La vita del dimostratore di giochi può essere anche colma di sorprese.
Sabato pomeriggio. Sveglia e caffè, come recita la canzone di Fantozzi, per fortuna non ho nessun tram da prendere -sia benedetto chi ha inventato lo scooter- Il mio obbiettivo è la sala delle carrozze. Per i 100 anni di Dreoni, storico negozio di giocattoli fiorentino, mi è stato chiesto di andare a far provare un po' di giochi. Il lucroso premio è una bottiglietta d’acqua e una t-shirt rossa con il logo del negozio. Posso benissimo starci. Peraltro le vetrine del negozio sono state addobbate con epici e vecchi -altrimenti detti vintage- giochi. Io ho ritrovato un vecchissimo gioco strategico della ormai defunta SPI, che comprai nel negozio 40 anni fa. Tralascio di spiegare l’ambientazione perché è tristemente attuale. Comunque è lì in vetrina.
Dicevo: arrivo verso le 15 negli ampi locali di Palazzo Medici-Riccardi e mi piazzo a uno dei tavoli. Scopo: far provare giochetti semplici a bimbetti.
In realtà le femminucce sono più interessate a farsi i braccialetti con le perline e le lettere, così che devo aiutarle a fargli il nodo al filo, e poi se ne vanno felici e sorridenti con un oggetto che finirà in un cassetto. I maschietti invece sono tutti addossati a un’enorme pista di polystil oppure al subbuteo. Già per alcuni quest’ultimo è troppo impegnativo. Molto più comodo premere il bottoncino per far correre le auto a tutta forza.
Improvvisamente però mi si presenta un tipetto che avrà 6 anni, a dire tanto. E mi chiede informazioni sui giochetti presenti.
Ovviamente poteva non scegliere quello sul calcio? Certo che no. Prende uno dei 5 mazzi. Ognuno rappresenta una squadra di calcio, fatta con gli animali. Lui prende i leoni, io gli ippopotami - mi sembrava una scelta appropriata, sono un figurino di 68 chili- Ogni giocatore sceglie una carta contemporaneamente all’avversario e la gioca. Chi ha il numero più alto avanza di uno spazio verso la porta avversaria, ma con alcune differenze -ad esempio, l’1 blocca sempre il 10 e l’11- più altre regolette, comprese alcune che valgono per il tipo di animale scelto. Si gioca fino a che non finiscono le carte, poi si rimescolano i mazzi e si gioca il secondo tempo.
Quando devo dare una dimostrazione tendo a “giocare alla meno”, cioè lasciare ampie possibilità agli avversari, in modo che, oltre a comprendere il gioco, ci si appassionino. Ma il ragazzetto è ben sveglio, prende immediata confidenza con il sistema e mi straccia, letteralmente: 3-0.
“Allora, ti sei divert...”
“Ti ho battuto, schiappa!”
E poi corre alla pista di automobiline.
Però, un quarto d'ora dopo, torna lì con la mamma, gli indica il gioco e lei lo riprende con il cellulare. E mi ringrazia. E magari glielo compra e passeranno qualche serata a giocare. E si appassionerà. Spero che il seme del gioco germogli.
Ma comunque non manca di riavvicinarsi e ripetere che mi ha sonoramente battuto.
Ci ho riso, perchè ha solo 6 anni. Ma confesso che ho anche pensato: piccolo *tronzetto.
Però mi ha anche ringraziato.
(*tronzetto!)
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