Verso mezzanotte rientra, in albergo, una coppia di mezza età. Lui, faccione bonario, sorridente e la serenità di chi ha avuto tutto . Lei, aspetto duro, accigliato, assolutamente inattaccabile di chi sa cosa volere, cosa pretendere.
Parlano uno strano inglese, ma riusciamo a capirci bene. La signora, totale padrona del campo, mi pone tal questione:
-Tra due giorni partiamo verso Como. Lui pensava di visitare Pisa. E’ nella stessa direzione di Como?- E indica, in maniera palese, il marito.
Chiaramente, la domanda mi lascia alquanto interdetto:
-Ehm… signora, no-
-No?-
-No, mi spiace. Como è a nord, sono più di 300 chilometri. Pisa è a est, circa 80 da Firenze. Con che mezzo ci andate?-
-In treno- Afferma lei dopo aver assorbito la botta.
-Quindi un treno veloce da Firenze a Milano-
-Ma non facciamo in tempo a visitare Pisa, prima di partire per Como?-
-A che ora avete il treno?-
Lei rimane un momento silenziosa, mentre le labbra di lui si increspano leggermente.
-Alle 8 e mezza di mattina-
Vorrei coprirmi la faccia con il palmo della mano. Resisto.
-Vede signora, per andare nelle grandi città c’è un treno veramente veloce, ma per collegare le più piccole, i treni viaggiano a velocità un po' più basse. Un’ora almeno di vuole, per andare-
Posso sentire un evidente “crash” provenire dalla sua testa.
-E quindi anche per tornare?-
-Già-
Silenzio. Bocca leggermente aperta dalla sorpresa. Lui invece, ha gli angoli delle labbra decisamente rivolti verso l’alto.
Poi lei riparte:
-Domani pensavamo di andare al [ODCC, outlet di cose costosissime], non è nella stessa direzione di Pisa?-
Non posso non notare l'uso della prima persona plurale, quando invece è una lampante prima persona singolare.
-Mi spiace, no. Pisa è a ovest, verso il mare, ODCC a sud-est-
-Si può fare, in un giorno?-
-Se partite presto si, ma dovete comunque tornare a Firenze-
Ancora silenzio; lei punta gli occhi su di lui, nota l’increspatura delle sue labbra e una lingua di fuoco parte dai suoi occhi a incenerirlo.
A quel punto decido di partire in quarta.
-Signora, lo shopping lo può fare ogni giorno. Gli oggetti si comprano anche a casa, gli outlet si trovano ovunque, sul pianeta. La Torre no. La Torre è solo lì, non esiste niente del genere da nessun’altra parte-
Lei tentenna. Barcolla sotto i diretti che gli ho appena inferto.
Lui è in procinto di aprire le braccia, stringermi maschiamente e piangermi sulla spalla. Di felicità.
Lei abbozza una difesa patetica, come mettere quella del Pizzighettone contro l’attacco Brasiliano del 1970:
-Però occorre pagare un biglietto?-
-Solo se volete salire in cima alla Torre. Io mi sono sempre rifiutato, ma vi assicuro che anche vederla da fuori è qualcosa di strabiliante. Veramente, si guarda e ci si domanda: “Ma come fa a stare su?”-
-Per l’inclinazione!- Dice lui, ormai completamente preso dall’entusiasmo e dalla gioia.
-Esatto! È qualcosa di…. Incredibile. Stupefacente- Ripeto più volte il termine “amazing”, ormai sono lanciatissimo.
Lei rimane in silenzio a osservare il marito, che sta letteralmente lievitando a mezzo metro da terra.
-Comunque, se volessimo andare al ODCC, non avremmo bisogno di tornare in albergo, giusto? Il bus è accanto alla stazione-
-È così, signora. Ma se dovete scegliere, la Torre di Pisa è la priorità assoluta-
Ancora silenzio, sta rimuginando sulla giornata di domani e calcolando le tempistiche dei vari trasferimenti per vedere l’incredibile monumento e successivamente svuotarsi la carta di credito per acquistare borsette. Lui invece sta mentalmente plasmando una statua. A mia immagine e somiglianza, da piazzare lì, al bancone. Poi salutano e salgono in camera.
A Livorno hanno perso il conto dei daspo che mi hanno affibbiato, ma non posso non decantare le lodi di cotanta meraviglia, ogni volta che mi capita di parlarne con i turisti.
Dico bene?
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