Ma quando si tratta del "gioco della vita", la storia può prendere un andamento farsesco.
Giocare al gioco della vita con una ragazza di 11 anni significa che:
-Percorso carriera. Io studiare? Mai! (Ps, ha la media del 7. Legge una cosa e la ricorda per mesi, il contrario di come ero io. La odio solo per questo)
-Mestiere scelto: la chef! E che altro? Almeno cucinare le piace. È rimettere a posto, che tocca al babbo. E infatti: " quando avrò il mio ristorante, ti metto a lavorare lì. Laverai i piatti".
Lo ha detto sul serio.
- "Voglio avere dei figli" ma la ruota non gira come vorrebbe (è un gioco di fortuna, di casualità). E si arrabbia. 11 anni, va ancora così. Viola le regole e rigira la ruota. Niente. Rigira ancora, e finalmente esce un bebè. Ovviamente, femmina.
Ma tiene il broncio tutta la partita. Perché vuole un monte di figli. Un asilo nido.
Quando lo avrà veramente, un bebè, e chiamerà per chiedere aiuto, riderò di gusto.
-Bene Gaia, siamo in fondo. Ora contiamo i soldi.
-Aspetta!
Prende un'altra macchinetta, ci infila un piolo rosa e la fa partire dall'inizio.
-Lei è mia figlia. Anche lei farà il percorso e mi aiuterà a vincere la partita.
-A lei fai fare il percorso studio?
-Si, perché lei dovrà studiare!
Mi spiace, nipote.
Hai una madre un po' paracula.
Ps. Questi pomeriggi piovosi sono abbastanza destabilizzanti, per la mia psiche. Non vedo quasi l'ora di essere in turno e trovarmi un indiano che chiede informazioni assurde tipo "dove si trova la torre di Pisa" su una mappa di Firenze.
Pps. -Ma davvero mi vuoi assumere a fare il lavapiatti?
-Certo. Così non dovrai più fare il turno di notte.
In fondo, vuole liberarmi. A modo suo.
Buona Liberazione a tutti.
Nessun commento:
Posta un commento