Spocchiosi,
arroganti, presuntuosi, supponenti, litigiosi, polemici…
Quanti
altri aggettivi si possono trovare per descrivere i fiorentini?
Diciamola
tutta: ‘un si garba punto. Ora poi, che siamo primi in classifica,
in molti ci odiano proprio. Gli garberebbe rivedè l’Arno che se ne
va a giro per il centro (evento che capita solo quando si tratta di
mantenere vergini certe tipe).
Raga,
tranquilli: a fare danni, ci pensiamo noi fiorentini stessi, che ci
odiamo a tal punto da tenere fermi i bus nei depositi, in uno
sciopero che, anche lì per qualche strana congiunzione astrale, cade
sempre e puntualmente di venerdì. Oppure con il fantasmagorico
blocco delle centraline dei taxi; magicamente, vanno in tilt solo ed
esclusivamente quando in comune dichiarano che avrebbero immesso più
licenze taxi, e la cosa più stupefacente è che i tassisti, quando
si arrabbiano, si riuniscono in assemblea in una casa del popolo. Che
è un po’ come se Briatore, invece del Billionaire, decidesse per
una sera di andare alla Festa dell’Unità di Agliana. E venisse
accolto a grandi pacche sulle spalle.
Ci
salvano i turisti, che amano Firenze a tal punto da venire qui costi
quel che, tra scioperi di ogni tipo, disservizi vari, traffico
impazzito, costi altissimi, tasse di soggiorno e chi più ne ha più
ne metta.
Non
tutti, purtroppo.
Turno
pomeridiano.
Benchè
abbia la metà dei miei anni, entra nell’albergo con il fiatone di
Bartali sul Tourmalet, costretto da De Gasperi e Togliatti a spingere
sui pedali per salvare il paese dal disastro. E’ fatta al 90% di
gambe. Il problema è che è alta quanto il trolley che spinge. Che
deve avere un peso approssimativo di 3 tonnellate.
Ed
anche lei, come peso, dobbiamo essere su quella cifra. Tanto per
farvi capire le proporzioni.
“Finally
i’m here!” Urla in inglese con accento castigliano. Poi si
stravacca sul divano della hall, lasciando il trolley nel mezzo, ed
esprime il suo spassionato parere su di noi, condiviso con tanti
fiorentini ed il 90% del resto della penisola:
“I
hate this city”
Non
sono adorabili? Non vorreste lanciargli una Kamehameha, quando fanno
così?
Non
mi va di discutere con costei dei problemi che emergono nel
viaggiare. Uno dovrebbe tenerli in conto. Ci sono, e tanti. Ne ho
patiti anche io, ma il punto focale, lo zenit del viaggio disastrato,
la mia piccola odissea personale, fu il trovarmi in pieno buio fuori
dall’aeroporto di Dublino: l’ultimo volo atterrato, l’ultimo
bagaglio sul nastro trasportatore, l’ultimo ad uscire
dall’aeroporto, con una grassone cinquantenne con capelli rossi ed
un pancione premaman plurigemellare che non aspettava altro che mi
levassi dai tre passi per chiudere il bandone ed andarsi a scolare
una ventina di quelle straca**o di guinness, good for him e
maledettamente bad for me. Una volta fuori, bandone che si abbassa,
luci alle mie spalle che si spengono e, davanti ai miei occhi, un
megaparcheggio completamente vuoto, fermate bus e taxi comprese, ed a
malapena illuminato da pallidissimi lampioni. Oltre, il verde
smeraldo della splendida campagna irlandese: totalmente invisibile
perchè immersa nel buio della notte. Che è ottimo se sei con una
bella ragazza, ma non serve ad un ca**o se hai sulle spalle un
megazaino di 3 quintali.
Ma
me l’ero cercata. Me la sono suonata e cantata da solo. Mi sono
rimboccato le maniche e, come direbbe Gunny: improvvisare, adattarsi
e raggiungere lo scopo. Sono sopravvissuto, sono ancora qui. Tornato
con un amore sconfinato per l'Irlanda, a cui non ho mai dato colpe
alcune. A parte bus e taxi, ovviamente.
