sabato 4 settembre 2021

 "I toscani hanno devastato questo paese" Piccola rubrica di storie toscane.

Parte quinta.

Siena contro Arezzo.


Una piccola vicenda ma significativa delle botte che i comuni toscani si sarebbero date di santa ragione a partire dal XII secolo.

Arezzo e Volterra si convertono al cristianesimo molto presto, e ciò aveva fatto sì che le diocesi di queste cittadine fossero piuttosto grandi. Siena invece, che si trova in un punto di connessione tra la Cassia e l'Aurelia, era una modesta colonia romana che resiste, almeno per un pò, alla conversione. Di conseguenza, anche la diocesi era poco estesa.

Poi però arrivano i longobardi, a cui Siena piace parecchio, e decidono di elevarla a gastaldato. Tuttavia la diocesi di Arezzo rimane intatta. Questo significò che molte delle pievi vicine a Siena rientrano comunque nella competenza di Arezzo.

Tutto ciò, ai senesi, non andava giù. O meglio: non andava giù al gastaldo e al giudice: Tagiperto e Godiperto. Non sono meravigliosi, i nomi longobardi? Vuoi mettere con quelli che danno i vip odierni ai loro figli? Scusate la divagazione. Un giorno del 678 gastaldo e giudice di Siena si ritrovano a discuterne con il vescovo di Arezzo, Luperziano. Lo fanno nella pieve di Santa Maria in Pacina, e il vescovo di Arezzo pensa bene di farsi scortare da un paio di tizi armati. Risultato: ne scoppia una rissa dove Godiperto viene trafitto e Tagiperto deve darsela a gambe per la campagna.

Si apre quindi una causa legale che ha del leggendario. Una prima udienza si svolge ben nel 715, alla presenza del re longobardo Liutprando. Nel dibattimento Adeodato, cugino di Godiperto, usò termini particolarmente furbi, nominando il "populus" senese contrapposto ai "civites habitatores" aretini. Cioè un termine longobardo contrapposto a due latini. Liutprando però non si lasciò convincere, e dette ragione ad Arezzo.

Siena non si diede per vinta. Carlo Magno conquista il regno longobardo, e quindi il nuovo vescovo di Siena richiede un altro giudizio ai nuovi dominatori, i franchi: 850, a Roma, di fronte al papa Nicola I e l'imperatore Ludovico II. Vengono a testimoniare due persone che hanno ascoltato i fatti per seconde voci, perchè sono due ultranovantenni -un record, per i tempi- nati già più di trenta anni dopo il tragico omicidio di Godiperto. 

Stavolta la ragione arride a Siena, anche se pare per corruzione della corte da parte dei senesi. A quel punto è Arezzo che chiede un ulteriore giudizio nell'881, davanti all'imperatore Carlo il Grosso, e la ragione le arride. Ma le cause vanno ancora avanti fino a che, a mettere la parola fine, non penserà papa Onorio III nel 1220, ingiungendo il "perpetuo silenzio" sulla questione.

Una causa durata quasi 5 secoli e mezzo.

Non siamo meravigliosi, noi toscani?


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