casa. Poco prima che se ne vada a godersi il meritato riposo, una rapida domanda sulla misteriosa prenotazione della sera prima:

-Si, ho capito di cosa parli. No, non si è visto nessuno. La collega del giorno, alle 12, ha emesso la ricevuta come “no show”. Un mistero-

E così è rimasta, appunto, la strana questione di sapere perchè qualcuno, su questo pianeta, si sia preso la briga di spendere tempo e soldi per prenotare una camera e un servizio di cui mai usufruirà.

Lo so, voi potete giustamente farmi la ramanzina alla senatore Razzi: “fatti li ca**i tui!” in puro accento abruzzese, ma come ho detto all'inizio, sono un maledetto curiosone. Così ho estrapolato alcune ipotesi:

-il cliente ha sbagliato le date. Magari si presenta nei prossimi giorni, od il mese prossimo, seriamente convinto di aver fatto giusto. Come ho detto prima, spero di non essere presente quando ciò accadrà;

-il cliente è convinto di aver prenotato presso un'altra struttura con il nostro stesso nome ma in una località diversa. Esistono, ho controllato. Sito internet gli fa apparire noi invece che l'Hotel ***** di Milano, o Canicattì, ma quello se n'è fregato di controllare attentamente ed è andato avanti nella prenotazione per poi presentarsi nella struttura adducendo che “ho una prenotazione”, e darsi all'ira più invereconda quando il collega di tale struttura gli riferisce che “ma, veramente, qui non risulta nessuna prenotazione a suo nome”. Ovvio. Ha prenotato dove sono io, non dove sei te. Caro collega, ti ho nel cuore ma....

-il cliente ha prenotato da noi ma poi, quando ha voluto verificare le indicazioni stradali per raggiungerci, ha cliccato sul quartiere di Firenze in cui ci troviamo: San Lorenzo. Il problema è che google è tarato da fare schifo e se fai così, lui ti manda a Borgo San Lorenzo, omonimo comune del Mugello, una trentina di chilometri da Firenze. Una volta successe ad un cinese che aveva prenotato da noi: mi chiamò investendomi di improperi che imbrogliavamo, scrivendo sul sito che eravamo a Firenze ma in realtà stavamo altrove. Mi ci volle un monte di pazienza per farglielo capire mentre me ne diceva di tutti i colori che, se la cittadinanza dovesse basarsi sulla quantità di parolacce che si conoscono, come minimo lo facevano presidente della Repubblica. Realizzò solo quando fu davanti a me e gli feci vedere che era google a sbagliare. Non se ne capacitava. Quindi anche l'autore della prenotazione potrebbe essersi sbagliato, aver cliccato sul quartiere e seguito pidessiquamente le indicazioni andando fino in Mugello. Ipotesi difficile, visto che, almeno un paio di domande, mentre viaggiava verso l'uscita di Barberino, dovrebbe essersele poste. Poteva telefonarmi, visto che il numero dell'albergo, una volta prenotato, appare in tutto il suo splendore. Ma forse era un tipo particolarmente timido. O particolarmente convinto delle certezze di google. Spero che la visita di Borgo San Lorenzo by night sia stata interessante.

-E' uno a cui non interessa sprecare soldi. Può essere. Può essere benissimo. Ci sono stati alcuni concerti, alle Cascine, di gruppi musicali abbastanza noti. Forse costui è andato lì a godersi la serata musicale e ha pensato “faccio tardi, non ci sono treni per il ritorno a casa, prenoto in albergo e dormo, domani mattina torno”. Poi, finito il concerto, passa dalla stazione e vede che, anche all'una di notte, un treno c'è. E lo prende al volo. E pazienza per la prenotazione. Io, ormai che c'ero, avrei sfruttato i soldi spesi e passato la notte in albergo.

-l'ipotesi peggiore: il tipo conosce una tipa. Sembra simpatica, sbarazzina, socievole. Sembra starci. Prende il telefono e prenota. Dai, andiamo a passare la serata in albergo. Ci divertiamo. E invece lei, all'ultimo momento, si tira indietro. Lui si incacchia e se ne torna a casa, furioso per aver gettato i soldi. Per aver frainteso, o aver creduto, che lei fosse disponibile a una notte di passione.

