I turisti sono distratti.
Parecchio.
Nuda e cruda, così come si presenta.
Gruppo americano, in partenza mattutina.
Scendono, alla spicciolata, tutti quanti.
L’ultimo, ragazzo poco più che ventenne, arriva trafelato al
bancone e mi chiede dove deve apporre il francobollo. Gli indico il punto sulla
cartolina. Stacca il francobollo e lo appiccica. Poi chiede una penna. Deve
finire di scriverla, la cartolina. La capogruppo, italiana, gli riferisce che
non c’è bisogno che la spedisca: lo possono fare i portieri. Il ragazzo ci
guarda, io confermo. Lasciala a me, ci penso io. Si rasserena, finisce di
scrivere, smolla la cartolina sul bancone, afferra il trolley e fila dietro al
resto del gruppo, già avviato all’esterno.
Dopo un paio d’ore esco per andare all’edicola, bisognoso di
comprare un libro che mi interessa (esce con un quotidiano). Visto ci sono, mi
faccio passare dalla collega la cartolina, così la imbuco nella cassetta
postale. Faccio per uscire e, distrattamente, guardo nel retro.
E lì mi blocco, congelato, immobilizzato che neanche con il
classico Pietrificus.
Ovviamente l’ho mostrata a tutti i colleghi, cameriere
comprese. Per farci la solita, classica risata.
Sarà difficile che arrivi, senza indirizzo.
Ragazzo, io spero che tu non te la prenda con noi, quando Nina e Pala diranno che no, la cartolina da Firenze non gli è mai arrivata. Che tu non pensi peste e corna di noi portieri dell'albergo di Firenze. Giuro, volevo spedirla, la cartolina. Ma hai dimenticato di scrivere l'indirizzo. Chiaro, ci sono cose peggiori. Tipo la signora che, un paio di giorni fa, ha dimenticato la bimba dentro l'auto, sotto al sole. Quelle sono vere dimenticanze. Questa, in fondo, è solo una cartolina.
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