La
sorella gemella di Brontolo invece no. Viaggia con un mega trolley e
si lamenta delle difficoltà del caso. Se la prende con la città che
aveva deciso di visitare. Scommetto che se si trovasse a movimentare
quel trolley tra le macerie di Kobane, davanti ad un curdo armato
fino ai denti che quelle rovine le ha strenuamente difese, non
direbbe “i hate this city”.
Ma
io, per mia grande, enorme e sfacciata fortuna, sono l’opposto di
un guerrigliero dotato di ak-47. Sono un impiegato in giacca e
cravatta, con il dovere di trattare tutti i clienti allo stesso modo:
con garbo e gentilezza. E’ entrata esclamando “finally i’m
here” quindi presumo che fossimo proprio noi, l’albergo che ha
prenotato per la vacanza a Firenze. Ok, vediamo chi è costei, in che
modo ha prenotato, quanti notti sta, eccetera eccetera. Così se ne
sale in camera e magari, dico magari, si tranquillizza.
Invece,
quando la tipa decide di alzare le sue chiappone dal divano e venire
al bancone, se ne viene fuori con questa splendida frase:
“I
need a room”.
Io
mi sto chiedendo ancora oggi, a distanza di quasi un mese, perché
mai avesse detto “finally i’m here”, e perché abbia eletto
questo albergo a luogo deputato per le sue follie. Con tutte le
strutture ricettive che ci sono da SMN a qui, lei ha deciso che
questo era il luogo, il posto. Questo e nessun altro.
Li
attiro come i salmoni con gli orsi.
Una
camera ce l'ho. L'ultima. Non una singola, ma una doppia, e come tale
in vendita, che ci siano una o due persone. La informo sul prezzo e,
sorprendentemente, le va bene. E non è un prezzuccio. Ma prima
chiede di vedere la camera. E' giusto, è sempre bene visionare il
prodotto, prima di acquistarlo. Perciò chiamo Turbo Matteo e lo
mando su con lei a visionare la stanza.
Poteva
andar bene? Ovviamente, no.
Scende
dopo pochi minuti che è “horrible”. Oscura, buia, non c'è
neanche la finestra.
Mah.
Veramente la finestra c'è.
“Where?”
Ma
come “where?” Dietro la tenda. C'è un bel tendaggio, a coprire
la finestra. Anche Matteo ribatte il concetto. Era proprio di fronte
all'ingresso, bastava avanzare e scostarla. La tipa non ha fatto
neanche due passi all'interno che è voluta venire via subito.
Alza
le spalle; evidentemente, di scostare una tenda, non le interessa. Mi
chiede se abbiamo una camera più luminosa.
Ora,
avrei potuto sbattermi un po' e vedere cosa potevo combinare, ma
certi atteggiamenti mi scompongono. Mi tocca mettermi a fare il
tetris nelle camere in assegnazione, spostando gli arrivi del giorno
e riassegnando il tutto. Operazione niente affatto semplice. Camere
al quarto e quinto piano sono fuori discussione. Sono prenotate. C'è
chi chiede quel piano per avere la terrazza e la vista. E comunque la
tenda c'è anche lì. Potrei trovarle una al primo piano, ma dà
sulla strada, ed ovviamente, lei se ne viene subito fuori che la
vuole “quiet”: tranquilla.
Più
tranquilla di quella che le ho fatto vedere, peraltro, non ne ho.
“So,
you don't have a room for me?”
Questa
è veramente la frase che indispone il portiere. Ma chi sei? Ma chi
ti conosce? Arrivi qui in un pomeriggio inoltrato, ti lamenti di
problemi che ti sei creata da sola e non avresti avuto se fossi
rimasta a casa tua ed ora pretendi anche che, le 17 passate, in una
delle città più visitate del globo, periodo super affollato, pieno
di gente che attraversa il pianeta per visitarci, che brama,
finalmente, di godere dell'agognata vacanza fiorentina, tu dicevo,
solo e soltanto tu, pretendi di trovare, nel primo albergo in cui
entri, la camera perfetta? Ma sei in vacanza. Rilassati, che non sei
sola al mondo. Non è che ho una camera per te. Ho una camera, punto.
