Post serio, serissimo
Lavoro in albergo, sono un
portiere
Alcuni dei miei colleghi
non sono italiani
Sono stranieri
Alcuni europei, alcuni no
Alcuni sono qui da poco, e
non parlano benissimo l'italiano
Altri sono qui da decenni,
fin da quando erano bambini, ma sono ancora considerati stranieri
Lavorano con me, al mio
fianco o di altri colleghi italiani, ed hanno le loro trattenute in
busta paga, ma non fanno parte di questo paese
Ora, non voglio rimettermi
a parlare della legge sullo ius soli. C'è già una discreta polemica
politica a giro. Direi che basta e avanza
Ovviamente trovo assurdo
che persone che sono qui da così tanti anni siano ancora considerati
cittadini di serie B. Soprattutto se sono di paesi che fanno parte di
questo continente. Da europeista, vorrei che qui fosse come negli
Usa: che ci si sposti da uno stato all'altro, sempre americani sono.
Qui no.
Alla faccia dell'Europa
Unita, viviamo ancora a comparti stagni. Invece di realizzare una
vera Unione, magari con una tassazione uniforme, una previdenza
sociale unica, un sistema che sia il più possibile simile ovunque,
da Lisbona a Tallin (Londra esclusa, ma è quel che hanno scelto
loro) siamo ancora tanti staterelli con le loro leggine.
Che da queste parti
diventano leggine del ca**o, e scusate Oxford
E la peggiore di tutte è
la legge Tremaglia.
Tremaglia è stato un
politico italiano, morto qualche anno fa. Ebbe la stratosferica
pensata di realizzare la “circoscrizione estero”. Gli italiani
che vivono fuori dalla penisola possono votare ed eleggere 12
deputati e 6 senatori.
Ebbene, prima ancora dello
ius soli e di fornire una facilitazione alla cittadinanza per chi
risiede qui da anni, la legge Tremaglia permette il voto a chi, qui,
non ci vive.
Dimenticatevi un attimo il
problema della nostra emigrazione odierna, e dei giovani che
viaggiano (e, aimè, muoiono in palazzi londinesi perchè le leggi
sulla sicurezza laggiù, incredibile ma vero, sono più lasche e
sciatte che qui). Chi risiede fuori da poco tempo ha anche una
ragione per chiedere di votare per il parlamento italiano.
Il problema è che ci sono
casi peggiori.
Albergo, giorno.
Coppia argentina che si
presenta al check-in. Belli esuberanti e felici di stare in vacanza,
esordiscono con il loro classico, tradizionale accento di Buenos
Aires che qui, scritto, non è possibile riprodurre. Ma il vostro,
che ha studiato il castigliano abbastanza per capirlo, si esprime con
tale accento suscitando subito ammirazione. Soprattutto grazie ad un
paio di battute su quello stupefacente bomber che avemmo l'onore di
veder giocare in maglia Viola negli anni '90 e che suscitano subito
simpatia. Dopo salgono su e scoprono che la camera non è di loro
gusto, ma magari soprassiedono dal fare lamentele perchè “il
portiere è simpatico”. Piccola psicologia che aiuta.
Mi presentano i documenti
per la registrazione: passaporti italiani.
Ora, registrare come
“italiani” persone nate e residenti all'estero non è affatto
semplice. Perchè il gestionale ha memorizzati tutti i comuni
italiani. Se mettiamo nazionalità e cittadinanza italiana, ci
richiede anche il comune, sia di nascita che di residenza. E Buenos
Aires non c'è come tale. Neanche Montevideo. Alla fine mettiamo la
loro vera nazionalità, e solo alla sezione sull'emissione documento
mettiamo “Italia”.
Ma non è il problema con
il gestionale, il punto. E' che costoro se ne escono fuori così:
“Si, somos italianos”
si esprimono quasi a confermare che lo spagnolo non è altro che
italiano con la s in fondo, ma il resto della conversazione ve la
scrivo nella lingua di Dante “abbiamo anche votato, alle ultime
elezioni”
“V-veramente?”
“Si, abbiamo votato
…...” mettere un partito a caso. Non ci interessa quale.
“Ma venite spesso, in
Italia?”
“Questa è la seconda
volta, nella nostra vita”
Rimasi così, di sasso. E
loro insistettero, affermando anche, con un certo orgoglio,
l'opportunità che gli era stata fornita dall'ex deputato e senatore,
non più tale per interruzione di esistenza.
Queste persone, che non
risiedono in questo pezzo di pianeta, che non lavorano in questa
penisola, che conoscono si e no due parole d'italiano, che non pagano le tasse in questo territorio e ci vengono
in vacanza due volte in tutta la loro vita, hanno la possibilità di
votare e decidere il governo che dobbiamo avere solo ed
esclusivamente noi.
Non loro. Noi.
Forse a voi che mi leggete
può anche far piacere se doveste scoprire che queste persone hanno
votato il vostro partito e/o movimento, ma comunque rimane il fatto
che altri fuori da qui hanno deciso per noi. E' come se arrivassero
dei tizi da fuori che vi dicono cosa dovete mettere in casa vostra,
se il parquet o la ceramica, se le persiane o le tapparelle
avvolgibili, se apparecchiare con la tovaglia od usare le tovagliette
all'americana.
Io la trovo di
un'assurdità senza precedenti.
Ripeto: non voglio entrare
nella polemica dello ius soli. Trovo pazzesco, bruttissimo, orribile
trattare così male, come se fossero degli intrusi, amici e colleghi
di lavoro, persone che sono fianco a fianco a noi in tanti momenti
della nostra vita, sia sul lavoro che spesso anche fuori. Ma almeno è
una decisione che ci prendiamo tra noi italiani che qui ci viviamo.
Ce la cantiamo e suoniamo da soli, come si dice in questi casi.
Ma che a decidere per noi
siano altri, ecco, questa la trovo la più grande delle assurdità.
Cancellate Tremaglia.
Ora.
Nessun commento:
Posta un commento