Ma alla fin fine, qualsiasi sia la motivazione, costui ha pagato. Pagato per un servizio di cui non ha mai usufruito (a meno che non abbia una DeLorean con flusso canalizzatore) e quindi ci ha dato soldi gratis. Che serviranno per il fatturato dell'azienda e i nostri mutui.

l'unica cosa che mi sento di dirgli è “Addio. E grazie di tutto il pesce”.

mercoledì 26 luglio 2023

Verso mezzanotte rientra, in albergo, una coppia di mezza età. Lui, faccione bonario, sorridente e la serenità di chi ha avuto tutto . Lei, aspetto duro, accigliato, assolutamente inattaccabile di chi sa cosa volere, cosa pretendere.

Parlano uno strano inglese, ma riusciamo a capirci bene. La signora, totale padrona del campo, mi pone tal questione:

-Tra due giorni partiamo verso Como. Lui pensava di visitare Pisa. E’ nella stessa direzione di Como?- E indica, in maniera palese, il marito.

Chiaramente, la domanda mi lascia alquanto interdetto:

-Ehm… signora, no-

-No?-

-No, mi spiace. Como è a nord, sono più di 300 chilometri. Pisa è a est, circa 80 da Firenze. Con che mezzo ci andate?-

-In treno- Afferma lei dopo aver assorbito la botta.

-Quindi un treno veloce da Firenze a Milano-

-Ma non facciamo in tempo a visitare Pisa, prima di partire per Como?-

-A che ora avete il treno?-

Lei rimane un momento silenziosa, mentre le labbra di lui si increspano leggermente.

-Alle 8 e mezza di mattina-

Vorrei coprirmi la faccia con il palmo della mano. Resisto.

-Vede signora, per andare nelle grandi città c’è un treno veramente veloce, ma per collegare le più piccole, i treni viaggiano a velocità un po' più basse. Un’ora almeno di vuole, per andare-

Posso sentire un evidente “crash” provenire dalla sua testa.

-E quindi anche per tornare?-

-Già-

Silenzio. Bocca leggermente aperta dalla sorpresa. Lui invece, ha gli angoli delle labbra decisamente rivolti verso l’alto.

Poi lei riparte:

-Domani pensavamo di andare al [ODCC, outlet di cose costosissime], non è nella stessa direzione di Pisa?-

Non posso non notare l'uso della prima persona plurale, quando invece è una lampante prima persona singolare.

-Mi spiace, no. Pisa è a ovest, verso il mare, ODCC a sud-est-

-Si può fare, in un giorno?-

-Se partite presto si, ma dovete comunque tornare a Firenze-

Ancora silenzio; lei punta gli occhi su di lui, nota l’increspatura delle sue labbra e una lingua di fuoco parte dai suoi occhi a incenerirlo.

A quel punto decido di partire in quarta.

-Signora, lo shopping lo può fare ogni giorno. Gli oggetti si comprano anche a casa, gli outlet si trovano ovunque, sul pianeta. La Torre no. La Torre è solo lì, non esiste niente del genere da nessun’altra parte-

Lei tentenna. Barcolla sotto i diretti che gli ho appena inferto.

Lui è in procinto di aprire le braccia, stringermi maschiamente e piangermi sulla spalla. Di felicità.

Lei abbozza una difesa patetica, come mettere quella del Pizzighettone contro l’attacco Brasiliano del 1970:

-Però occorre pagare un biglietto?-

-Solo se volete salire in cima alla Torre. Io mi sono sempre rifiutato, ma vi assicuro che anche vederla da fuori è qualcosa di strabiliante. Veramente, si guarda e ci si domanda: “Ma come fa a stare su?”-

-Per l’inclinazione!- Dice lui, ormai completamente preso dall’entusiasmo e dalla gioia.

-Esatto! È qualcosa di…. Incredibile. Stupefacente- Ripeto più volte il termine “amazing”, ormai sono lanciatissimo.

