Non è una cosa facile, da spiegare. Si rischiano critiche immense, me ne rendo conto. Ma sono eventi che capitano, a lavorare di notte. E quando ci si trova di fronte a certi fatti, certi eventi, certe persone, non si sa mai come comportarsi, come reagire. Ci si perplime, e spesso l’atteggiamento non è dei più consoni.
Verso le 2, qualcuno cerca di entrare, sbatacchiando le porte chiuse a chiave. Accorro, giro la chiave e apro.
Mi trovo davanti un senzatetto. Un “barbone”, per usare un termine politicamente scorretto.
Avendo subito, in passato, aggressioni, ho sempre un gran timore di chi è abbigliato “male in arnese”, come direbbero su Feudalesimo e Libertà. Costui ha dei vestiti raccattati direttamente da una discarica e che l’ultima volta che sono stati sottoposti a lavaggio c’erano ancora le lire.
Mi supplica di farlo entrare a dormire, ma dovrebbe essere palese che posso rispondere solo con un no. Tutti si prendono un no, se chiedono di entrare nottetempo in un albergo, perché non bisogna fidarsi di nessuno. Mai.
Come gli dico che non può entrare, lui alza la voce. E questo mi spaventa. Non vorrà mica tentare di entrare con la forza? Non avrebbe molti problemi, la mia capacità di resistenza è particolarmente bassa, mi stendono le figlie e lo fanno da quando hanno smesso di gattonare. Figuriamoci questo tipo che è decisamente più alto e, soprattutto, alterato. Ha deciso di diventare un mio problema e niente e nessuno gli farà cambiare idea.
Il suo modo di essere un problema, per uno sconosciuto portiere notturno, è mettersi a dormire sul tappetino dell’ingresso.
Dire che sono costernato è poco. Mi chiedo disperatamente cosa ho fatto di così grave, nella vita, per meritarmi ciò. È ovvio che la sua presenza lì, davanti alla porta, è qualcosa che devo risolvere. Provo, semplicemente, a dirglielo.
Mi urla, da terra, che sta male e di chiamargli un’ambulanza. Non me lo faccio ripetere due volte e corro al telefono a chiamare. E' l'unica cosa che posso fare, per aiutarlo. Perchè è palesemente in condizioni penose.
I soccorsi arrivano celermente e gli operatori, con estremo tatto, si avvicinano tranquillizzandolo che sono lì per aiutarlo. Lentamente si alza e si fa accompagnare sul mezzo, che lo porta via. Nel frattempo, mentre era disteso sul tappetino, si era anche bagnato addosso. Pazienza per il tappetino d'ingresso, che noi dell'albergo laviamo subito, ma mi spiace per gli addetti dell'ambulanza e del pronto soccorso, che hanno a che fare con questo tipo di persone e con tutte le difficoltà che ciò comporta. Tutto quello che posso dirgli è: non smetterò mai di stimarvi, per quello che fate. Per il vostro lavoro. Per la vostra pazienza. Per il vostro enorme, gigantesco, stratosferico impegno.
Al senzatetto invece mi sento solo di dirgli mi dispiace. Ma non potevo fare nient'altro.
Sono solo un povero portiere di notte.
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