venerdì 10 gennaio 2014

Quando cominciai il mio lavoro in albergo, nel lontano ’97, avevo l’idea stereotipata che gli americani fossero i clienti peggiori, o quanto meno quelli con le idee più strane ed ignoranti per quel che concerne l’Italia. Prendete ad esempio “Only you”, filmettino hollywoodiano del ’94, conosciuto in Italia con il nome di “Amore a prima vista”. Non starò a dirvi la trama: sappiate solo che le protagoniste del film sono due tizie che arrivano a Venezia. Già alla prima scena si deve trattenere la bocca per non vomitare: si vede il Canal Grande con sottofondo… una musica napoletana. Come se girassimo un film a Los Angeles e di sottofondo mettessimo Sinatra che canta “New York New York”. Perché per certi registi e scrittori made in Usa è un po’ la stessa cosa; è Italia, stai a guardare il capello… magari la prossima volta ne girano uno su Napoli con sottofondo “O mia bela madunina”. Un obbrobrio sceneggiativo che però potrebbe avere un gran pregio: far morire di crepacuore i leghisti in sala. Effettivamente potrebbe essere una buona idea: immaginate la città vista con il golfo e Vesuvio in fondo, o magari il maschio Angioino; poi parte la nenia milanese e… argh! Attacco cardiaco dei rappresentanti della lega. Da mostrare subito alla prossima adunata di Pontida.
Ma il film non si ferma con questo sfondone: le tizie vogliono andare a Roma ma non possono perché è sciopero di qualsiasi mezzo di trasporto. E qui effettivamente hanno ragione, siamo cronicamente soggetti a queste difficoltà, e me ne rendo conto quando vi sono scioperi ed ho clienti che vanno nel panico e non sanno come raggiungere la loro prossima destinazione del viaggio, o magari i musei che tanto agognavano vedere da tempo sono chiusi, o peggio ancora non possono tornare a casa perché non c’è neanche l’aereo. Ma le tipe non si danno per vinte e noleggiano un’auto… una vecchia fiat 500. Non il modello attuale, non quello degli anni 80. No, sto proprio parlando di quello degli anni 50, quella scatoletta da sardine di latta. Vi pare che un autonoleggio moderno avrebbe un’auto del genere nel suo parco macchine? Chi mai la prenderebbe? Al di là del fascino di guidare un’auto storica, non la vorrebbe nessuno perché non ha le comodità delle auto moderne, oltre a difettare di aria condizionata, servosterzo e velocità adeguata; è già tanto se cammina. Come se io andassi negli Usa e noleggiassi una Ford modello T. Ma tant’è, le tipe noleggiano l’auto ed imboccano l’autostrada. E’ facile, no? Basta andare sempre dritto, passare Bologna e Firenze e s’arriva a Roma. Voglio dire: come fai a sbagliarti? Basta che rimani sull’autostrada, non si deve uscire. Solo che ad un certo punto si vede “uscita Poggibonsi”. Il che significa che sono sull’autopalio, la Firenze-Siena. Come ca**o fai a sbagliare così? Devi uscire allo svincolo, devi essere proprio tonto ad uscire invece di seguire per Roma. Ma non è finita, perché sul cartello di uscita a Poggibonsi si evince bene che continuando dritto si arriva a Firenze… quindi vengono da Siena, e non stanno andando a sud ma a nord. Dopodichè le tizie si ritrovano in mezzo alla campagna. Cioè: non paghe di essere uscite dall’autostrada per Roma ed essere finite su un’altra autostrada, sono pure uscite da lì per andare in mezzo alla campagna, dove rimangono senza benzina. Ma lì sono fortunate perché incontrano delle suore che gli riempiono l’auto gratuitamente e gli regalano pure un santino. Giuro, è proprio così. Poi non so altro perché dopo quella scena cambiai canale disgustato.
Ora, noi italiani ci ridiamo su, ma per gli americani intelligenti è una roba abbastanza degradante. Ce ne sono alcuni (come la mia amica Regina) che vengono qui tutti gli anni, e conoscono a menadito ogni angolo di questa città, e molto meglio di me che ci vivo. Sto parlando di persone che sanno che la Venere è nella sala 10 ed il Tondo Doni nella sala 34, probabilmente conoscono pure gli impiegati degli Uffizi, personalmente; io lì ed all’Accademia ci sono stato una sola volta, e vivo a Firenze da 43 anni. Sono stato più volte al Kinkaku-ji di Kyoto che a vedere la Primavera del Botticelli. Ho visto il David per 5 minuti 5. All’Imperial War Museum di Londra passai almeno 20 minuti davanti al Jagdpanther, in totale adorazione. La Sara era disgustata. Santa donna che mi sopporta.
Quindi ho imparato che gli americani non sono come gli sceneggiatori di Hollywood. Ho avuto la fortuna di conoscere molte persone intelligenti e grandi conoscitori dello Stivale. E’ da non credere che abbiano avuto per 8 anni un presidente come George W. Bush (anche se, la prima volta, avevano votato quell'altro).
Perciò mi stupisco molto quando degli americani mi pongono domande strane.
