L’albergo è un luogo di lavoro strano: ci sono momenti dove non si vedono persone per parecchio tempo poi, di punto in bianco, richieste su richieste.
Entro in turno alle 23. In realtà arrivo sempre mezz’ora prima per
prendere le consegne con comodo e dare il tempo ai colleghi di cambiarsi e
filare a casa.
La situazione sembra molto tranquilla. Manca un arrivo e c’è una
partenza la mattina presto con tanto di cestini colazione per i clienti.
Inizio quindi il mio lavoro con le stampe e i controlli soliti mentre
dal bar arriva il chiacchiericcio soffuso delle persone intente a sorseggiare
cocktail vari. Ma verso la mezzanotte parte il finimondo:
a) Una camera che telefona e chiede spazzolino e dentifricio. Chiamo
quindi il mio collega, fiero cittadino della Valacchia, affinché porti questo
oggetto;
b) altra telefonata da un’altra camera, stavolta mi chiedono teli
aggiuntivi; ancora una chiamata al facchino, che ormai porta con sé lo stesso
sguardo duro e arcigno di un terzino dello Steaua che deve marcare il
fuoriclasse del Real;
c) l’ultimo arrivo, coppia russa giovane e simpatica, a cui faccio un
check-in abbastanza rapido perché sembrano piuttosto stanchi. Nel frattempo che
sono a parlare con loro:
d) altra chiamata interna ma stavolta sul telefono del bar. Poiché i
colleghi hanno chiuso -il bar chiude a mezzanotte- e io sono alle prese con il
check-in, non posso andare a rispondere. Dopo un po' smettono. La coppia russa
sale nell’ascensore e in quel momento, chiamano di nuovo; devo farmi di corsa
tutta la hall per correre verso il bar, ma non faccio in tempo: riattaccano.
Torno al bancone e, finalmente, chiamano qui:
«Buonasera. Al bar non risponde nessuno!»
«Buonasera a lei. Mi spiace, ma il bar ora è chiuso e non ho fatto in
tempo a rispondere. Può chiedere a me.»
«Ah… ecco, vorrei le lasagne. E una birra.»
«…Ehr… ma certo signore, nessun problema. Un quarto d’ora e le portiamo
in camera tutto.»
«Grazie mille.»
Tremo già al vedere l’espressione del mio collega, probabilmente la
stessa di un membro della Securitade. Ma il servizio h24 va garantito. Vado al
bar, entro in cucina, apro il congelatore, afferro una confezione di lasagne e lo
metto nel microonde, vai a tutta potenza. Poi preparo anche il vassoio, la
birra, posate, piatto e il buono da far firmare al cliente per l’addebito.
Quindi chiamo il collega e gli riferisco la notizia. Lui scende, impiatta e
porta su.
e) Mentre il facchino sta salendo, arriva una nuova chiamata: è la
coppia giovane arrivata poco prima. Loro chiedono: lasagne, melanzane alla
parmigiana e zuppa di verdure. Prendo nota ed eseguo la stessa procedura
precedente, riempiendo di roba congelata il microonde. Non appena il facchino
ridiscende con il buono firmato dal cliente, gli comunico di questa altra
comanda. L’espressione? La stessa di un cavaliere del conte Vlad prima di una
carica: nessun prigioniero e le teste dei giannizzeri turchi appese alla sella
del cavallo.
Però mi ringrazia per il supporto. Deve solo impiattare e portare su.
f) appena finito tutto questo bailamme, rientrano in albergo due signore
brasiliane; due nonnine che dovevano essere già nate quando in Brasile non era
ancora arrivato nessun pallone da calcio. Tornano con un minivan, sono state
accompagnate al concerto di Bocelli; c’è proprio una vera “industria” di questo
evento: lui canta, le persone acquistano il “tour”, con tanto di trasporto da e
per la struttura ricettiva in cui soggiornano e si guardano il tenore cantare.
E vabbè, funziona. A parte questo, una delle signore ha grande difficoltà di
movimento quindi, da vero cavaliere, mi offro di porgerle il braccio, aiutarla
a scendere dal minivan e accompagnarla dentro l’albergo. Le nonnine ringraziano
e si avviano all’ascensore. Pochi minuti e arriva un’altra telefonata al
telefono del bar. Mi fiondo nuovamente là e stavolta arrivo in tempo per
rispondere: sono proprio le due vecchiette carioca che, malgrado gli si sia
detto venti volte che devono fare un altro numero per chiamare il bancone, si
ostinano a fare l’altro. Hanno soggiornato per una settimana ma non sono
riuscite a capirlo, forse perché parlano solo portoghese. O forse l’età. O
forse volevano saggiare le capacità del portiere di correre verso il telefono
che suona, magari cronometrano.
Per fortuna la richiesta era semplice: abbassargli l’aria condizionata
perché loro non sono capaci a farlo, dal display a muro che c’è in ogni camera.
Quindi torno al bancone e, dal gestionale apposito, gli cambio il settaggio.
Poi il resto del turno è filato liscio, ma comunque c’è sempre quella
mezz’ora dove sembra che i clienti si accordino tra loro per fare le richieste
tutte assieme.
Però il gesto di galanteria si fa sempre con piacere. Anche perché non
vorrei dover essere io a richiederlo, prima o poi. C’ho una certa, eh.
Ma il concerto di Bocelli lo eviterei. Spero non me ne voglia, ma
preferisco i PTN.
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