Le strade di Firenze sono piccole e strette, frutto di un periodo durante il quale non esistevano le automobili e chi non poteva permettersi il cavallo andava a piedi. Per questo motivo il trasporto delle merci risulta problematico, ancora di più se si tratta di materiale voluminoso e pesante. Tanto per crearci ulteriori problemi, noi fiorentini le strade le abbiamo pure lastricate con le pietre; e ce le teniamo perché ci piacciono pure, il catrame proprio non ci garba. Salvo poi lamentarci. Siamo strani forte.
La via dove si affaccia l’ingresso merci è, appunto,
stretta e lastricata. Magari si potrebbe obiettare che il lastricato potrebbe
essere rimesso a nuovo, ma per ora c’è questo: un po' sconnesso. A passarci con
auto e furgoni succede, le pietre si smuovono.
Quando arriva un fornitore, ad esempio quello di latte
e yogurt, o i croissant, parcheggia nella piazza antistante e porta la merce a
mano o con un piccolo carrello. Sono venti metri per arrivare all’ingresso
fornitori. Ma per certe merci non si può fare.
La lavanderia degli alberghi arriva sempre a notte
fonda. O, se preferite, la mattina molto presto.
I sacchi della lavanderia, che contengano roba sporca
da caricare sul furgone o pulita da portare dentro l’albergo, pesano come
macigni. Per questo motivo si caricano su grandi carrelli, alti quanto un James
LeBront, da spingere. Ma quei venti metri dalla piazza all’ingresso apposito
per le merci, sulla strada lastricata di pietre sconnesse, sono impossibili da
fare. I furgoni della lavanderia, tutti, parcheggiano davanti all’ingresso
fornitori. Qualsiasi sia la struttura ricettiva da servire.
Va da sé, occupano tutta la strada.
Per questo motivo tale trasporto avviene alle 4 o 5
del mattino, per non creare troppo disagio. È così, non ci si può fare niente.
I tassisti lo sanno, si affacciano cautamente e, se notano il camion, prendono
la parallela, sono pochi metri.
Poi capitano TdC assurde che creano la polemica
futile.
Arrivato il furgone, chiamo il collega -qui dove
lavoro c’è anche il facchino notturno- affinché vada ad aiutarlo. Lui apre la
grande porta dell’ingresso fornitori e gli spinge fuori i carrelli con lo
sporco, l’autista abbassa il pianale e scarica i carrelli con il pulito.
In quel momento arriva questo genio del male, in
scooter, che si piazza dietro al furgone. E fa partire la polemica che
occupiamo la strada.
Ovviamente, sentendo questo pazzerello sbraitare e,
per contro, anche il mio collega e il lavandaio, apro l’ingresso principale e
accorro. E ho subito il mio bel daffare perché il tipo s’è messo a riprendere
con il cellulare e l’autista cerca di prenderglielo con la forza. Insomma,
stava per nascerci una colluttazione, ma mi interpongo subito:
«Vai via, te!» dico all’autista, poi mi rivolgo al
folle «Guarda, riprendi me, piuttosto»
«Io sono un giornalista, dimmi che albergo è questo!»
«Il millantato credito è un reato penale, non credo
proprio che tu abbia il tesserino di giornalista. Comunque è scritto
sull’ingresso»
«Io sono veramente un giornalista e ora questo camion
deve sparire!»
«E i sacchi della lavanderia come li portano dentro?
Con la bacchetta di Harry Potter?»
«Ah, questo non mi riguarda, problema vostro!»
«Tipico, a trovare i problemi sono bravi tutti, le
soluzioni le lasciamo a qualcun altro!»
«Io devo passare, Basta con questa dittatura degli
alberghi! Non è possibile che venga bloccata tutta una strada!»
«Non ci si può fare niente, le strade qui sono fatte
in questo modo. Dove vive? Su Marte?»
«Io sono di Firenze!»
«Pure io, e quindi? E comunque sono le 4 del mattino,
eh! Mica c’è tutto questo traffico, su! Può passare dalla parallela»
Adesso la sua voce si fa piccola: «Ma in piazza ci
sono i vigili, non posso fare il senso unico» In effetti, nella piazza, c’è una
macchina dei vigili ferma con i militi all’esterno. Che avrebbero anche udito e
visto la nostra concitazione, ma si guardano bene dall’intervenire.
«Sono solo venti metri, lo sanno che a quest’ora viene
la lavanderia, essù!»
«Comunque non va affatto bene che blocchiate la strada
e…»
«Senta, io faccio il portiere di notte. Ho delle
disposizioni e mi attengo. Vada a parlare coi vigili oppure, visto che Palazzo
Vecchio è qui a due passi, aspetta che apra e va dentro a parlare con qualcuno.
Adesso, per favore, lasci che i loro finiscano di lavorare, grazie.
Arrivederci»
Torno verso l’ingresso principale e rientro dentro.
Dopo qualche minuto il pazzo si rende conto che è inutile stare ad aspettare,
quindi rimonta sullo scooter, torna indietro e prende un’altra strada.
Però che piaga, questi fiorentini rancorosi che girano
per la città alle 4 del mattino. Non mi stupisce che l’Alighieri li abbia messi
tutti nel V cerchio, immersi nello Stige.
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