Coppia 70enne di nazionalità statunitense ma origine centroamericana. Arrivano al bancone per chiedere informazioni. Mi mandano un po’ in confusione perché parlano due lingue e non so quale usare: gli do una spiegazione in inglese e mi rispondono in spagnolo; passo anch’io allo spagnolo e mi riparlano in inglese; finisco che faccio un mix di spanglish che se mi sentisse Jennifer Lopez mi salterebbe addosso qui, sul bancone. Ok, mi rendo perfettamente conto che è altamente improbabile che JLo venga in questo albergo, ma se proprio si deve sognare, perché non farlo in grande stile?
Dispiego la mappa sul banco e via con le spiegazioni: noi siamo qui, gli Uffizi, l’Accademia, il Duomo, orari di apertura, ecc ecc. In più la locazione degli uffici della Hertz, perché hanno prenotato un auto.
Attimi di pausa.
Dove sono gli Uffizi? Dov’è Palazzo Pitti? Dov’è la Hertz?
Riparto con le spiegazioni.
Non la farò tanto lunga, sappiate che per mezz’ora, oltre a ripetere dove stava l’albergo, l’autonoleggio ed i musei, ho spiegato anche la direzione per Siena, Assisi e Pisa. Con relativo chilometraggio ed autostrade da prendere.
3 volte.
Quando sembra che abbiano assimilato la notevole mole di informazioni che gli ho sciorinato, la signora parte con la domanda topica:
Dove sta la piazza con la fontana del film?
Non credo di aver capito bene (cioè, ho capito benissimo, ma provo a vedere se la signora si ravvede): domando di che piazza sta parlando (notare che non mi ha detto nessun titolo di film, ma si capiva benissimo di quale pellicola voleva andare a parare).
Lei insiste: massì che hai capito, quella con la donna che va nella fontana e l’attore tuo omonimo (rip, grande Mastroianni, come mi piacciono i clienti stranieri che mi chiamano così. E come mi brucia ancora quando quegli italiani che mi dissero “Ah, lei si chiama come Dell’Utri”…).
Io ed il marito correggiamo la signora sull’esatta locazione di Fontana di Trevi, al che lei si riprende dal torpore:
I know is in Rome! I’m talking about the town where they eat the ice-cream”.
No, non ci siamo. Non mi ricordo di Mastroianni e la Ekberg che addentano un cono. Non è che sta parlando di “Under the Tuscan sun”? Infatti è proprio quello; e notare come il personaggio italiano del film si chiama come me, e non poteva essere altrimenti, anche se sono moooolto più figo dell’attore che lo interpreta.
Come sarebbe a dire che non lo sono?
Va bene, vado avanti, ma non finisce qui.
Ok, signora, la cittadina si chiama Cortona (in realtà è stato girato anche a Montepulciano, ma ometto la cosa, non abbiano a chiedermi informazioni anche su quella), ed è in direzione Assisi. Siete fortunati, quando prenderete l’auto non dovrete fare altro che fermarvici mentre andate ad Assisi.
Ora, tralasciamo lo sfondone sulla fontana (che non è a Firenze ma a Roma) che poi diventa una piazza per lo struscio con cono incorporato: questi clienti che hanno (più o meno) un percorso stabilito. Un bel giretto: Cortona, Assisi e poi tutto dritto per Roma.
E loro: e poi dovremo andare a Siena e San Gimignano.
Fermi, un momento.
Ripasso mentalmente ciò che mi hanno detto.
Volete fare, tutto in un giorno, Siena, San Gimignano, Cortona, Assisi e poi arrivare a Roma?
Mi confermano tutto e, accortisi della mia forte perplessità, mi chiedono se c’è qualche problema. Al che mi toccò spiegargli bene dove si trovano di preciso le 4 cittadine, e che è un po’ difficile farsele tutte in un giorno, calcolando che l’autostrada da Firenze a Roma non ci passa attraverso. Neanche tanto vicino. Quindi: altro quarto d’ora di spiegazioni attente sulla vera distanza e sulle strade da percorrere. Ma alla fine la signora se ne esce con un: “Oh, the agency told us it is possible”.
La volontà di fargli un facepalm davanti a loro è forte, fortissima. Resisto alla tentazione, il mio braccio destro penzola inerte lungo il fianco.
The agency was totally wrong”.
Silenzio assoluto. I due si guardano schoccati. Io, che un po’, lo ammetto, ci godo anche, butto giù il carico da 10:
“Believe me: no way”. A meno che non decidano di fare una sosta di 10 minuti 10 in ogni posto. Ma se vai a visitare una cittadina non ci vuoi passare almeno un’oretta? Specialmente dei luoghi così belli. Diamine, stiamo parlando di 4 tra i migliori borghi di questo quadrante stellare.
I due coniugi parlottano tra loro, e cominciano a realizzare che l’agenzia ha toppato (non ci vuole molto, se uno usa un po' di logica). Nel frattempo io mi metto a servire altri clienti, ma ho come un tarlo che mi rode in testa. Poi realizzo. Prendono l’auto dalla Hertz domani, ma partono tra 4 giorni.
Gli chiedo se hanno già prenotato un garage per parcheggiare l’auto.
E qui arriva la dichiarazione suprema.
