Che te lo dico a fare?
Un vecchio classico del lavoro d’albergo: lo scherzo
telefonico. Ma stavolta con un lieto fine.
Lieto fine per il portiere.
Poco dopo aver iniziato il turno, arriva questa
telefonata.
Primi due enormi, giganteschi, stratosferici indizi
che sia uno scherzo: arriva da fuori. Non è una chiamata interna, fatta con il
telefono di servizio delle camere. Arriva proprio dall’esterno. Ma soprattutto,
è un numero anonimo.
Giovani Jedi, credono di infinocchiarmi così. Non
hanno sufficiente fede nella forza. Anzi, nello sforzo.
«Hotel ****** sono marcello, buonasera, come posso
esserle utile»
«Senta, mi fa portare una bottiglietta d’acqua alla camera
xyz?»
«Ma certamente signora, arriva subito»
«Grazie»
Riattacco a questa voce italiana, femminile e
particolarmente giovane, probabilmente adolescente. E vabbè, so’ ragazzi. Si
divertono così.
Giusto per scrupolo, dò una controllata: la camera in
questione è vuota e l’unica occupata, a quel piano, è alcuni numeri più in là,
peraltro da americani. Ma non avrei comunque fatto arrivare nessuna bottiglia d’acqua:
se un cliente chiede un servizio, deve chiamare dal telefono interno.
Rimango però vigile, mentre continuo a svolgere,
diligentemente, il lavoro notturno.
Ed ecco che, dopo qualche minuto, arriva una nuova
chiamata esterna. Sempre numero anonimo. Stavolta non faccio a tempo a pronunciare
la formuletta classica, che la voce dall’altra parte, piuttosto piccata,
esordisce così:
«Senta, ma la mia bottiglietta d’acqua?»
«Mi scusi moltissimo, signora, arriva subito. Rimanga
un momento in attesa»
Stavolta abbasso la cornetta ma non la riattacco. La
poso semplicemente sul bancone. E riprendo a svolgere il mio lavoro come se
niente fosse. Passano almeno dieci minuti buoni fino a che non controllo il
display del centralino: la chiamata è ancora attiva.
La ragazza è ancora lì che aspetta. Probabilmente lei
e qualche complice sperano che il portiere dia in escandescenza urlando
parolacce da riportare sui social.
Riprendo la cornetta.
«Signora, mi scusi. È ancora in attesa?»
«Eh si!»
«Bravissima! Ci resti ancora un po', per favore»
E riabbasso la cornetta. Ma stavolta la ragazza
capisce che l’ho sgamata e riattacca.
Non puoi farcela con me, giovane scherzona. Tu non
puoi passare (cit.)
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