venerdì 15 aprile 2016

Certi clienti capitano quando meno te li aspetti.

Sono al banco, ho appena finito di parlare con un cliente, quando sento una vocina stridula, in una lingua sconosciuta.

Commetto il grave errore di voltarmi.

Dall’altra parte del bancone, un bimbetto di neanche 3 anni mi guarda con espressione tipica da frugoletto della sua età: timorosa di un adulto.

Non ne avrebbe nessun motivo: è pesantemente armato.

Io potrei replicare con un paio di penne o la leva punti. Poco meno di un d4 di danno, e senza tiro salvezza.

Dubito che mi capisca, ma non posso non dire la frase tipica in casi come questi:

-Al cuore Ramon. Al cuore-

Sorride. Mi parla nella sua lingua a me sconosciuta. Poi punta la sua arma.

E, come Jurij, spara.

-Ahhh, mi hai ucciso, ahhh- Un po’ di melodramma ci sta bene. Il bimbo, come i genitori ed un paio di altri clienti che passavano di lì, se la ridacchiano.

Poi vedo il padre. Olandese allampanato, occhiali da nerd, polo, calzoncini e sandalo con i calzettoni. Distante universi dai suoi connazionali del Feyenord.

Il figlio, a parte gli occhiali, era vestito uguale.

Metto un attimo da parte la questione vestiario. Era estate, e sono turisti in vacanza, per di più olandesi. Hanno diritto.

La buttò lì.

He shot the sheriff”.

Sorride, ma non dice niente. Perchè quando parlo di musica, nessuno mi capisce?



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