Lei rimane in silenzio a osservare il marito, che sta letteralmente lievitando a mezzo metro da terra.

-Comunque, se volessimo andare al ODCC, non avremmo bisogno di tornare in albergo, giusto? Il bus è accanto alla stazione-

-È così, signora. Ma se dovete scegliere, la Torre di Pisa è la priorità assoluta-

Ancora silenzio, sta rimuginando sulla giornata di domani e calcolando le tempistiche dei vari trasferimenti per vedere l’incredibile monumento e successivamente svuotarsi la carta di credito per acquistare borsette. Lui invece sta mentalmente plasmando una statua. A mia immagine e somiglianza, da piazzare lì, al bancone. Poi salutano e salgono in camera.

A Livorno hanno perso il conto dei daspo che mi hanno affibbiato, ma non posso non decantare le lodi di cotanta meraviglia, ogni volta che mi capita di parlarne con i turisti.

Dico bene?

venerdì 21 luglio 2023

Sono sempre più convinto che noi italiani non sappiamo mangiare.

Possiamo farci vanto della nostra dieta mediterranea e dichiarare guerra a chi mette l’ananas sulla pizza, ma se non sappiamo regolarci e capire i nostri limiti, saremo sempre un popolo che, anche nelle scelte culinarie, potremmo fare molto di più ma ci limitiamo alla semplice sufficienza. Il 6 meno meno. Come in qualsiasi altro campo.

Vicino casa c’è un bar, dove ogni tanto mi reco per un caffè e due chiacchiere con la barista. È spazioso e ha due sale con tavoli per la pausa pranzo, perché ha anche la cucina dove preparano un paio di primi, altrettanti secondi e contorni. Molte persone che lavorano nei dintorni vanno a pranzare lì. Peraltro ci lavora, ogni tanto, una ragazzetta che conosco bene.

C’è un tipo che si limita a prendere solo la pasta al pomodoro, classica, senza tanti fronzoli e orpelli. Ma quel giorno c’è anche l’amatriciana. Preso dalla fame atavica e probabilmente suggestionato dalla tradizione culinaria dell’Italia centrale, opta per questo piatto. Consuma, paga, esce.

La ragazzetta va al tavolo per sparecchiare e rimane interdetta. Poi mi mostra il motivo: il tipo ha mangiato la pasta e la salsa, ma ha lasciato, sul bordo del piatto, i pezzi di carne. Tutti.

Devo aggiungere altro?

sabato 8 luglio 2023

"Tutti vogliono viaggiare in prima" (cit.)

Sono finito, per caso, in una polemica sul fatto che spesso, negli alberghi, i letti non sono con il materasso matrimoniale effettivo, ma con due singoli accoppiati. In particolare c’era chi si lamentava che questi due materassi sono uniti solo dal lenzuolo e che, spostandosi mentre si dorme, si finisca nel “solco”. Poi c’era chi polemizzava ferocemente che “se non c’hai il letto matrimoniale non lo devi neanche aprire, un albergo”. Classica affermazione da chi, questo mestiere, non l’ha mai fatto. Perché in Italia chi non sa le cose, le insegna.

Cominciamo a dare alcune spiegazioni:

Le camere con i letti matrimoniali effettivi sono circa un 30 %, in ogni struttura alberghiera. Spesso lo è il solo materasso, mentre le reti sono comunque singole, anche se non è affatto detto. Il restante sono letti separati ma unibili.