Te la fai andar bene, se vuoi dormire.
“We
did our job: we sold all the rooms. This is the only available today”
e le mostro la chiave. Espressione sempre più scocciata. Diciamo
pure sull'incazzato andante con brio.
“I
suggest you to see the room again, it's a very qu...”
“Who
is him?” ed indica in alto, sopra di me.
Se
c'è una cosa che non sopporto, è quando mi interrompono nelle
spiegazioni. E' chiaro che non le interessano; ha deciso che non
vuole sentire altre ragioni all'infuori della sua, e mi salta di palo
in frasca. Come direbbe Winny the Pooh: oh, rabbia.
Sopra
al ricevimento abbiamo un piccolo busto del Divin Poeta che, sguardo
accigliato e severo, veglia ed osserva. Mira sdegnato l'immane
casino.
Provo
a spiegarglielo. Tento di dirgli che, ben 700 anni fa, questo mio
concittadino scrisse a proposito di un mistico viaggio attraverso
l'Inferno, Purgatorio e Paradiso. “have you ever heard about him?”
“I'm
so tired i don't know even my name. I don't want to stay here any
more. Where is the station?”
Un
paio di secondi della durata approssimativa di due secoli: basito,
bocca aperta come un pesce appena pescato. Poi mi limito ad indicare
con il dito la direzione. Lei si appoggia al trolley neanche fosse
una schiava intenta a spingere una delle pietre della piramide, e se
ne esce con la stessa espressione di un tifoso di
colei-che-non-deve-essere-nominata dopo il 4-2.
La
sua destinazione mi rimarrà sconosciuta (e, detto tra noi, non me ne
può fregare di meno), ma il sottoscritto, Matteo, un busto di pietra
con nasone ed una stanza “senza finestra” è tutto quello che
ricorderà di Firenze. Oltre alla parte più bella secondo Andy
Warhol. Duemila anni di storia buttati nel cesso.
Firenze,
2015, Hotel “ma che ci sei venuta a fa”
ps.
un'ora dopo, camera rivenduta (ed albergo al completo) a coppia
argentina. L'hanno visionata e gli'è garbata subito un monte perchè
“muy tranquila”. E pure con la vasca. E poiché si sono
orgogliosamente presentati come di Rosario, me ne sono uscito con un
“Batistuta, Batistuta!” con accento argentino (ormai mi risulta
più facile che con altri dialetti italiani). Suscitando ulteriori
simpatie.
Poi
sono stati mezz'ora con i gomiti appoggiati al bancone a digitare su
what'up, con una serie di bip-bip a tutto volume e qualche risata
sguaiata di tanto in tanto, e vabbè, ma per lo meno dopo sono usciti
a cena e per fare un giro, e quando sono tornati, poco prima che
staccassi, mi hanno fatto “Que ciudad increible, que tienen. Muuuuy
hermosa. Muuuy linda”.
E
mi ha salvato la giornata.
pps.
Tutto sommato, è stata un'ottima settimana. In effetti, lo è quasi
sempre, quando non si hanno i turni di notte. Ci si sveglia per
accompagnare le bimbe a scuola, e si torna a casa trovando sul tavolo
una lista di 3 chilometri di cose da fare (Stira! Fai la spesa!
Pulisci i pavimenti! Non far entrare in casa nessuna donna
all'infuori di mia madre o mia suocera!) che diventa immancabilmente
una pallina con cui giocare ad imitare Borja Valero in salotto (non
fatelo. Ripeto: non fatelo. A meno che, come me, non sappiate
nascondere adeguatamente i danni). Il risultato è stata una
settimana di scrittura, lettura, cazzeggio vario, concerto di Joe
Satriani (tanta roba!) e sono pure primo in classifica, che è sempre
cosa buona e giusta. E la settimana prossima, altro concerto e
probabile ritorno a giocare a World in Flames.
E'
meglio non ci prenda troppo gusto....
ppps.
Salutate la capolista :p
pppps.
Non succede. Ma se succede....
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