Avete presente la battuta finale di Paolo Rossi in "Kamizake" di Salvatores?
Un film che avrà ormai 30 anni, ma rimane unico, irripetibile.
Paolo Rossi, sul palco, mangia una banana, getta la buccia a terra e dichiara: "adesso eseguirò la gag del comico che scivola sulla buccia di banana. Non importa se il comico batte la testa e muore. La gente ride lo stesso"
Che è brutale verità, se uno ci pensa.
Io no, non ce la faccio. Mi danno fastidio anche i video, tantissimi in rete, su cadute, scontri, stonfi. Ok, a volte sono divertenti se riesco a capire che non si sono fatti niente. O comunque poco. Ma capita di vedere persone sbattere in maniera particolarmente violenta, e davvero, non riesco proprio a riderci. Provo una forte empatia, e non posso non pensare a quanto male si possano essere fatti, anche se qualcuno, come gli skaters che provano a "cavalcare" un corrimano e finiscono per sbattere gli attributi, un pò se le vanno a cercare (per non parlare dei bambini che picchiano musate incredibili contro vetrate/muri/porte/ostacoli di ogni tipo, e la telecamera rimane fissa puntata su di loro, chiaro segno che a quel genitore, in quel preciso momento, importa ben poco del naso del suo cucciolo).
E quindi
Porta esterna dell'albergo aperta, per far entrare l'aria -e lo smog- della via e permettere una rapida asciugatura del pavimento. E rapida gassificazione del portiere. Anche se ormai, dopo decenni, abbiamo i polmoni foderati di bitume
Si palesano all'ingresso in due. Omoni grandi quanto armadi, di nazionalità totalmente differenti, si bloccano e si guardano sorpresi, come se l'albergo in cui alloggiano non contenesse altre persone all'infuori di loro e delle consorti al seguito. Poi realizzano entrambi, e tutti e due invitano l'altro ad entrare per primo.
Ognuno parlando nella propria lingua, e posso assicurarvi totalmente incomprensibile all'altro, in un dialogo che doveva suonare esattamente così:
-Vadi ragioniere-
-No, vadi prima lei-
Così, alla fine, “vadino” insieme. Spalla contro spalla, sbattono le spalle opposte ai due stipiti della porta.
Ho sentito male per loro. Mi è parso anche di vedere, al momento del cozzo, uno spostamento della porta, come se ci avesse picchiato contro un ariete da sfondamento medievale. Rimangono un paio di minuti doloranti e ridenti, ma soprattutto doloranti, scusandosi l'un l'altro. Poi finalmente, uno dei due prende l'iniziativa ed entra per primo a reclamare la chiave al portiere.
Se poi si sono mandati a quel paese nelle loro lingue non lo so, non mi ero messo a seguire tutti i dialoghi, ma non mi stupirei se, tradotto, in italiano quelle parole fossero state un qualcosa che suonassero tipo “com'è umano lei”.
Anche se costoro non lo sapranno mai, scene come queste, a noi italiani, ricorderanno sempre il mitico ragioniere.
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