Mi dicono che metteranno l’auto nel parcheggio gratuito.
Giuro, dissero proprio così: free parking.
Free parking.
A Firenze.
In centro.
JLo entrerà veramente da quel portone, mi verrà accanto e dirà: “You are mi hombre. Take me now, sobre este desk! Take my coño!”
Raul Bova varcherà questa soglia e mi tenderà la mano: “Volevo conoscere il quarantenne più figo di questo settore della galassia; sono lieto di essere il numero due, ma ora ti lascio, vedo che sei impegnato con la Lopez, tieni alto l'onore, bravo!”
Sono eventi molto più probabili che non il free parking a Firenze.
La signora, timidamente, azzarda: “The agency told us there is free parking in Firenze”.
A quel punto non potevo non farlo.
Mi è venuto spontaneo, naturale.
La mano sinistra prende gli occhiali e li posa sul banco.
La mano destra sale dal basso; scorre lungo il mio fianco, inesorabile, e si accosta al mio viso. Le dita si aprono e coprono per intero la mia faccia.
Un facepalm unico nelle sue dimensioni.
I due clienti mi guardano sempre più allarmati. Hanno realizzato che l’agenzia gli ha rifilato un pacco unico. Quelli che fanno i giochetti delle 3 carte sarebbero stati più onesti.
Pazientemente gli spiego che nelle città italiane, soprattutto i centri storici, il free parking è un sogno pornografico con JLo che si realizza, è la mia squadra di calcetto che vince la Champions perché io paro il rigore decisivo a Cristiano Ronaldo, è il parlamento che decide all’unanimità di dequartarsi lo stipendio, è silvio che annuncia il ritiro dalla politica, è la juve che ci rende lo scudetto dell’82 e la ‘oppa uefa del ’90 e chiedono pure scusa.
A quel punto mi viene spontaneo suggerirgli la soluzione: voi ora uscite dall’albergo (che siete davanti a ‘sto bancone da ¾ d’ora, ma siete venuti a visitare Firenze o vedere il marce perché è figo sul serio?) ed andate dritti alla Hertz a cambiare la prenotazione, e ritirare l’auto il giorno della vostra partenza. Qui in città non vi serve perchè siamo a piedi da tutti i punti più importanti, e se volete andare in qualche città vicina tipo Pisa o Siena, ci sono treno e/o autobus. Ad esempio lunedì (avevano di mezzo un lunedì nel loro soggiorno) perchè i musei a Fi sono chiusi.
Con questa affermazione, li faccio praticamente miei. Non sapevano che Uffizi ed Accademia sono chiusi il lunedì, quindi, letteralmente, li conquisto. Sono ai miei piedi, potrei ordinargli di praticare un sacrificio azteco sul primo tizio che entra in albergo e lo metterebbero in atto con entusiasmo. Così gli trovo gli orari del treno per Pisa la mattina, poi Pisa-Lucca nel primo pomeriggio; già, perchè nel frattempo era apparsa pure Lucca, che volevano pure vedere il fine settimana, e non mi pareva il caso visto che erano i giorni di Lucca Games & Comics (che non conoscevano, ovviamente) e durante il quale è più affollata delle coste della Normandia il 6 Giugno del '44. Infine stampo gli orari per il ritorno a Firenze nel tardo pomeriggio. Gli programmo l'intera giornata di visite. Ci prendo letteralmente gusto e li inchiodo su orari e piantine: mi ascoltano adoranti come le ss a Norimberga durante il discorso del fuhrer.
Non pago, gli faccio cancellare pure una notte a Roma: gli prenoto un albergo ad Assisi (trovo su booking e poi chiamo per prenotargli). Così alla partenza prendono l’auto e si fanno i loro giri per la Toscana e l’Umbria. E partiti da Assisi gli suggerisco anche la visita a Spoleto e le cascate delle Marmore. Od in alternativa (anche se più lunga) Orvieto. Infine gli suggerisco un buon ristorante dalle parti dell'ufficio della Hertz; segno tutto sulla mappa.
Mi ringraziano fino alle lacrime. Gli ricordo (3 volte) che devono scrivermi per dirmi com’è andato il loro giro.
Tornano la sera dopo cena, poco prima che stacchi il turno. Hanno modificato la prenotazione Hertz, prenderanno l'auto quando partono da Firenze, tra 4 giorni. Ma al ristorante non ci sono stati, si sono persi.
Ma come, era la cosa più facile di questo mondo, bastava andare sempre dritto per 200 metri lungo via Palazzuolo e...
Lascio perdere, non voglio sprecare altro fiato. Sono contenti di essersi risparmiati 4 giorni di spesa per un mezzo di trasporto che non gli serviva, basta così. E poi prima di salire in camera mi richiedono di nuovo gli orari Pisa e... Siena.
Lucca, signora, Lucca.
Ah, era Lucca?
Ristampo gi orari, li metto direttamente tra i preferiti, tanto li richiederanno oggi o domani. Gli ricordo un'altra volta che devono scrivermi. Gli do un altro bigliettino dell'albergo, ma comincio a nutrire forti dubbi.
Non li ho più sentiti.
Spero che sia perché hanno perso la mail dell’albergo, ma non mi stupirei se fossero ancora a giro per l’Umbria, l'altro Lazio o tutto il centro Italia....

