Sono sempre più convinto che noi italiani non sappiamo mangiare.
Possiamo farci vanto della nostra dieta mediterranea e dichiarare guerra a chi mette l’ananas sulla pizza, ma se non sappiamo regolarci e capire i nostri limiti, saremo sempre un popolo che, anche nelle scelte culinarie, potremmo fare molto di più ma ci limitiamo alla semplice sufficienza. Il 6 meno meno. Come in qualsiasi altro campo.
Vicino casa c’è un bar, dove ogni tanto mi reco per un caffè e due chiacchiere con la barista. È spazioso e ha due sale con tavoli per la pausa pranzo, perché ha anche la cucina dove preparano un paio di primi, altrettanti secondi e contorni. Molte persone che lavorano nei dintorni vanno a pranzare lì. Peraltro ci lavora, ogni tanto, una ragazzetta che conosco bene.
C’è un tipo che si limita a prendere solo la pasta al pomodoro, classica, senza tanti fronzoli e orpelli. Ma quel giorno c’è anche l’amatriciana. Preso dalla fame atavica e probabilmente suggestionato dalla tradizione culinaria dell’Italia centrale, opta per questo piatto. Consuma, paga, esce.
La ragazzetta va al tavolo per sparecchiare e rimane interdetta. Poi mi mostra il motivo: il tipo ha mangiato la pasta e la salsa, ma ha lasciato, sul bordo del piatto, i pezzi di carne. Tutti.
Devo aggiungere altro?
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