I dialoghi in dialetto.
Il fiorentino stretto, quello dei teatri in vernacolo, quello che declamavano, con grande soddisfazione di noi indigeni di qui, i Giancattivi, quello che puoi ascoltare ogni tanto (anzi, molto spesso, aimè) se vai sugli spalti di'Franchi all'indirizzo dell'ennesimo scarpone in maglia Viola che "se t'eri bono, 'un ti si pigliava noi!".
Turno di notte, ore 3.50 del mattino.
Suonano alla porta.
Alle 3 e mezza non ci può essere che il fornitore dei sublimi, succulenti, saporiti prodotti delle colazioni. Quel prosciutto cotto dall'indimenticabile sapore di plastica ed antibiotico che, dalle 7 alle 10 del mattino, i clienti si strafogano come se non vi fosse un domani quando a casa loro un caffè e via.
Sennonchè
E' il turno di notte del sabato, ergo sono le 3.50 di domenica mattina. Chi ca**o l'hai mai visto un fornitore la domenica mattina? Ho più probabilità di trovare i liocorni della canzoncina.
Difatti non è il fornitore.
Mi si palesa di fronte, con la barba e l'espressione corrucciata di un segretario della lega in procinto di sputare veleno ovunque, manco fosse una macchina del diserbante, un trasporter. Il Jason Stahtam del terzo millennio fiorentino.
Apro l'ingresso, e lui parte subito in quarta ma, per fortuna, ridacchiando:
-Oh, tu c'hai miha dei tipi indiani, Ghiavanscivili o qualcosa del genere, ma che ne so io? Son 6 persone-
-Ho capito di chi tu parli, due triple, sono armeni-
-Si, vabbè, di quelle parti, tu m'hai 'apito. Che tu me li 'hiami?-
-Diamine-
-Senti, io intanto mi fumo una sigaretta qui sull'ingresso, che ti scoccia?-
-Per me puoi anche andare a fuoco- (no, scherzo, non gliel'ho detto. Malgrado l'espressione iniziale, non delle migliori, era un tipo sorridente. E comunque, alle 3.50 del mattino, se non si scherza un pò, si è perduti)
Chiamo le camere di questi clienti, e dopo un tempo infinito finalmente una voce cavernosa che tradisce un sonno atavico mi risponde. Gli dico che c'è l'autista per l'aeroporto, e quello mi risponde, semplicemente, con un -Yes, yes- in tono piuttosto scocciato.
Torno sull'uscio.
-M'ha risposto con una voce dall'oltretomba-
Lui ridacchia
-Eh, tanto li 'onosco, i miei polli. E chiedono i'servizio alle 'uattro e poi dormono. Ma io mi domando e diho: se sono in vahanza, mica parto alle 'uattro del mattino, no? Me la prendo 'omoda e parto i'pomeriggio-
-Certo, un paio di giorni prima, così uno torna con calma, si rilassa a casa....-
-No, sieee, il giorno prima! Poi 'hiamo i'capo e ni diho "Oh, e c'ho la cacaiola, 'un vengo"-
Ridere come non vi fosse un domani.
Il portiere e l'autista, sulla soglia dell'albergo, che chiacchierano amabilmente di "evacuazioni" ed altri discorsi di *erda, perchè un pò di leggerezza ci vuole, in attesa di passarsi di mano i clienti turisti paganti ad un'ora antelucana ma che comunque si fa perchè sono lavori, e ci sono compiti da portare a termine, mutui da pagare, figlie da alimentare.
Finchè ce n'hai stai lì, cantava qualcuno.
-Lo vuoi un caffè?-
-Sta bono, altrimenti la cacaiola la mi vien sui'serio!-
Poi l'ascensore si apre, la famigliola caucasica mi consegna le chiavi, paga la tassa di soggiorno e carica i bagagli sul mega van 7 posti tipico degli NCC (nolleggio con conducente). Prima di salire sul suo possente mezzo, l'autista si volta verso di me:
-Oggi c'ho anche da andare a Orvieto. Tu m'ha a di' te!-
E parte.
E mentre riflettevo sul fatto che noi portieri e loro autisti abbiamo in comune l'essere pronti e scattanti a qualsiasi ora del giorno e della notte, pensavo anche che "quest'idea della cacaiola non è male. Potrei riutilizzarla"
ps. che poi, in 25 anni di lavoro, al rientro dalle ferie sono sempre tornato puntualissimo in turno. Ma 'ndove voglio andare?
pps. l'è così carina, Orvieto. La mi garba un monte.
Nessun commento:
Posta un commento