lunedì 6 gennaio 2014

Non mi piace la frase “io non sono razzista però....”. E' una frase ipocrita, falsa, anche abbastanza schifosa.
Quindi non la userò.
Sarò franco e brutale.
Si, lo ammetto, sono razzista.
Sono uno di quei bastardi che discrimina, che considera inferiori una categoria di bipedi umani.
Ora mi immaginerete tutti con la divisa delle waffen ss od il cappuccio del klu klux klan, ma voglio essere chiaro e sincero:
affinchè io sia razzista, occorre una combinazione ben precisa di 3 elementi 3:
il sesso femminile;
la città partenopea;
il mestiere di azzeccagarbugli.
Turno di mattina di alta stagione, siamo di turno io e Gianni.
Io sono dietro alle partenze, Gianni prepara la situazione per gli arrivi del giorno.
Da noi i check-in cominciano alle 14. Ovviamente, se dalla sera prima avevamo camere invendute, è possibile anche fare un arrivo e mandare in camera un cliente prima delle 14. Oppure: se un cliente parte molto presto e la cameriera pulisce subito la camera, è possibile mandare su il nuovo cliente anche in mattinata.
Ma se, come accade quasi sempre in una città turistica come la nostra, siamo completi ed i clienti fanno tardi la sera e dormono fino a tardi la mattina, molte camere camera non sono libere prima delle 12, orario del check-out. Poi devono liberarle. Spesso ci tocca chiamare i clienti in camera ed invitali a levarsi dai 3 passi. A volte occorre minacciarli di addebitargli una notte in più. A volte l'addebitiamo.
Poi c'è stato chi arriva alle 12 e ragiona così: “Ma se il check-out è alle 12, anche il check-in è alle 12, no?”
Giuro, me lo hanno detto.
Più volte.
Di solito rispondo così: vuole dormire nelle lenzuola in cui ha dormito il cliente prima di lei?
Qualcuno capisce che ha detto una stronzata galattica perchè devi dare il tempo alle cameriere di pulirtela, la camera; ma altri non ci arrivano, ed insistono pure: camera libera alle 12, camera pronta alle 12. Dov'è il problema?
Una volta, ad un cliente, dissi:
“Nessun problema, le nostre cameriere hanno studiato arte della pulizia immediata ad Hogwarts. Agitano le bacchette magiche e voilà, tutto pronto”.
Ma il cliente non conosceva Hogwarts ed aveva lo spirito umoristico di un'ameba, quindi mi toccò spiegargli tutto di nuovo in maniera più convenzionale.
Ma torniamo agli arrivi di quel giorno.
Prenotazione di 4 camere a due letti. Belle camere, tranquille e silenziose, vicine tra loro, terrazza, vista duomo, fettina di culo, ecc. ecc. Alle 9 del mattino arrivano in albergo 8 matrone napoletane, avvocatesse, a Firenze per un qualche congresso di nonmiricordopiùeneanchemiinteressaricordarlo.
Ovviamente le camere non sono pronte. Eravamo quasi pieni e quelle 2 o 3 camere invendute del giorno prima non erano come richieste dalle clienti.
Bene, immagino abbiate già capito il motivo del mio razzismo verso quella combinazione.
Le signore fanno partire una “piazzata” da filmettino con la Loren e De Curtis, manca solo la maschera di Pulcinella, la foto di Maradona appesa al muro ed il Vesuvio sullo sfondo. Ma le urla e la caciara c'è tutta:
“E' uno scandalo! Noi abbiamo prenotato! Noi siamo avvocati! Abbiamo viaggiato con il treno! Dobbiamo andare al congresso! PRETENDIAMO LE CAMERE ADESSO!”
Io e Gianni siamo letteralmente allibiti. Credo che le signore siano state veramente fortunate che in Italia non ci sia la stessa libertà di uso e possesso delle armi da fuoco che c'è negli Usa, perchè sicuramente avremmo avuto uno shotgun sotto il banco, e non avremmo esitato ad usarlo, direttamente in faccia alla clienti. Il problema maggiore dopo sarebbe stato ripulire tutta la hall, ma probabilmente avremmo avuto l'aiuto degli altri clenti. Oltre ad un'ovazione ed applausi dopo le esecuzioni, chiaramente.
Ci volle una mezz'ora buona per far calmare le signore e spiegargli che ci sono regole precise in albergo. Che, incredibile a dirsi, esistevano altre persone su questo pianeta. Persone che avevano pagato ed avevano diritto ad usufruire della camera fino a mezzogiorno. Non ci fu verso. Non lo capivano, non lo accettavano. Pretendevano le camere subito, a sentire loro dovevamo chiamare in camera e dire a chi era lì di andarsene immediatamente. E si risentivano perchè non lo facevamo.
Poi, di lì a poco, partì un cliente da una di queste camere, era una bella camera al quarto piano, con terrazza e vista, come da loro richiesto in fase di prenotazione, perchè nei giorni prima eravamo stati previdenti e fatto si di mettere in quelle camere clienti che partivano proprio quel giorno. Ma non immaginavamo che arrivassero queste -scusate, ma quanno ce vò, ce vò- stronze fuori misura. Comunque il cliente partì, e spedimmo subito la cameriera, che era appena arrivata, a rifare la stanza. Gli ordinammo di tirare anche un po' via nel pulire ma fare in fretta, perchè non vedevamo l'ora di togliercele di torno. Di lì a 20 minuti era pronta, e riuscimmo a convincere le strunz ad andare almeno in questa camera, così che potevano tenerci i bagagli e sistemarsi, se proprio dovevano andare al congresso presto quella mattina.
Io spero che comprendiate il mio razzismo. Possedessi il Tardis, non esiterei ad usarlo per portare qui una dozzina di agenti dell'NKVD affinchè prelevino tutte le avvocatesse di Napoli e le deportino nella Siberia delle purghe staliniane E' per una giusta causa, è un atto dovuto, è un impegno morale.
ps. le signore, per tutto il soggiorno (ben 4 notti, roba da urlo di Munch) non si degnarono di dire un grazie o prego o buongiorno e buonasera quando entravano o uscivano dall'hotel o quando scendevano per andare a fare colazione. Convinte imperterrite di essere nel giusto.
Ed ogni volta che ci penso, mi viene da dire:

morte e distruzione!

venerdì 3 gennaio 2014

Qualche giorno fa vi raccontai del problema del portiere di notte con i cuscini. Questa mi accadde 15 anni fa, quando cominciai la mia carriera di banconista negli alberghi.
Non mi trovavo qui, ma in un altro albergo, un'altra ditta.
Coppia inglese in viaggio di nozze. Camera 201, è una bella camera, fidatevi. Era di notte, ovviamente, loro stavano diversi giorni, se non sbaglio più di una settimana. Due ragazzi giovani e ben messi fisicamente, anche se con qualche chiletto in più (ma a lei stavano benissimo. Anche qui: fidatevi). Rientrarono la sera dopo cena, io ero impegnato con dei clienti, e forse questo gli dette l'impressione che sarebbe stata una cosa lunga, fatto sta che mi interruppe “May we have two more pillows, please”.
“Of course, sir, a couple of minutes and i'll knock your door”
“Thank you soooo much, i really appreciated, it's soooo kind of youuu”
E' impossibile rendere l'accento inglese per iscritto. Chi lo conosce, se lo immagini. Chi non lo conosce, si scarichi la puntata dei Simpson quando vanno a Londra. In lingua originale.
Comunque.
Riprendo a dare spiegazioni a chi avevo davanti, proprio non lo ricordo; magari era un check-in, oppure mi chiedevano dei musei, boh. Sono passati 15 anni, in fondo. Ma non ci misi troppo tempo. Fatto sta che dopo finito, chiudo l'ingresso e vado a prendere i cuscini. Ora, in quell'albergo ci sono meno piani che dove lavoro adesso. Sono 34 camere, di cui solo 2 al terzo, quindi in un paio di minuti si raggiunge qualsiasi camera. I cuscini poi non sono in una stanzetta distante 3 piani, quindi in veramente pochi minuti potevo essere sul posto. Diciamo che, a farla lunga, saranno passati 10 minuti. Ma proprio a tenermi largo. In più tenete conto che avevo 15 anni di meno, quindi farmi appena due piani di corsa a piedi fino alla 201 per me era uno scherzo.
Perciò imbraco i cuscini nelle federe e salgo su di corsa per le scale, arrivo alla camera, faccio per bussare...
….
le nocche della mia mano si fermano a due micron dalla porta.
….
Sono bloccato, congelato, immobilizzato.
Hermione Granger con un Pietrificus non avrebbe potuto ottenere un risultato migliore.
….
Voce femminile.
Geme.
Di piacere.
….
Immergo la faccia (occhiali compresi) nei cuscini, in un facepillow; un facepalm di livello superiore.
Magari mi sbaglio, forse è la 202. Forse la 204 o 207, che sono lì accanto.
No, silenzio assoluto.
Non ci sono dubbi, è proprio la 201. Secondo facepillow.
Ma siete proprio due pirla! Ma quanto pensavate che ci mettessi a portarvi i cuscini? Vi siete strappati i vestiti di dosso appena richiusa dietro di voi la porta della camera, perchè ho impiegato meno tempo a portare i cuscini che un qualsiasi essere umano a spogliarsi (ed eravamo in estate, quindi poca roba da togliere).
Non so proprio cosa fare, comincio a girare in tondo di fronte alla porta della camera, facepillandomi. Di bussare non se ne parla, non mi va di interrompere il momento. Ma che ca**o però! E che vi costava aspettare un po'?
