Il libro delle facce mi ricorda questa storia, di un febbraio di tanti anni fa, e che ripropongo riveduta e corretta. Tanto siamo sempre bloccati tutti quanti e in fremente attesa dell'antidoto.
Dobbiamo ammetterlo: le donne hanno una marcia in più.
Sono più sveglie, capaci, calcolatrici; noi maschi non possiamo farcela. La nostra mente è annebbiata, incapace di ragionare, risucchiata nel lato oscuro; nel buio incatenati, bramosi di tesssssoro, cediamo alle più bieche tentazioni.
Si, potete vederci un doppio senso.
Anzi, dovete.
Cinese. Giovane, vestito curato, elegante.
Uno di quelli che ce l'ha fatta, che è arrivato; partito dal Celeste Impero ha usufruito delle opportunità occidentali ed è diventato qualcuno. E la trovo una bella cosa, sia chiaro.
Si ferma davanti al bancone.
Mi guarda.
Io: “Buongiorno” e mostro, come sempre e a tutti, il mio miglior sorriso.
E' sorpreso. Non se l'aspetta. Non è abituato agli italiani sorridenti, non li ha mai visti, pensa che siano come gli unicorni: creature di fantasia. Per lui gli italiani hanno l'aspetto feroce e rancoroso dei pratesi di casa libbra (o se preferite, casa sterlina) alla vista di un cinese, la stessa dei soldati giapponesi che entrarono a Nanchino: odio profondo ansioso di massacro.
Poi si riprende. E' in un albergo, e ha davanti a sé un portiere, il cui scopo è vendere camere a chiunque non sia vestito come uno straccione e sborsi il soldo. E lì torna sicuro di sé: ha il vestito elegante, e soprattutto il soldo. Ma prima la domanda topica:
“C'è camela?”
Crdetemi, io non voglio assolutamente alimentare il mito del cinese che parla con la l al posto della r, ma è quel che ha detto, quel che mi ha chiesto. “C'è camela?”.
Ma è ovvio che c'è, sono qui apposta. Sparo il prezzo, un buon prezzo. Perchè è una domenica di Febbraio, e non siamo al completo, purtroppo. Abbiamo molte camere libere, e sono già preparato sulle tariffe da applicare a chi passa a domandare al bancone. Anche per un "day user". Uno che non dormirà, ma userà la camera per qualche ora pomeridiana. A uno scopo ben preciso.
Ecco, si rilassa, quasi appare un sorriso: ha trovato il posto giusto. Estrae dalle tasche un rotolo di banconote e le piazza sul bancone, assieme al documento d'identità (il permesso di soggiorno), poi esce e fa un cenno all'esterno. Come immaginavo entra lei.
Carina, giovane. Non vestita proprio curata, anzi. Ma è sorridente. Entra e dice buongiorno. Timida fino all'inverosimile.
Io, ovviamente, contraccambio il saluto. Poi aspetto.
Mi guardano.
Io attendo.
Lui guarda il denaro e il documento, poi alza gli occhi verso di me. Il messaggio, neanche tanto sublimilane, è chiaro e lampante: “Tu, onolevole poltiere, plendele soldi e documento e dale noi chiave di camela per day usel”.
Non posso che rispondere in un solo modo:
“Ho bisogno di avere anche il documento della signorina”.
Immaginate Jackie Chan che fa la faccetta stupita quando gli capita un fatto inaspettato:
L'onorevole portiere italiano seguo la legge pidessiquamente: no document, no party.
Lei: “Pelmesso di soggiolno” ed indica il documento di lui.
Io: “Mi serve il documento di entrambi”
Lei: “Io no documento”
Jackie Chan lascia il posto all'occhio della madre.
La disperazione.
Lei non ha il documento.
E lì nostro maschio day user, come tutti i maschi ovunque nel pianeta, di fronte alla terribile prospettiva di andare in bianco, si fa prendere dal panico e dall'irrazionalità.
“Ma io finile plesto, andale via subito”
E' qui che si vede come le donne siano meglio di noi uomini.
Perchè una donna a queste frasi, ci arriva. Lo capisce che non è il caso di dirle. Che non bisogna far prendere il sopravvento agli impulsi sessuali.
E quando ho riferito questa episodio ad altre ragazze, tutte loro si sono messe a ridere e hanno esclamato: “Se devi far presto, tu ci vai con un'altra!”
La ragazza cinese però non scoppia a ridere. Anzi, s'incacchia parecchio. Agguanta le banconote e il documento e gliele sbatte addosso, urlandogli in cinese (non lo parlo, ma si intuiva) quello per cui altre ragazze hanno riso.
Però seriamente. Molto seriamente.
Lui replica, alzando la voce. Mi trovo davanti un'altra scena da Jackie Chan, lui che litiga con la protagonista femminile, con un volume di decibel appena un pelo sotto a quello di un airbus in fase di decollo.
Ma per fortuna escono. Chiacchierano a voce alta fuori dal portone, poi lui la abbraccia. Lei lo respinge per un po', poi ricambia l'abbraccio. Pace fatta. Se ne vanno.
Spero che tornino, domenica prossima, con entrambi i documenti.
Ma soprattutto spero che lui abbia imparato la lezione. Anche perchè, da uomo, un pomeriggio in bianco non lo auguro a nessuno.
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