Portiere d'albergo. Vorace lettore. Scrittore a tempo perso. Giocatore da tavolo. Nemico di un gatto. Depresso cronico. Attendo l'arrivo dei Vogon o, in subordine, il ritorno di Vladimir Ilic Ulianov.
venerdì 5 febbraio 2016
Chi disprezza,
compra.
Non vale per
tutti. Ci sono persone che se trovano qualcosa che non gradiscono,
poi la evitano. Ma parecchia altre gente fa proprio il contrario.
I puristi mi
daranno addosso, ma lo devo dire.
Nel '99 mi trovavo
in quel di Okazaki. Io, una spagnola, un crucco, uno yankee ed un
altro paio di persone che non ricordo (mi pare cinesi, od un'indiana,
non so), decidemmo di andare al cinema a vedere la “Minaccia
fantasma”; il nuovo film di Guerre Stellari, anche se, in linea
temporale della saga, in anticipo rispetto agli epici scontri della
Morte Nera e gli squadroni di X-fighters coadiuvati dal Millenum
Falcon.
Come direbbe
Fantozzi: fu una cagata pazzesca.
Ma sul serio.
Tutto il film per intero, non solo per l'esistenza di un personaggio
improbabile come Jar-Jar. Mi spiaceva più per vedere gettato via il
talento di McGregor in un film stupidissimo, lui che manca poco mi
convinceva a drogarmi solo per emularlo come in Trainspotting. Non
sto scherzando: tra Star Wars I e la Corazzata Potemkin, che ho visto
alle medie, il secondo è un capolavoro epico. Soprattutto la scena
della scalinata. Ah, quanto ho sognato di essere un soldato zarista
che scende la scalinata, loro si, che sono truppe imperiali serie e
cattive, come devono essere. E' facile distruggere un pianeta
pigiando un bottoncino, eh? Vuoi mettere imbracciare un bolt action e
sparare direttamente sui civili?
Chiaramente mi
sono ostinatamente rifiutato di vedere gli altri due, e non vedo
l'ora di perdermi i prossimi 3.
Ma i puristi no,
Per loro è un capolavoro. E' una pena in realtà, e lo sanno
benissimo, ma non possono fare a meno di vederlo 3 o 4 volte al mese.
Chi disprezza,
compra. Appunto.
Italiano, mezza
età.
Con l'eleganza un
pdc italiano che incontra il primo ministro di Freedonia (l'altro
nome della Persia), con la pancia di Ronaldo un mese dopo aver smesso
col pallone, con il carattere di Donald Trump alla convention
repubblicana, con la faccia dell'avvocato Bjurman subito dopo il
tatuaggio.
Mezza età buttata
lì, e poi tirare la catena.
Si presenta per il check-in, ed esordisce così, sue testuali parole:
“Mi dia una
camera carina, eh, che l'ultima volta me ne ha data una che era ai
confini della realtà”
Uh, va bene, va
bene, non scaldiamoci, ora si guarda, su.
Siamo alle soglie
della bassa. Ci sono varie camere libere, quindi posso fargli un
“upgrade” gratuito. Ce l'abbiamo. Basta fare un po' di tetris con
l'assegnazione camere, e gli trovo una camera carina. Diamogliela, e
facciamogliela pesare.
Afferro la chiave
e gliela porgo con un bel sorriso: ok, mr panzone stracciamaroni,
oggi è il suo giorno fortunato. Questa è una camera carina. Dovrei
farle un sovrapprezzo, ma dato che è già stato da noi, per questa
volta va bene così. Vedrà che le piacerà e si troverà bene.
Mi risponde un
mugugno, ma afferra la chiave e sale su.
Poi “Er freddo”,
l'allegro soprannome della collega Cinzia (c'abbiamo pure er libanese
ed il Dandi, non ci facciamo mancare niente), mi chiama, avendo
sentito qualcosa dal retro, e mi chiede il motivo per cui gli ho dato
una camera migliore.
Risposta: perchè
la volta prima ne aveva avuta una che non gli era piaciuta.
E lì er freddo perde tutta la sua freddezza, e diventa una bestia!
“Tutti così,
tutti a dire che siamo un albergo pessimo, che le camere sono brutte,
che facciamo schifo.... però poi, tornano qui. Perchè? Eh? Me lo
sai dire, te?”
Dovrei sorridere, di fronte a quella domanda retorica. Non ci riesco. La Cinzia quando si scatena, fa più spavento di trovarsi di fronte Nyraloteph appena risvegliatosi. Posso dare una sola risposta:
“Evidentemente, perchè, in fondo, non facciamo poi così schifo”
“Appunto! Però
tutti a dire che lo siamo! Devono tutti lamentarsi! Perchè non hanno
prenotato da un'altra parte, se eravamo così penosi come dicono? Mi
fa inca**are questa gente, non la sopporto” E giù a sbattere un
faldone di pratiche sul tavolo.
Un giorno, quel
tavolo cederà, e crollerà in pezzi.
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