Coincidenze.
Le coindicenze capitano. Poi qualcuno può anche non crederci e convincersi che sia un piano studiato a tavolino, che la fine del mondo è vicina, che ti controllano la vita con le "scie kimike!". Non lo so e non mi interessa. Vi scrivo 4 coincidenze piccole piccole, frutto solamente del caso. 4 storielle leggere leggere, senza troppe pretese. Come tutto quello che c'è in questo blog, e comunque qualsiasi cosa scrivo.
1. coppia giapponese, fatto di qualche anno fa.
Mezza età, con l'espressione uguale a tutti i giapponesi ovunque nel mondo: piena di sorpresa ed emozione, stupore e tremori, la stessa dei bambini appena usciti dalla scuola per la loro prima escursione scolastica. Per me aveva ragione Blutarski: sono stati i tedeschi, a bombardare Pearl Harbour. Non posso credere che siano state persone così miti e gentili.
Esordisco nella loro lingua suscitando incredibile emozione. Sono seppellito di complimenti, a cui rispondo con inevitabile modestia; perchè lo sono di mio, perchè la forma lo richiede e perchè è una lingua che, se non continui a parlarla, la dimentichi in fretta, e da quando sono diventato babbo il tempo di studio si è irrimediabilmente ridotto a zero. Ma in quel momento dò il meglio di me, e mi chiedono se l'ho studiato in Giappone.
-Si. Ad Okazaki, prefettura di Aichi-
Spalancano la bocca.
-Noi siamo di Okazaki!-
-Veramente?-
-Si!-
Apro il sito internet della scuola (se vi interessa, è yamasa punto org). E loro riconoscono il palazzo.
-Noi abitiamo in una delle case quà accanto-
15.000 chilometri. 15 mila, tanto è, chilometro più chilometro meno, la distanza Firenze-Okazaki. Probabilmente ci eravamo incrociati più volte soprattutto quando, in pausa pranzo, andavo a comprare qualcosa da mangiare nel supermercato dall'altra parte della strada (facevano un ramen che era la fine del mondo). E questi due, in vacanza in Italia e Firenze, vennero a soggiornare dove lavoro io. E mi beccarono quando ero in turno. Ancora oggi quasi non ci credo.
2. Novembre dell'anno scorso. Due famiglie italiane con bambini; belli, sereni, gioviali. Mi scende un ragazzetto sui 10 anni che, con spiccato accento lombardo, mi chiede un foglio di carta ed una matita perchè vuole fare un disegno a mano libera. E lo fa con un doveroso verbo al condizionale seguito da un riverente per favore.
Già che un ragazzo della sua età non scenda cercando pokemon con un cellulare di ultima generazione e desideri piuttosto disegnare chiedendo pure per favore con uso e modi perfetti dei verbi, è un qualcosa di così straordinario che già solo questo meriterebbe la nomination, un racconto a parte. Fornisco volentierissimo il materiale, ed il ragazzo mi spiazza:
-Cosa devo disegnare?-
Lì per lì non so proprio cosa rispondere, poi ho un lampo di genio e sollevo il mio zaino da sotto al bancone, mostrando il meraviglioso, stupefacente, mirbolante Giglio Viola stampato sopra. Il ragazzo storce la bocca:
-Io tifo Inter....-
-Allora disegna il simbolo dell'Inter-
-.... eh... uh..... no, ok, disegno questo-
Quando scende il padre, rimane a bocca aperta:
-Ma... disegni quello? S'è pure perso, dai Viola- (l'anno scorso vincemmo a San Siro 4-1)
-Eh, non ricordo il simobolo dell'Inter-
-Te lo mostro io, è sul mio cellulare-
-Ormai ho finito- Replica il figlio, mostrando il disegno. I membri dell'altra famiglia prendono un pò in giro suo padre -Vedi, è stato convertito alla Fiorentina, è tutta colpa del portiere-
-Tutto MERITO del portiere- Replico io indicandomi. Poi, dopo questo scambio di battute, mi viene spontaneo chiedergli:
-Di che parte della Lombardia siete?-
-Provincia di Pavia-
-La conosco un pò la provincia di Pavia. Di quale paese?-
-Ma non credo lo conosca-
-Provi-
-Mortara-
-Diamine se conosco Mortara. Mia suocera E' di Mortara-
E rimangono lì a bocca aperta. Ed io a spiegare che, un paio di volte l'anno, saliamo su nel profondo nord a trovare la madre di mia suocera, a sua volta nonna di mia moglie e bisnonna delle bimbe (prepara una casoela che è la fine del mondo). E la classica, immancabile, scontata battuta sul tremendo dialetto lomellinese-ostrogoto che per me rimane un mistero indecifrabile. E sul negozio d'alimentari in piazza Silvabella che vende il salame d'oca. Fu una discreta sorpresa, per loro, scoprire come un anonimo portiere d'albergo di Firenze conosceva i luoghi della loro normalità quotidiana.
3. La famiglia di mia moglie ha vissuto, per circa una decina d'anni, in Abruzzo; in effetti, lei si sente più abruzzese che toscana, e non parliamo poi di mio cognato, che è nato a Teramo.
Arriva, nell'albergo dove lavora, un cliente italiano che lei scopre, al momento del check-in, venire da Canzano, paesello sulle colline della valle del Tordino. Un torrente che la mia signora, quando era alle elementari, era convinta fosse il più lungo d'Italia. Chiacchierando e rievocando gli splendori dei paeselli in provincia di Teramo, scopre che anche il cliente apprezza il porchettaro di Piazza del Progresso a San Niccolò. Concordano che sia il migliore di tutto l'Abruzzo (ed in Abruzzo c'è praticamente un porchettaro ogni 20 metri), così, quando questo cliente tornò a Firenze la settimana dopo (era un architetto designato per restauro di palazzo Medici-Riccardi) portò a mia moglie un ciotolo di porchetta. Proprio presa da quel venditore.
Pensate che me ne sia arrvato almeno un pò, di quel delizioso e prelibatissimo cibo? Pezzettino dopo pezzettino perchè "ancora un assaggio e poi basta", mia moglie arrivò a fine turno che se l'era mangiata tutta. E, credetemi, era parecchia.
4. Entro in turno di notte. Mentre prendo le consegne dal collega, noto due oggetti posati in un angolo:
-Ma... e questi?-
-Li hanno trovati in camera-
-La stessa?
-No, due camere diverse-
Mi pareva giusto fotografarli. Lo so, può sembrare una banalità incredibile, ma mi piace pensare che trovare, nello stesso giorno ma in due camere diverse un ciuccio, cioè un attrezzo fatto per silenziare bambini molto piccoli, ed una spilla che porta la scritta "Speak aloud" (parla a voce alta) sia una curiosa e bellissima coincidenza.
ps. che poi me li immagino, i genitori del/della bambino/a, che litigano su chi doveva pensare a prendere il ciuccio lasciato in camera, mentre il/la piccolo/a si lamenta furiosamente di tale mancanza. Vi ho pensato, ragazzi. A voce alta.
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