Se
vivi in un altro paese, è normale sbagliare termini linguistici.
Sono stato preso in giro per il mio modo di parlare sbagliato in
Irlanda, Francia e Giappone. Soprattutto in quest'ultimo. Ma vabbè,
ero un esordiente della lingua, e ci ridevo sopra.
In
effetti, ci ridevano in parecchi. Specialmente i nipponici quando
scrivevo あげんきinvece
di おげんき(a
voi può sembrare un errore minimo, ma c'è chi ci ha riso per un
pomeriggio intero).
Poi
c'è chi vive qui da un decennio ed ancora la nostra lingua ha grosse
difficoltà a parlarlo. Ed allora le risate me le faccio io.
Al
lavoro è tornata la Betty, cameriera nigeriana, da noi
soprannominata “scendiluce”.
Le
cameriere, quando entrano in una camera per le pulizie, accendono la
luce infilando una speciale chiave in una piccola ed apposita presa
accanto all'interruttore generale. Solo che in passato alcune di
queste prese davano problemi, e le ragazze dovevano chiamarci al
ricevimento affinchè gli dessimo luce noi, dal basso.
La
Betty, quando entrava in una di queste camere, ci chiamava al
centralino; come noi rispondevamo -Ricevimento, come posso aiutarla?-
lei replicava così:
-Mi
scendi luce?-
-Accendi
la luce, Betty. Si dice “accendi”-
-Si,
tu scendi luce per favore?-
-Ma
certo Betty-
-Grazie-
Dato
che lavora come cameriera da ormai diversi anni, e praticamente da
altrettanti chiamava da quelle 3-4 camere del suo piano che avevano
quel problema di accensione luce, ne abbiamo dedotto che non abbia
una gran voglia di impegnarsi nello studio dell'italiano, e che a
casa si parli solo ed esclusivamente dialetto yoroba. Si spera ci si
impegnino un po' di più le sue figlie. Poco fa ho detto “rientrata”
al lavoro perchè è stata via alcuni mesi per quella condizione
tutta femminile chiamata maternità.
Passò
un paio di giorni prima a trovarci, con la nuova arrivata, che se la
dormiva in una specie di marsupio stile africano: una tunica che
avvolge la piccola e la tiene sulla schiena della mamma. Mi piace
pensare che sia così affinchè la mamma faccia da scudo alla figlia,
nel caso incocciasse in un leone mentre passeggia in mezzo alla
savana.
Abbiate
pazienza, di tanto in tanto spunta fuori il mio lato di italiota
ignorantone gentista, a cui piace immaginarsi tutto ciò che è in
Africa come Hic sunt leonis, ed al massimo, da laggiù, arrivino
centrali difensivi o venditori ambulanti. In questo sono rimasto al
palo come molti concittadini che oggigiorno vanno vestiti con
stravaganti felpe verdi (mi piacerebbe ce ne fosse una con scritto
“Ank-Morpok”. La prenderei pure fosse verde. Ma dubito che chi
indossa certe felpe conosca mondo disco).
Non
divaghiamo inutilmente. Vi basti sapere che la piccola era uno
splendore. Come diceva la Monica, altra collega cameriera, “sembra
di porcellana”. E non potevo trovare termini migliori.
La
Betty, dicevo, è rientrata dalla maternità e tornata al suo lavoro
di pulizia cammere e rifacimento letti, e ci chiama dai telefoni
delle camere quando c'è qualche problema o cose che noi dobbiamo
sapere e/o riferire ai facchini affinchè intervengano. Ad esempio:
-C'è
acqua bagno no va via- Traduzione: “Si è intasato il lavandino e
l'acqua non scende nello scarico”.
-Qui
cliente lascia cose- Traduzione: “Il cliente ha lasciato degli
oggetti (indumenti, caricabatterie, ecc) in camera”
-C'è
cliente ha spesa- Traduzione: “Il cliente ha lasciato cibi e/o
bevande varie nel frigobar della camera”. Nel 90% dei casi sono
prodotti aperti, e seguono la via del cestino, ma se sono ancora
sigillati li dobbiamo conservare nel bar. Almeno fino alla scadenza.
-Qui
tenda giù terra- Traduzione: “Si è staccata la tenda dalla
finestra”. Il facchino sale su a rimetterla.
-Qui
toglie letto bimbo- Traduzione: “C'è da togliere una culla”.
Poi
l'ultima, non molto tempo fa; squilla il centralino e rispondo al
solito modo:
-Ricevimento,
buongiorno-
E
la Betty, dall'altra parte del filo, mi risponde così:
-Qui
cliente lascia agnello-
….
-Co-come
Betty? Non ho capito-
-Qui
cliente lascia agnello. Agnello- Ripete anche un po'
puntigliosamente.
Nel
nostro albergo, oltre alle bestie a due zampe, accettiamo anche
quella a 4. Cani, gatti, ricordo un bellissimo furetto che la padrona
mi lasciò prendere, e che si divertì a salirmi sulle spalle e la
testa, e leccarmi tutto. Ma un agnello, me lo ricorderei, se l'avessi
visto.
-Non...
non riesco a capire, Betty. Come agnello?-
-Si!
Agnello. Tu mette dito-
….
-Anello,
Betty! Anello!-
-Si!
Che detto io? Agnello! Tu manda facchino prendere agnello- Ribadisce
lei prima di riattaccare.
Sono
convinto che la mia risata l'abbia sentita anche lei dalla camera.
ps.
Il facchino mi portò giù l'anello. Prendo la pratica del cliente,
partito un paio d'ore prima, e bingo!, c'è il cellulare. Mi ha
ringraziato calorosamente, affermando che siamo grandi
professionisti. Anche se poi non l'ha scritto su internet come pure
aveva promesso di fare. Pazienza, va bene anche così; una buona
azione non è tale, se poi ci vuole pure la conferma scritta.
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