Si tratta di una questione di praticità. Ci sono giorni in cui siamo bombardati di richieste per camere con letti separati, ad esempio nei congressi. I congressisti, per risparmiare, prenotano una doppia con letti separati, così dividono la spesa e hanno ognuno il loro lettino singolo. Poi ci sono giornate, come i fine settimana, dove c’è un’elevata richiesta di letti matrimoniali. Perché la città si riempie di coppie in romantica gita fiorentina -ah, l’amour. E anche qualcos’altro-

In questi casi il problema si risolve facilmente mettendo, sopra i due materassi singoli, un “topper”, cioè un materasso matrimoniale sottile. Anche qui è una questione di praticità: ci sono giorni dove bisogna fare, o disfare, parecchie camere matrimoniali, molte più di quel 30% effettive che ha una struttura alberghiera. Fai il matrimoniale, fai i due letti, direbbe il maestro Miyagi. Il trasporto di veri materassi matrimoniali è impossibile -a meno che non siate convinti che i facchini degli alberghi siano tutti come Schwarznegger in “Commando”, che porta un tronco sulla spalla- mentre i topper si portano nelle camere in pochi minuti. Poi le cameriere provvedono a mettere i lenzuoli.

Comunque, per chi fosse problematico dormire anche in queste condizioni, consiglio di contattare la struttura dove volete soggiornare chiedendo un letto matrimoniale effettivo. Se noi addetti del settore riceviamo la richiesta con ragionevole preavviso, riusciamo a soddisfare la richiesta. 

Se poi prenotate alla pensioncina d’infima categoria, vi beccate quel che trovate. Ma almeno avete pagato poco.

Baci baci.

marce

domenica 18 giugno 2023

Hotel ***** buongiorno, sono Marcello. Come posso aiutarla?”

Hello” Voce femminile squillante inglese. Trasuda giovialità e molto ottimismo.

Hello a lei. Cosa posso fare per lei, signora?”

Sto cercando di fare una prenotazione….”

“…ok…”

“….Però non trovo disponibilità, sul vostro sito….”

“….ooook……”

“…magari lei può aiutarmiiiii?”

Per che date voleva venire, signora?”

Per il giorno xxx, quando arriviamo col nostro volo, per 4 notti”

Controllo subito”

Siamo una famiglia di 4 persone. Una camera quadrupla oppure due doppie”

Tic tic tic. Si apre la schermata della disponibilità sul gestionale, mostrando ciò che mi aspetto.

Ehm, mi spiace signora, per quella data siamo già al completo”

“…. Non avete niente?” Voce che ha decisamente perso la giovialità e l’ottimismo.

No”

.

Grazie lo stesso” Recita una voce profondamente delusa, prima di riattaccare.

A pochi giorni dal volo per la nostra e giusta meritata vacanza, mettiamoci d'impegno a cercare una quadrupla -o due camere doppie- in altissima stagione. In una delle mete più ricercate della penisola italica

Cosa mai potrà andare storto?

venerdì 2 giugno 2023

Accadde qualche anno fa.

Farsi un sabato 15-23 e la domenica 7-15 con il ponte del 2 Giugno e la corsa delle moto al Mugello -il 2 cadeva di domenica, quell’anno- è come andare a fare un picnic con Hannibal Lecter, e scoprire che lui ha portato solo il Chianti.

Un paio di settimane prima di quel fine settimana arrivò una telefonata. Ero in turno e risposi:

-Hotel xxxxxx sono marcello come posso aiutarla?

-Buonasera, avete una camera doppia per la notte del 1 Giugno?

Detti le informazioni al tipo, che comunque non prenotò perchè cercava posti più economici. Ma ormai ero in modalità ufficio informazioni, e partì con questa richiesta:

-Quanto costa un taxi da Firenze all'autodromo?

-Beh.... calcolando che il costo è circa 120 € fino all'outlet di Barberino, e l'autodromo un pò in là, verrà sui 200 €, a stare largo.

-Ehhhhh, così tanto? Mi compro un taxi compresa la licenza, eh!

-Lo capisco, ma tenga conto che è un giorno particolare, vorranno andare tutti alla corsa...

-Ma dice? Ma ci sarà così tanta gente? Io non credo, via!

E chiuse la comunicazione.

Il 50% dei clienti dell'albergo, quella domenica del 2, partì alle 8 per essere all'autodromo presto. Un delirio di prima mattina. Poi arrivò la calma, ma per un'ora fu un massacro di check-out.

Poi dal tg regionale, la sera a cena, dissero: 150 mila persone all'autodromo.

Caro amico: sappi che ti pensai.

Con invidia.

Del tuo ottimismo.