Ci sono eventi, momenti, piccoli fatti, che proprio non riesco a descrivere. A ricamarci sopra una storia, magari con qualche metafora particolare, come piace a me. Proprio non ce la faccio.
Sono de Roma, lui qualche anno in più di me, lei quasi venti più giovane. Rientrano alle quattro dopo che lui gli ha dato, parole di lei "na pizza in faccia". Io basito, incapace di proferire verbo. Lei ridacchia, attende che lui salga in ascensore, poi prende la via delle scale e inizia a singhiozzare.
Poco dopo lei scende, con la sua roba e lasciando numerose lacrime dietro di sé, come i sassolini di Pollicino. Si scusa della situazione. Lei, si scusa.
Neanche ora riesco a descrivere i miei sentimenti. Mi sentivo addosso una pena enorme. Cosa posso fare io, portiere notturno, in un caso del genere?
Le ho chiamato un taxi ed è andata. Ma prima ha fatto in tempo a mettermi una mano sul petto, intuendo la mia impotenza di fronte a tale dramma privato. Ha trovato la forza di dare un piccolo segnale di consolazione a uno sconosciuto. Ne avrebbe bisogno lei, invece lo ha dato a me.
Mi dispiace, ragazza. Ti auguro con tutto me stesso di ritrovare la serenità.
Non posso fare altro.
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