Scendo (in punta di piedi) e torno al bancone. Neanche il tempo di mettermi a sedere che chiamano da un interno. Ed indovinate un po'? Si, la 201. Vogliono i cuscini.
Torno su di corsa. Mi sistemo in una posizione che è impossibile vedere all'interno quando il cliente aprirà la porta, come vedo apparire un braccio gli allungo i cuscini e mi fiondo giù per le scale. Sono più imbarazzato io di loro, garantito.
Poi non ricordo altro, sono passati 15 anni.
Ma i gemiti di piacere, quelli non me li scordo.


martedì 31 dicembre 2013

Questo è quel che scrissi l'anno scorso, alle 6 del mattino del 1 gennaio 2013, dopo il turno di notte.


Finito anche questo turno di notte, i vandali hanno scorrazzato per la via, che ora è una discarica a cielo aperto.
Dipendesse da me, sarebbero a festeggiare nel gulag, a meno 30. In bermuda.
Renzi, mannaggia la miseria, basta concerti di fine d'anno! Coi soldi che si risparmia per le pulizie delle strade la mattina dell'1 gennaio, ci si faceva lo stadio novo.





 

Solidarietà ai colleghi che si sciropperanno la notte del 31 in turno (quest'anno sono libero). Non è per il giorno in sè, in fondo è una notte come un'altra. E' per il disastro che si verifica durante la notte.

Morte a vandalizzatori. E buon anno.

lunedì 30 dicembre 2013

Russi.
Strafatti.
Porta chiusa.
Anche invertendo i fattori il risultato non cambia: tentativo di aprire la porta con la forza.
Campanello? In russia i campanelli non esistono. Sparano una raffica di ak-47 in aria e chi è all'interno va ad aprire. Ivan, tovarich, tu puortato vuodka, da?
Lui: classico russo biondiccio slavo, manca solo il l'elmetto ssh40 con stella rossa e simbolo divisionale del 4° corpo meccanizzato della guardia. La vodka è già al sicuro: nello stomaco. Spero ci rimanga. Almeno finchè non raggiunge il bagno della camera.
Lei: incredibilmente, una russa che fa apparire femminile un transessuale argentino. Forse è quello il motivo per cui beve: ha una delle poche russe per niente belle del pianeta. 
O forse no, berrebbe uguale. L'attrazione dei russi per l'alcool pesante è direttamente proporzionale a quella di un buco nero quando si passa l'orizzonte degli eventi: fatale ed ineluttabile.
Entrano. Lui si stravacca sulla poltrona dell'albergo, biascicando qualcosa. Non capisco neanche se è russo, da quanto parla male.
Lei, incredibilmente, appare lucida. Tracce d'inglese. Vuole un caffè. Facciamo 'sto caffè.
Bar.
Caffè pronto.
Si, potete portarvelo in camera.
Lei si avvia all'ascensore.
Lui si appoggia con le terga con bancone del bar, ma non si smuove.
Ti levi dai 3 passi?
Fermo lì, piantato come la Concordia sullo scoglio.
Mi guarda.
Biascica. La traduttrice è all'ascensore. 
Poi mi prende a braccetto.
Mi tocca fare da cane guida.
Lo porto al'ascensore, dove lei nel frattempo ha versato mezzo caffè. Allora anche tu ci hai dato dentro di vodka.
Salgono in camera, io vado a prendere lo straccio.
E meno male che è solo caffè.

