Le
opinioni non esistono. La gente è manipolabile ai massimi livelli. Già lo era
prima di internet e facebook, figuriamoci adesso. E’ facile, basta poco. Inventarsi
un blog con un nome accattivante (tipo “la VERITA’ che ci tengono NASCOSTA”) e
sparare un po' di sciocchezze seguite da un CONDIVIDI!!11!!1. Ci cascano in
migliaia. In poche ore si ottengono il triplo dei mi piace che ha il mio
blogghetto. A volte mi domando perché non
l’ho fatto, gli italiani adorano questo sentirsi abbindolati, piace questo
vittimismo universale, vivono nella sensazione di “siamo oppressi dal potente,
e LORO ci libereranno” perché se ci pensano gli altri è meglio (in qualsiasi
campo, se qualcun altro fa il lavoro sporco è meglio. Anzi il lavoro tout-court).
C’è
anche l’altro sistema, l’offesa a tutto spiano. La scimmia, i bastardi, la bambola
gonfiabile, fino a “eliminiamola fisicamente”. Oh, dai, un bel revival degli
anni di piombo è proprio quel che ci mancava, che genialità. Ma per fortuna, per
ora la gente si limita al condividere. E si spera rimanga su questo livello.
C’è
anche il metodo di far sentire in colpa, sistema che può riuscire benissimo con
le persone giuste. Io, ad esempio, come successo una settimana fa, quando andai
a giocare dai miei amici ai nostri amati giochi da tavolo, ed alla cui serata
ludica era presente anche un ragazzo americano, Peter, che al mio arrivo mi
squadra con sguardo accigliato e se ne esce, nel suo accento inglese, con “non
so se posso accettare questo affronto!”. Perché in quel momento avevo indosso
la maglia verde dei Celtics (numero 33, chiaramente). Per uno del New Jersey è,
effettivamente, un atto grave. E non oso immaginare se mi presentavo con quella
gialla dei Lakers: per Peter, dev’essere come a me vedere la maglia di
colei-che-non-deve-essere-nominata.
Io sono
rimasto alla vecchia scuola: ti convinco con la mia espressione simpatica ed
accattivante. Poi a noi toscani riesce bene: pausa ad effetto, sorrisetto
malizioso e ditino a rimprovero. Vi ricordo qualcuno, vero? Noi fiorentini,
quando ci mettiamo d’impegno, siamo discretamente paraculi.
Due
famiglie olandesi: abbastanza caciaroni, entrano nella hall portando un
discreto casino e facendomi per un istante temere al ritorno dei tifosi del
Feyenoord. Ma per fortuna non è così, sono solo tizi in vacanza.
Mi
accingo quindi a fargli il check-in, a cui si prestano con molta educazione:
non mi interrompono, mentre gli spiego l’orario del check-in, chiedendomi come
funziona il wifi. Una cosa che mi dà terribilmente sui nervi. Loro no, ed
infatti gli spiego anche come funziona il wifi. Poi, prendo due piantine per
indicargli dove siamo, tra un giubilo generale e “grazzie” pronunciati con evidente
accento fiammingo.
Ecco,
lì, in ordine:
pausa ad
effetto
sorrisetto
malizioso
ditino a
rimprovero
ditino
che punta uno dei membri del gruppo, un bimbetto di 8 anni con la maglietta a
strisce (soddisfo la vostra curiosità: l’altro colore era il rosso) e me ne
esco fuori così:
-Questa
maglietta però non va mica bene, eh-
Mancava
solo che alle mie spalle apparisse una slide.
I maschi
delle famiglie se ne escono con una risata generale, a cui seguono le richieste
di sapere dove trovare le magliette della nostra squadra, “Fiorentinna!”, con
palese accento dutch. Le donne adulte ridevano, ma probabilmente dentro di sé stavano
pensando: “Maschi, dagli il pallone e diventano matti”
-Qui c’è
il mercato di San Lorenzo. Sulle bancherelle ci sono le magliette tarocche.
Dentro il mercato quelle originali-
-Ma
quelle originale sono più care?-
-Chiaro-
-Allora
tarocche!- E segue risata generale.
La
mattina dopo, alle colazioni, il bambino aveva una maglietta monocolore.
Tarocca, ma comunque di quel colore. Il più bello di tutti.
Come
predicatore non mi batte nessuno. Quasi quasi mi candido anch’io in politica.
Tanto, peggio di come siamo or… ah, non volete più fiorentini al governo?
Mannaggia
Matte, m’hai rovinato la piazza.
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