venerdì 4 febbraio 2022

Emozioni che si provano in un giovedì di camminata sull'appennino:

-Stanchezza: perchè mercoledì avevo il turno di notte ma non volevo assolutamente rinunciare all'escursione. Stacco alle 7, rientro a casa, mi scolo un barile di caffè, mi cambio con equipaggiamento da trekking, ficco una bottiglina d'acqua e qualcosa da sgranocchiare nello zainetto e via al rendez-vous con i miei soci.

-Impressione: quella che si prova a leggere miriadi di date di nascita, primi anni venti del novecento, e quelle di morte, tutte del '44 e '45. La nostra escursione -preparata con apposita applicazione- era un anello di 18 chilometri partendo dal passo della Futa e visto che partivamo da lì, abbiamo visitato il sacrario miltare germanico. Da appassionati di wargame, siamo sempre molto sensibili ai cimiteri militari, dove riposano migliaia di ragazzi morti giovanissimi e riflettiamo sulla nostra grande fortuna, che alla guerra ci giochiamo con pedine, dadi e regolamenti complessi.

-Emozione: quella che proviamo sempre quando camminiamo per i sentieri del bosco, dove gli unici rumori sono dei leggeri ansimi, il suono dei bastoni che toccano il terreno, foglie secche calpestate e anche quella poca neve rimasta quando ci camminiamo sopra, che fa un suono bellissimo; in realtà, dove eravamo, si sentiva anche il lontano frastuono dei tir che corrono sull'A1; e poi siamo dei gran chiacchieroni, ma ci sono anche momenti in cui stiamo zitti e ci godiamo questi suoni.

-Dolore: quello intensissimo che ho provato quando, per non mettere il piede nel fango, l'ho posato su una lastra di ghiaccio. Risultato: piede che scivola e tempia laterale destra che impatta sul lastrone. Perchè anche le apposite scarpe da trekking non possono niente, contro il perfido ghiaccio. Non ho perso i sensi, ma un paio di secondi di buio si, oltre al dolore non indifferente.

-Premura: quella dei miei amici, che si sono prodigati, per quanto potevano, adagiandomi in un punto asciutto al sole e coprendomi di giacchetti. Dopo una mezz'ora sono riuscito a rialzarmi e, camminando piano piano, arrivare a un agriturismo lì vicino, dove sono stati gentilissimi a permetterci di entrare e stare al caldo. Nel frattempo uno dei miei soci era tornato di corsa indietro per recuperare l'auto e poi venire a prenderci.

-Ilarità: quando uno dei miei soci ha chiamato un altro amico, dottore, per chiedergli dove era meglio che mi portassero al pronto soccorso o al CTO, l'altro è rimasto interdetto perchè "Come sarebbe a dire che Marcello è andato in escursione? Si muove a malapena" perchè questo amico ha il padre che si chiama come me e cammina con l'ausilio di un bastone. Chiarito l'equivoco, ci abbiamo riso mezz'ora. E mi doleva tutto, ridendo.

-Noia: quella che si ha mentre si aspetta, al pronto soccorso. Perchè ti fanno aspettare tanto. Nessuna polemica, ma certe attese, lì sulle seggioline metalliche del corridoio, aspettando di sentire il proprio cognome urlato dall'infermiera, è tremendo, una pena infernale.

-Professionalità: quella del medico che mi ha visitato una prima volta, per verificare che non avessi niente di rotto, e delle dottoresse che mi hanno adagiato sul lettino della TAC. Bravi, competenti, precisi. 

-Sollievo: perchè la TAC non ha riportato lesioni alla materia cerebrale. Si, siete autorizzati a fare battutacce.

-Ostinazione: perchè non m'è andata giù, di aver interrotto l'escursione a poco più di un terzo. Va rifatta assolutamente.

Ma dopo il disgelo.

2 commenti:

  1. eh pero' che sfiga: tutto bene ora ?
    Io invece in quei giorni ho fatto l'anello di santa brigida...

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    1. Tutto bene, grazie 😊

      Bellissimo quel percorso 💜

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