Qualcuno
disse, una volta: “siamo figli del nostro tempo”
Le
mie figlie, spesso e volentieri, giocano ai surgelati. Anche ieri la
più piccola bussava alla porta di camera canticchiando “Sei già
sveglia oppure dormi…” e via di seguito. Sono convinto che quelli
della Disney lo abbiano fatto apposta contro di me, a fare un cartone
su due sorelle. Con quello che gli ho dato in gadget, hanno soldi per
i prossimi 2 decenni.
Ma
c’è speranza.
La
sorella della zia gli ha scaricato tutti gli episodi di Candy Candy,
così ora si sono entusiasmate alle vicende della biondina, il suo
amico Terence e tutta la banda. La storia di un gruppo di ragazzi
americani di inizio novecento con atteggiamenti da veri giapponesi.
Quindi
ce la possiamo fare. I giovani d’oggi possono essere istruiti ai
miti dei loro padri, anche se nel caso di Candy Candy, più delle
madri (io rimango un fanatico di Lamù. Niente ha colpito le nostre
fantasie maskio-italiote più di quel bikini tigrato). La chiamerei
“memoria tangibile”.
Domenica
mattina, e come tutte le domeniche mattine, partenze a gogò. Coppia
italiana della mia età.
Mi
porgono la carta di credito per il pagamento. La inserisco nel pos,
digito l’importo e giro la macchinetta alla signora.
Rimane
un attimo spiazzata.
-Eh?
Cosa? Come? Ah, già, il pin. Vado?-
Non
puoi non usarmi la prima persona singolare del verbo “andare” e
non aspettarti LA risposta:
-Vadi
contessa, vadi-
10
minuti buoni di risate. 10 minuti dove tutti e 3 (io ed i due
clienti) abbiamo rievocato le epiche battute del povero e bistrattato
impiegato (un personaggio in cui mi rifletto, aimè, spesso). Battute
viste al cinema, quando eravamo diversamente maturi.
La
prossima volta che lo danno in tv, devo farlo vedere alle bimbe.
Od,
in subordine, me lo faccio scaricare dalla Chiara.
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