Un portiere d’albergo che si dica tale non può non temere una delle richieste più deleterie. Quella che proprio ti lascia senza parole, incapace di dare una risposta adeguata.
A mezzanotte e mezza entra una
telefonata da un interno. Rispondo, come sempre, con una voce squillante e
decisa (buonasera, qui il ricevimento, come posso aiutarla?) e sento,
dall’altro capo, una voce maschile in inglese stentato.
«Buonasera. Abbiamo un
problema»
«Vediamo se possiamo
risolverlo. Mi dica»
«Non funziona l’aria
condizionata»
…
«L’a—l’aria condizionata?»
«Si, esatto. Non fa»
«Ehm… signore, siamo a
novembre. L’aria condizionata, in questo periodo, è spenta. Abbiamo solo il
riscaldamento»
«Ah… quindi non ce l’avete?»
«Viene riaccesa in Aprile, mi
spiace»
«Capisco. Arrivederci»
Riattacco. Ma ho la forte
impressione che le cose non siano così semplici. Il tempo di far passare pochi
secondi che arriva una seconda telefonata. Sempre dalla stessa camera. E
stavolta la voce, benché sempre in un inglese stentato, è femminile. Che non mi
dà neanche il tempo di rispondere
«Io voglio l’aria
condizionata! PRETENDO l’aria condizionata!»
Ecco, questa è una di quelle
richieste a cui proprio, noi portieri, non sappiamo come rispondere.
«Ehm… signora, capisco il suo
disappunto, ma come stavo dicendo a suo marito, in questo periodo non
l’abbiamo, è spenta in tutto l’albergo»
«Tutto ciò è INACCETTABILE!»
«Posso fare è farle portare su
un ventilatore»
«Non capisco!»
«Un ventilatore, per avere
fresco, un… aspetti un momento» penso che potrei provare a cercare, su un
traduttore in rete, come si chiama un ventilatore nella lingua della signora,
visto che non comprende il termine in inglese “fan”. Poi decido che la cosa
migliore è chiamare il mio collega e farglielo portare su. Comunico alla
cliente che provvediamo a risolvere il problema. Lei grugnisce e riattacca.
Dopo una decina di minuti il
facchino -che io ho soprannominato Massimo Decimo Meridio perché conosce tutte
le battute del film- riscende in portineria. Allarga sconsolato le braccia, ma
ha l’espressione del conte Vlad quando deve impalare i turchi:
«Io no capisco, questa no
capisce un ca**o! Lei dice che ha caldo ma io detto “apri finestra” e suo
ragazzo andato per aprire e lei urlato “no, io voglio aria condizionata”. Ma
vaffan***o! Tu apre e vede che dopo pochi minuti chiude perché freddo!»
«Ci vuole tanta pazienza»
«Pazienza deve avere lui, con
quella»
«Ma alla fine gli hai lasciato
il ventilatore?»
«Si, ma non acceso perché alla
fine lui andato finestra e aperto!»
Alle 7, all’arrivo di Paul
Giamatti, il collega per il cambio turno -io, ai miei colleghi, dò soprannomi
di attori o personaggi di manga- mi dice che «In teoria avrebbe ragione,
dovremmo fornirla, come servizio»
Nella pratica però concordava
che, visto che siamo in un periodo decisamente freddo, basta aprire la finestra
per qualche minuto ed ecco che anche la temperatura delle camere diventa
gradevole.
Però la richiesta dell’aria
condizionata in inverno, solo perché si paga e quindi “si vuole il servizio” la
trovo un tantino insensata.
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