martedì 7 dicembre 2021

Sono più di vent'anni che lavoro in albergo. E certi episodi sono, devo ammettere, molto rari. Li si conta sulle dita di una mano.

Ma li ricordiamo attimo per attimo. 

Tutta la vita.

Sono le due di notte.

Scende un ragazzo per uscire a fumare. Gli apro l'ingresso, che sbarro sempre dopo mezzanotte, e gli dico che lasciavo aperto per lui.

Torno a fare il mio lavoro ma l'errore, di non richiudere a chiave e costringere il fumatore a suonare il campanello, è fatale.

Entra questo pazzo.

Connazionale della mia età ma più basso e grassottello, con una tuta sportiva (e simbolo dell'associazione), tasso alcolico che, se misurato, darebbe "ci sono anche tracce di sangue" e che ha deciso di rendermi un inferno il turno di notte.

Perchè la notte non ci sono altri colleghi a supportarti, a distrarre il pazzo che si è intrufolato dentro. Di notte si è soli. Occorre cavarsela con le proprie forze. 

Bestemmia, offende, spara parole senza senso, e solo dopo tanta pazienza, riesco a convincerlo a uscire. Ma lì non se ne vuole andare. Mi continua a parlare e offendere avvicinandosi continuamente (superfluo dirlo: non ha la mascherina), poi si piazza davanti all'ingresso togliendomi la possibilità di rientrare. In realtà non l'avrei fatto perchè ho la certezza che, se riuscissi a rientrare e richiudermi a chiave, lui spaccherebbe la vetrata, però avermi tolto la possibilità mi manda fuori di testa.

Lo afferro per il braccio e lo spingo lontano.

Non sono affatto un tipo forte nè tantomeno violento, quindi, benchè lui sia completamente ubriaco, neanche casca. Si riavvicina urlandomi offese, al che, mani aperte sul suo petto, lo spingo nuovamente lontano. E' maledettamente fortunato, perchè se avesse trovato uno senza scrupoli, lo avrebbe veramente steso. Non ci vorrebbe niente a mollargli un diretto in piena faccia. Io non ne sono assolutamente capace.

Il portiere di notte dell'albergo di fronte e un ragazzo che passava di lì accorrono e cominciano a parlarci per calmarlo. Il collega -gli dei ti benedicano- chiama le forze dell'ordine. Lui continua a dire cose senza senso e offese. A quel punto però, neanche le ricordo: le gambe mi tremano e non sento neanche il freddo pungente.

All'arrivo, i carabinieri capiscono al volo la situazione -io sono troppo sconvolto per dire qualcosa- invitano il pazzo ad allontanarsi un pò e cominciano a parlarci. Invido la loro pazienza. Grazie ragazzi.

Rimango un pò lì, inebetito, poi il freddo mi riporta alla realtà. Rientro all'interno, mi viene quasi da piangere ma mi costringo a buttarmi sul lavoro per scacciare la tensione. Mi metto pure a fare un ricontrollo che aveva già fatto la collega del pomeriggio. Funziona.

Dopo mezz'ora i due carabinieri entrano per informarmi che il pazzo se è allontanato e prendere le mie generalità. Credo di avergli parlato come una mitraglia, sentivo decisamente il bisogno di sfogarmi, di giustificarmi per non aver richiuso subito, e che comunque, in tanti anni, non sono cose che capitano spesso. Anzi. E però succedono.

Alla fine è andato tutto bene, ma sono comunque dei momenti di tensione tremendi. E molto, molto difficili da affrontare.

2 commenti:

  1. capita,e pensa che alla fine lui era solo un povero cristo ubriaco che rompe le balle ( immagino molto).
    Immaginati quei gran figli di sultana che ci comandano.

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    1. Ho sempre pensato che, se abbiamo queste persone a comandarci, è perché ce le meritiamo ;)

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