domenica 17 agosto 2025

L’albergo è un luogo di lavoro strano: ci sono momenti dove non si vedono persone per parecchio tempo poi, di punto in bianco, richieste su richieste.

Entro in turno alle 23. In realtà arrivo sempre mezz’ora prima per prendere le consegne con comodo e dare il tempo ai colleghi di cambiarsi e filare a casa.

La situazione sembra molto tranquilla. Manca un arrivo e c’è una partenza la mattina presto con tanto di cestini colazione per i clienti.

Inizio quindi il mio lavoro con le stampe e i controlli soliti mentre dal bar arriva il chiacchiericcio soffuso delle persone intente a sorseggiare cocktail vari. Ma verso la mezzanotte parte il finimondo:

a) Una camera che telefona e chiede spazzolino e dentifricio. Chiamo quindi il mio collega, fiero cittadino della Valacchia, affinché porti questo oggetto;

b) altra telefonata da un’altra camera, stavolta mi chiedono teli aggiuntivi; ancora una chiamata al facchino, che ormai porta con sé lo stesso sguardo duro e arcigno di un terzino dello Steaua che deve marcare il fuoriclasse del Real;

c) l’ultimo arrivo, coppia russa giovane e simpatica, a cui faccio un check-in abbastanza rapido perché sembrano piuttosto stanchi. Nel frattempo che sono a parlare con loro:

d) altra chiamata interna ma stavolta sul telefono del bar. Poiché i colleghi hanno chiuso -il bar chiude a mezzanotte- e io sono alle prese con il check-in, non posso andare a rispondere. Dopo un po' smettono. La coppia russa sale nell’ascensore e in quel momento, chiamano di nuovo; devo farmi di corsa tutta la hall per correre verso il bar, ma non faccio in tempo: riattaccano. Torno al bancone e, finalmente, chiamano qui:

«Buonasera. Al bar non risponde nessuno!»

«Buonasera a lei. Mi spiace, ma il bar ora è chiuso e non ho fatto in tempo a rispondere. Può chiedere a me.»

«Ah… ecco, vorrei le lasagne. E una birra.»

«…Ehr… ma certo signore, nessun problema. Un quarto d’ora e le portiamo in camera tutto.»

«Grazie mille.»

Tremo già al vedere l’espressione del mio collega, probabilmente la stessa di un membro della Securitade. Ma il servizio h24 va garantito. Vado al bar, entro in cucina, apro il congelatore, afferro una confezione di lasagne e lo metto nel microonde, vai a tutta potenza. Poi preparo anche il vassoio, la birra, posate, piatto e il buono da far firmare al cliente per l’addebito. Quindi chiamo il collega e gli riferisco la notizia. Lui scende, impiatta e porta su.

e) Mentre il facchino sta salendo, arriva una nuova chiamata: è la coppia giovane arrivata poco prima. Loro chiedono: lasagne, melanzane alla parmigiana e zuppa di verdure. Prendo nota ed eseguo la stessa procedura precedente, riempiendo di roba congelata il microonde. Non appena il facchino ridiscende con il buono firmato dal cliente, gli comunico di questa altra comanda. L’espressione? La stessa di un cavaliere del conte Vlad prima di una carica: nessun prigioniero e le teste dei giannizzeri turchi appese alla sella del cavallo.

Però mi ringrazia per il supporto. Deve solo impiattare e portare su.

f) appena finito tutto questo bailamme, rientrano in albergo due signore brasiliane; due nonnine che dovevano essere già nate quando in Brasile non era ancora arrivato nessun pallone da calcio. Tornano con un minivan, sono state accompagnate al concerto di Bocelli; c’è proprio una vera “industria” di questo evento: lui canta, le persone acquistano il “tour”, con tanto di trasporto da e per la struttura ricettiva in cui soggiornano e si guardano il tenore cantare. E vabbè, funziona. A parte questo, una delle signore ha grande difficoltà di movimento quindi, da vero cavaliere, mi offro di porgerle il braccio, aiutarla a scendere dal minivan e accompagnarla dentro l’albergo. Le nonnine ringraziano e si avviano all’ascensore. Pochi minuti e arriva un’altra telefonata al telefono del bar. Mi fiondo nuovamente là e stavolta arrivo in tempo per rispondere: sono proprio le due vecchiette carioca che, malgrado gli si sia detto venti volte che devono fare un altro numero per chiamare il bancone, si ostinano a fare l’altro. Hanno soggiornato per una settimana ma non sono riuscite a capirlo, forse perché parlano solo portoghese. O forse l’età. O forse volevano saggiare le capacità del portiere di correre verso il telefono che suona, magari cronometrano.

Per fortuna la richiesta era semplice: abbassargli l’aria condizionata perché loro non sono capaci a farlo, dal display a muro che c’è in ogni camera. Quindi torno al bancone e, dal gestionale apposito, gli cambio il settaggio.

Poi il resto del turno è filato liscio, ma comunque c’è sempre quella mezz’ora dove sembra che i clienti si accordino tra loro per fare le richieste tutte assieme.

Però il gesto di galanteria si fa sempre con piacere. Anche perché non vorrei dover essere io a richiederlo, prima o poi. C’ho una certa, eh.

Ma il concerto di Bocelli lo eviterei. Spero non me ne voglia, ma preferisco i PTN.

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