venerdì 13 dicembre 2024

Un portiere d’albergo che si dica tale non può non temere una delle richieste più deleterie. Quella che proprio ti lascia senza parole, incapace di dare una risposta adeguata.

A mezzanotte e mezza entra una telefonata da un interno. Rispondo, come sempre, con una voce squillante e decisa (buonasera, qui il ricevimento, come posso aiutarla?) e sento, dall’altro capo, una voce maschile in inglese stentato.

«Buonasera. Abbiamo un problema»

«Vediamo se possiamo risolverlo. Mi dica»

«Non funziona l’aria condizionata»

«L’a—l’aria condizionata?»

«Si, esatto. Non fa»

«Ehm… signore, siamo a novembre. L’aria condizionata, in questo periodo, è spenta. Abbiamo solo il riscaldamento»

«Ah… quindi non ce l’avete?»

«Viene riaccesa in Aprile, mi spiace»

«Capisco. Arrivederci»

Riattacco. Ma ho la forte impressione che le cose non siano così semplici. Il tempo di far passare pochi secondi che arriva una seconda telefonata. Sempre dalla stessa camera. E stavolta la voce, benché sempre in un inglese stentato, è femminile. Che non mi dà neanche il tempo di rispondere

«Io voglio l’aria condizionata! PRETENDO l’aria condizionata!»

Ecco, questa è una di quelle richieste a cui proprio, noi portieri, non sappiamo come rispondere.

«Ehm… signora, capisco il suo disappunto, ma come stavo dicendo a suo marito, in questo periodo non l’abbiamo, è spenta in tutto l’albergo»

«Tutto ciò è INACCETTABILE!»

«Posso fare è farle portare su un ventilatore»

«Non capisco!»

«Un ventilatore, per avere fresco, un… aspetti un momento» penso che potrei provare a cercare, su un traduttore in rete, come si chiama un ventilatore nella lingua della signora, visto che non comprende il termine in inglese “fan”. Poi decido che la cosa migliore è chiamare il mio collega e farglielo portare su. Comunico alla cliente che provvediamo a risolvere il problema. Lei grugnisce e riattacca.

Dopo una decina di minuti il facchino -che io ho soprannominato Massimo Decimo Meridio perché conosce tutte le battute del film- riscende in portineria. Allarga sconsolato le braccia, ma ha l’espressione del conte Vlad quando deve impalare i turchi:

«Io no capisco, questa no capisce un ca**o! Lei dice che ha caldo ma io detto “apri finestra” e suo ragazzo andato per aprire e lei urlato “no, io voglio aria condizionata”. Ma vaffan***o! Tu apre e vede che dopo pochi minuti chiude perché freddo!»

«Ci vuole tanta pazienza»

«Pazienza deve avere lui, con quella»

«Ma alla fine gli hai lasciato il ventilatore?»

«Si, ma non acceso perché alla fine lui andato finestra e aperto!»

Alle 7, all’arrivo di Paul Giamatti, il collega per il cambio turno -io, ai miei colleghi, dò soprannomi di attori o personaggi di manga- mi dice che «In teoria avrebbe ragione, dovremmo fornirla, come servizio»

Nella pratica però concordava che, visto che siamo in un periodo decisamente freddo, basta aprire la finestra per qualche minuto ed ecco che anche la temperatura delle camere diventa gradevole.

Però la richiesta dell’aria condizionata in inverno, solo perché si paga e quindi “si vuole il servizio” la trovo un tantino insensata.

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