Come canta Alice nel paese delle meraviglie “Io mi so dar buoni consigli”, ma proprio come lei ho grandi difficoltà a metterli in atto. Qualcuno di voi che legge questo modesto blog dirà “Marce, fatti li ca**i tuoi!” ma io ci sto male lo stesso. Non sono il tipo da “me ne frego”; io “mi interesso”.
Turno pomeridiano di alcuni anni fa, abbiamo in
casa una numerosa famiglia del sud-est asiatico, sono almeno otto persone e per
viaggiare comodamente lungo la penisola hanno noleggiato un minivan. Gente ben
messa economicamente, facente parte dell’élite facoltosa della propria nazione.
Si ritrovano davanti al bancone in attesa di uscire
per cena. Uno degli adulti si presenta anche per saldare il conto delle camere
e avvantaggiarsi nei tempi -e facilitare a noi il lavoro, è sempre una cosa che
apprezziamo molto- coadiuvato dalla figlia adolescente che parla inglese. Poi
la ragazza mi chiede la strada per
arrivare a Pisa, in modo da vedere la Torre pendente prima di recarsi a
Roma, la loro prossima destinazione a cui seguirà il volo di ritorno. Da
fiorentino assolutamente non campanilista gli fornisco con molto piacere le
indicazioni da mettere sul navigatore. Ringraziano e si rimettono a discutere
in attesa che altri membri dell’allegra famiglia scendano dalle camere.
A un certo punto però, la ragazza torna alla carica
con una domanda che mi perplime non poco: dove si trova questo outlet?
Riconosco bene l’immagine che lei ha sul suo
telefono. Gli spiego quindi, essendo mio dovere, la posizione di codesto luogo.
Ma a quel punto segue la richiesta d’informazione sulla distanza che intercorre
con Pisa. Che non è poca: l’outlet è nei pressi dell’autostrada, in direzione
opposta.
Sentendo approssimarsi il patatrac, ma spiego alla
ragazza che “pazienza per l’outlet. Da Pisa potete prendere questa strada che
costeggia la costa ed arrivare quindi a Roma”.
L’adolescente asiatica non dice niente. Si limita a
riferire, agli altri, le difficoltà di vedere due luoghi così distanti tra loro
prima di intraprendere il cammino verso l’Urbe. Lo fa nella loro lingua, ma
capisco che stanno decidendo cosa andare a visitare la mattina successiva, o l’una
o l’altra cosa. E quando sono finalmente tutti riuniti, la decisione è unanime:
L’outlet.
Lo so, non sono affari miei: questa famiglia aveva
prenotato delle camere e contribuito ai nostri stipendi, ma io ci sto male lo
stesso. Così tanta bellezza scartata per due pezzi di pelle incollati assieme.
Presa quindi questa scellerata -scusate, ma non
riesco proprio a vederla diversamente- scelta, se ne escono tutti insieme per
mangiare, mentre io rimango lì a rimuginare.
Con la morte nel cuore.
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