venerdì 27 dicembre 2013

Faccio il portiere d'albergo, sono un turnante.
Turnante significa che, ogni settimana, ho 3 turni di giorno, due notti e poi due riposi. Ma se il portiere di notte è in ferie, diventano 5 notti a settimana. E se alcuni colleghi sono malati, anche qualcuna in più. Ma chiarisco subito: non intendo affatto lamentarmi di ciò, anzi. E' un lavoro che mi piace, anche se ammetto che preferisco maggiormente i turni di giorno che quelli di notte. Ma tant'è, ho un lavoro e pure retribuito, e di questi tempi ciò mi trasforma in uno degli elementi più invidiati dal 90% della popolazione.
Come in tutti i lavori, ci sono delle responsabilità. Di notte sono l'unico addetto al ricevimento presente. Anzi, sono proprio l'unico di tutta la ditta, almeno fino all'arrivo dei ragazzi/e della sala colazioni. Ma fino ad allora, dalle 23 alle 6 del mattino, sono solo. Ed ho l'obbligo di rispondere delle esigenze della clientela.
La richiesta maggiore riguarda i cuscini. Il cliente chiama al ricevimento, ed a quel punto gli chiedo di scendere a prenderseli, perchè non posso assentarmi dal bancone. Molti ne rimangono contrariati, ma se possibile, li faccio scendere. Il problema capita quando finisco i cuscini che teniamo nel deposito della hall. In quel caso devo salire a prenderli. Ecco la procedura:
-chiusura cassa e chiavi infilate in tasca;
-chiusura albergo, se qualcuno rientra dovrà aspettare; ovviamente, come sempre in questi casi, qualcuno rientrerà. E' sempre così al ricevimento: a volte non vedi nessuno anche per un paio d'ore, poi come ti assenti per farti un caffè, bere un bicchiere d'acqua o fare la pipì, arriva il mondo.
-salita delle scale fino allo stanzino biancheria (al terzo piano!); l'ascensore in questo caso è assolutamente verboten, non posso in alcun modo rischiare di rimanere chiuso dentro. Chi mai verrebbe a liberarmi, John Mcclane? La legge di Murphy è sempre in agguato, e la presenza del portiere all'interno aumenta la probabilità di guasti del 475 %.
Perciò via di corsa fino allo stanzino (5'' e 3 decimi, record mondiale), afferro i cuscini, afferro le federe pulite, infilo i cuscini nelle federe e poi tutto di corsa (ma non troppo o si fa rumore) per altre scale e/o il corridoio fino alla camera del cliente. Arrivo con un principio di enfisema, ma come dice il dottor Jones, non sono gli anni. Sono i chilometri.
Non mi resta che bussare.
Beh, tutto questo scalmanassi viene vanificato dal cliente, che se la prende molto comoda. Tranquillo, non sono al lavoro! Il mondo gira intorno a te, aspetterà! Che te ne importa se il portiere si prenderà i vaffa da parte di quello che aspetta fuori dall'ingresso, e se sono fortunato (ed io lo sono particolarmente) è il direttore che passava dal centro alle 23.30 e veniva a chiedermi come va! “Marcellino, ma perchè aveva chiuso? E dove era?” “Ma niente, lo sa che l'armadio della 107 è collegato a Narnia, ero andato a fare un saluto al leone ed alla strega.” (Devo servire un cliente, mica posso lasciare il portone aperto, no?)
Busso per la seconda volta.
-Chi è?-
-(tua nonna in carriola) Sono il portiere, le ho portato i cuscini-
Dopo di che, cala nuovamente il silenzio. Non odo rumori di sorta, non si sente neanche la tv, che di solito a quell'ora tutti tengono accesa al massimo volume possibile (e per fortuna c'è un limite impostato sui nostri apparecchi).
Attendo, impaziente, mentre il mio cervello rumina pensieri stragisti. Dai, posa il piedino giù dal letto, metti le ciabattine e vieni ad aprire e prenderti questi ca**o di cuscini, muoviti! Rapido, pedazo de burro! (da ciò deducetene che era di lingua spagnola).
Niente, nessun rumore. Busso nuovamente.
Non mi risponde neanche.
Notare che questa emerita fa*a mi aveva appena chiamato dalla camera sul centralino, ed ora non mi apre; ma chi ti aspettavi che bussasse? Il mostro di Milwaukee? Sono il portiere, no? Quello a cui, due minuti fa, hai chiesto “Posso avere due cuscini, per favore?” (puedo haber dos almoadas mas, por favor?)
Finalmente odo dei rumori, qualcuno si sta muovendo verso la porta. Ma con comodo, eh! Attendiamo pure che torni la cometa di Halley, così me la perdo perchè sono dentro un corridoio con due cuscini in mano!
Finalmente mi apre! Halleluia. Tiè, beccati 'sti cuscini, ora corro giù al bancone.
-Un momento, per favore-
Ed ora cosa c'è? Non me lo dice. Accosta la porta – Non vada via!- Ma io ho fretta, me la darai domani la mancia, va bene lo stesso, dai! Lui insiste, ma io telo. Devo tornare al ricevimento, non posso stare qui ad attendere lui che frughi nei sui bagagli alla ricerca di una monetina da 20 centesimi, col tempo che ci mette a trovarla fa a tempo a finire l'Olocene e cominciare la prossima era geologica.
Quindi mi faccio il percorso inverso, gettandomi a rotta di collo giù per le scale. Ovviamente, come sempre in questi casi, qualcuno sta suonando furiosamente il campanello. Arrivo trafelato alla porta ed apro. Il/la tipo/a in attesa avrà da lamentarsi neanche fosse lì da tutta la notte quando saranno passati si e no un paio di minuti.
“Ma dove ca**o era?”
“Scu...scusi...anf... per... l'a..attesa, ma.. anf... un cliente... anf.. mi ha chiesto... anf... un cuscino... e sono salito... anf”
“Ah... me ne porta uno anche a me?”
L'ho infilato nell'affettatrice e servito la mattina sul buffet delle colazioni al posto del prosciutto.

