giovedì 14 gennaio 2021

 25 anni fa, quando cominciai a lavorare in albergo, avevo l'idea che gli americani fossero dei cafoni ignoranti, e viaggiassero più per far valere la loro potenza monetaria e controllare i possedimenti del loro impero. Come facevano i romani con il loro.

Niente di più sbagliato. 

Dei turisti americani che viaggiano, gli idioti sono un'esigua minoranza. Coloro che vengono in Italia, e più in generale in Europa, sono persone intelligenti che hanno un grande amore per l'arte, la cultura, il buon cibo. Che non pensano minimamente a vestirsi come bufali. Fu una sorpresa molto, molto piacevole. In questo decenni ho incontrato persone che conoscevano a menadito ogni singolo dipinto degli Uffizi. Che non avevano bisogno della piantina della città perchè "veniamo qui ogni anno, siamo di casa". Turisti che non facevano problemi sulle camere, troppo piccole o con aria condizionata non a livello "tempesta invernale" come negli States perchè "Beh, siamo in Italia, non avete edifici nuovi di pacca come da noi. Però qui possiamo sentire il profumo della storia".

Ovviamente ho trovato anche i cafoni. Ma molti erano ragazzetti arrivati in Italia con il college e che, come tanti della loro età, pensavano più a fare casino che ad apprendere il Rinascimento. In questo non sono differenti da tante altre studentesche capitate dove lavoro, qualsiasi fosse la nazione da cui provenivano. 

Quindi sono rimasto a bocca aperta nel vedere una massa di bifolchi entrare nel palazzo del congresso, con alcuni deputati e poliziotti compiacenti. Non ci volevo credere. Ma com'è possibile? Eppure una delle cose che mi ha sempre emozionato tanto, quando registravo i documenti americani al pc, era quella scritta che hanno sul passaporto: "We, the people" e tutto il resto che è scritto sulla loro Costituzione.

Come sono potuti scendere così in basso?

Quindi voglio ricordare 3 esempi di turisti americani che mi hanno colpito in questi venti anni e passa di turni alberghieri:

- La signora affetta da jet-lag che passò tutto il mio turno di notte a chiacchierare dicendomi quanto amava l'Europa e la sua storia, mentre sorseggiavamo il tè (che gli offrii)

- L'afroamericano che seguiva, rassegnato, la moglie a giro per l'Italia. Un dieci minuti di chiacchiere sulla pallacanestro mentre la moglie era in camera ed era già un amicone. E mi dava il cinque quando usciva o rientrava. E la moglie che ci guardava stupefatta e a cui lui rispose "Marcello è un mio amico, ci conosciamo da tanto"

- La coppia sessantenne che si guardava continuamente negli occhi durante il check-in. E che, quando scesero dalla camera, lei disse che aveva lasciato dentro il golfino, e lui schizza su per le scale. E lei mi guarda e mi fa "40 anni che siamo sposati ed è ancora come quando ci conoscemmo". Io ero sciolto come un gelato in un deserto. E poi dicono che siamo noi italiani, i romanticoni.


Ho bisogno di tornare ad accogliere gli americani belli.

Ho bisogno di tornare dietro a un bancone, accidenti!


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