Sono
al banco, ho appena finito di parlare con un cliente, quando sento
una vocina stridula, in una lingua sconosciuta.
Commetto
il grave errore di voltarmi.
Dall’altra
parte del bancone, un bimbetto di neanche 3 anni mi guarda con
espressione tipica da frugoletto della sua età: timorosa di un
adulto.
Non
ne avrebbe nessun motivo: è pesantemente armato.
Io
potrei replicare con un paio di penne o la leva punti. Poco meno di
un d4 di danno, e senza tiro salvezza.
Dubito
che mi capisca, ma non posso non dire la frase tipica in casi come
questi:
-Al
cuore Ramon. Al cuore-
Sorride.
Mi parla nella sua lingua a me sconosciuta. Poi punta la sua arma.
E,
come Jurij, spara.
-Ahhh,
mi hai ucciso, ahhh- Un po’ di melodramma ci sta bene. Il bimbo,
come i genitori ed un paio di altri clienti che passavano di lì, se
la ridacchiano.
Poi
vedo il padre. Olandese allampanato, occhiali da nerd, polo,
calzoncini e sandalo con i calzettoni. Distante universi dai suoi
connazionali del Feyenord.
Il
figlio, a parte gli occhiali, era vestito uguale.
Metto
un attimo da parte la questione vestiario. Era estate, e sono turisti
in vacanza, per di più olandesi. Hanno diritto.
La
buttò lì.
“He
shot the sheriff”.
Sorride,
ma non dice niente. Perchè quando parlo di musica, nessuno mi
capisce?
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