lunedì 23 dicembre 2013

La Sara lavora in uno degli alberghi più belli della città, un piccolo 3 stelle con una grande sala del ricevimento il cui soffitto è totalmente affrescato. Una meraviglia fiorentina che rende più piacevole il soggiorno per chi è turista e più piacevole il lavoro chi è dipendente. E pure più piacevoli i sonnellini per i lavoratori notturni (parlo con cognizione di causa: ci ho lavorato).
Diventa meno piacevole quando capitano clienti stracciamaroni, come un paio di giorni fa.
Coppia di amiche americane over 70 ed over truccate. Molto over truccate. Modello 5 cm di spessore di fondotinta e labbra rosso fuoco. Mantengono sul mercato una mezza dozzina di negozi di cosmetici (e di edilizia). Innalzano a defcon 5 la disperazione della cameriera e del lavandaio: la prima deve cambiare le lenzuola tutti i giorni perchè irrimediabilmente macchiate di fard e/o rossetto, il secondo perchè non manda via le suddette macchie neanche con lavaggio a temperatura da altoforno.
Il problema è che sono anche irrimediabilmente distratte. O forse sarebbe meglio dire irrimediabilmente anziane. Esempio: arrivano al ricevimento per chiedere orari di treni e/o bus da Firenze per qualche dozzina di cittadine (Siena, Pisa, Novosibirsk, Okazaki...), di solito accompagnando la richiesta da vezzeggitivi tipo “Honey” “Sweetie” “Darling”; la Sara (o la sua collega Cecile) trovano e stampano gli orari richiesti in 10'' 42, record mondiale tra i professionisti del bancone. Solo che, una volta fatto ciò, le signore si sono volatilizzate. Distratte dall'età avanzata, o semplicemente dall'assenza di materia grigia, sono uscite dimenticandosi della richiesta che avevano fatto, lasciando l'addetta al ricevimento con i fogli stampati in mano, che resta lì come un'allocca e con la domanda “ma perchè non ho accettato quel lavoro nella miniera di amianto del Congo Belga?”.
Ovviamente quando le signore tornano in albergo, l'addetta al ricevimento gli darà i fogli stampati precedentemente “Ecco gli orari dell'astronave per Omicron Persei 8 che mi avevate chiesto”, ma le signore replicheranno “Ah, ma noi non le volevamo! Noi vogliamo andare a ….” (inserite una località a caso). In totale passano al ricevimento ¾ del loro intero soggiorno. Ok, è un bellissimo ricevimento, ma se sei venuta a Firenze, visita Firenze, no?
Tre giorni fa scendono al bancone a chiedere informazioni: vogliono andare in gita a Capri. Una giornata.
Mia moglie, prima di perdere tempo a cercare i dati che servono sul motore di ricerca, chiede una conferma alle signore: siete sicure? Sapete che dovrete partire molto presto? Si tratta di passare ben 3 ore di treno fino a Napoli sola andata, poi in bus dalla stazione fino al porto della città partenopea (non ci siamo mai stati, ma ne deduciamo sia così) e poi in traghetto fino a Capri. E poi c'è tutto il viaggio di ritorno, in totale sono più di 8 ore solo su mezzi di trasporto, e...
le signore non comprendono...
...
why a boat?
.
REALLY? CAPRI IS AN ISLAND? OH MY GOOOOOOD!