Un giorno una coppia mi chiese se c’era un campo da tennis nelle vicinanze.
Gli indicai i campi del
Poggetto, raggiungibili in venti minuti di bus dall’albergo (a queti tempi ci
arrivava il 4, da SMN). Offrii la possibilità di chiamare il club per fissargli
un campo, ma declinarono. Troppo distante. Speravano, molto ottimisticamente,
che ci fossero campi nel centro di Firenze.
Piccola riflessione personale
che non ha niente a che fare con l’albergo.
Poco prima che diventassimo
maggiorenni io e la Sabri, una carissima amica di famiglia, prese la voglia di
provare il tennis.
Ci comprammo delle semplici racchette
in un grande magazzino, fissammo un campo e andammo a provare, così, di botto.
Come Fantozzi e Filini.
Ovviamente, all’inizio,
eravamo un disastro, come i due ragionieri del cinema. Il servizio lo battevamo
da “sotto”, le palline compivano ampi cerchi, spesso le mancavamo
completamente. Però ci divertivamo.
Cominciai a seguire un po' il
tennis, benché io preferisca lo sport dal vivo. C’era Agassi col “mullet” e mi
feci allungare i capelli anche io, avevo il codino. Poi mi garbava un monte la
Seles.
Ma un giorno la giovane
tennista serba venne accoltellata da un fanatico sostenitore di una rivale, la
Graf. A quel punto persi ogni voglia di seguire questo sport.
Quindi: mi fa piacere che un
“Iannicche” (pronunciato alla fiorentina) sia il numero uno e vinca, ma non mi
rimetterò a seguire il tennis per questo.
E poi non sono il tipo che
segue le vittorie. Troppo comodo e facile. Pure nel calcio tifo per una squadra
che non vince mai.
Tra Sinner e Fantozzi, io
parteggerò sempre per il ragioniere.
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