Quella
che, italiana, ti chiama il giorno stesso per dirti che non può venire e se gli
possiamo spostare la prenotazione alla settimana dopo o quella ancora perché “Ma
tanto a Firenze ci devo venire. Davvero”. Si, ed io sono Babbo Natale.
Quello
che, italiano, poichè viene spesso, lo tratti da cliente abituale e gli fai il
favore di non prendergli una garanzia (carta di credito o prepagamento). Ed il
giorno dell’arrivo lo si chiama. Non risponde.
Lo si richiama e costui balbetta che “eh… uh… non posso venire…” e chiamarci prima
per dircelo no, eh? Ma la colpa è mia che, come sempre da ingenuotto che sono, dò
fiducia quando non dovrei.
Quella
che, israeliana, all’arrivo di un pomeriggio inoltrato di un giorno di tutto completo,
chiede se può avere una camera con vista. “Please….”, con gli occhioni di Anne
Wilkes quando dice che vuole curare Paul Sheldon con amore e premura. Mi
spiace, ma sono al completo signora… “Please….” Se le dico che le camere con
vista sono già occupate, come faccio a… “Please…” Mi può chiedere please fino a
mezzanotte, ma se la camera non ce l’ho, significa che non ce l’ho. Questa è la
chiave della sua camera, primo piano. Lei la guarda, delusa, poi la prende e sale su. Senza
salutare.
Quello
che, indiano, all’arrivo dice che “ho letto su trippacacca che avete camere con
vista”, che è come dire “se mi date quella camera vi lascio la recensione”. Che
è quella cosa fastidiosissima. Il ricattino, come lo chiamo io. Senti un po': fai
cosa ti pare della tua vita e dei tuoi forum sociali. Non ce l’abbiamo, quella
camera. Già venduta. “Oh, ma questo non va bene”, fa lui serioso. A noi si. I
clienti in quelle camere hanno pagato di più. E lui zitto. Gnègnègnè.
Quella
che, cinese, si presenta a muso duro ad Ettore, sbraitando agitatissima e
sventolando un cellulare. Il mio collega facchino pensa che costei non riesca,
come tanti, a collegarsi con il wifi, ed invece quella gli mostra le scritte in
cinese sul telefono. Alla fine capimmo che voleva una coperta. Sarà difficile
capirlo, cara signora, se ci mostra “materasso” in ideogrammi.
Quello
che, cinese, arriva al bancone per il check-in, e lo mostra alla mia collega al
bancone il solito telefonino. Ora, al bancone, nel pomeriggio, si trova spesso
quella che noi chiamiamo “Signorina Rottelmeier”. La quale reagisce proprio
come quando si trova Heidi che ne combina una delle sue: va su tutte le furie.
Gli dice, in inglese, che lei il cinese non lo legge, e se ha una prenotazione
potrebbe dirgli il suo nome. Ed il cinese se ne esce parlando in italiano. Il
che rende ancora più furiosa la mia collega, trasformandola da Frau Rottelmeier
in Frau Blucher.
Quello
che, cinese, fa come dice il proverbio e mena la moglie senza motivo. E la
moglie replica. E lo fanno in camera, nei corridoi e giù alla reception, fino a
che non si rendono conto che sono in pigiama e li stanno osservando tutti, la
smettono e tornano di corsa in camera. E poi scendono vestiti normalmente belli
sorridenti, come se niente fosse successo. Io e la Kate eravamo allibiti.
Quella
che, russa, prenota una singola su [sito web], indicando la presenza di un bimbo
di zero anni. Che in realtà è una ragazza adolescente. E non vogliono pagare
per una doppia, perciò se ne vanno. E non possiamo addebitare niente perché la
carta che hanno usato era, chiaramente, senza soldi. La Kate era nerissima di rabbia.
Quella
che, americana ma originaria della Romania, prende in simpatia solo me, e vuole
parlare solo ed esclusivamente con me (ignorando in particolare la Georgie,
forse perché dello stesso paese d’origine, a volte la gente si vergogna delle
proprie radici) e mi tiene un’ora a cercare agenzie immobiliari perché vuole
comprare casa nella campagna toscana con il marito (una specie di Matusalemme,
ma più anziano). E poi la comprarono, una villa vicino a San Gimignano. Credo
che l’agente immobiliare stia ancora festeggiando a caviale e professioniste.
Ah, quando costei se ne usci che voleva partire due giorni prima della fine del
soggiorno, quando Georgie gli fece notare che la prenotazione era non
rimborsabile e già addebitata, se ne uscì urlando “Are you crazy?????”
Quelli
che, di ovunque, chiamano chiedendo se il terremoto si è sentito anche a
Firenze e “se si prevedono altre scosse”. Come se avessimo fatto il corso di
divinazione della professoressa Sibilla Cooman.
Quelli
che ti danno tutti questi piccoli fastidi.
Si
superano, certo.
Si va
avanti su tutto.
Ma sono
davvero dei “finger in the ass”.
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