I clienti esuberanti sono qualcosa di speciale. Di divertente, nella loro ingenuità.
Coppia brasiliana sulla sessantina, lui è un omone grande e
grosso con la faccia bonaria e la barba bianca, come il nuovo presidente -meno
male per loro- che parla solo portoghese.
Arriva al banco con la classica espressione cordiale
brasiliana “Eu, amigu!” a cui noi possiamo solo rispondere con il lei,
doverosamente. La conversazione, in questi casi, è sempre infarcita di parole
prese da tutte le lingue possibili, ma alla fine ci si capisce.
Capiamo che non riesce a ricaricare i cellulari in camera.
Ah, questo preziosissimo strumento di comunicazione moderno, assolutamente
indispensabile. Alessandro, che io ho ribattezzato Paul Giamatti per la
somiglianza, mi chiede di salire su a controllare. Ok, andiamo con i clienti in
camera.
Arrivati, mi faccio dare cellulare e caricabatterie. Il
brasiliano si mette a sedere su una delle poltrone della camera -una suite non
male- come a dire “voglio proprio vedere cosa combina questo italiano” mentre la
moglie si mette silenziosa in disparte.
Attacco il caricabatterie alla presa del comodino ed
effettivamente, non si carica. Provo anche a staccare il filo dal
caricabatterie e collegare direttamente alla presa usb al muro. Niente neanche
lì.
Le luci della camera però funzionano. E quindi? Proviamo a
vedere direttamente il quadro elettrico della camera. E infatti noto subito che
una levetta è abbassata. La alzo.
Voltiamo tutti la testa verso i cellulari che, potere dell’energia
elettrica e degli elettroni, si sono accesi e messi in ricarica.
Il cliente sala su dalla poltrona, manco avesse appena vinto
la sesta coppa del mondo, declamando “Magnifico, bravissimo!”
“Ma no, ho solo alzato la levetta”
“Te sei un genio! Bravo! Sei… Marconi! Guglielmo Marconi!”
Sorrido. Non credo che Marconi avesse molto a che fare con
la semplice corrente elettrica -giusto quella pochina per far funzionare la sua
radio- ma posso dire di essere contento per aver risolto il problema.
Decisamente di più quando il brasiliano estrae delle banconote dalla tasca,
prende un foglio grigio, poi ci ripensa e me ne dà uno rosa.
Che posso fare, se non ringraziare sentitamente e farmi
stringere la mano che, come sempre, in questi casi, mi stritola frantumando
tutti i metacarpi? Saluto, torno al bancone e deposito i 10 € nella busta delle
mance. Alla via così.
Dopo una mezz’oretta l’amico brasiliano scende con la moglie
per andare al bar, e indicandomi, parla con i miei colleghi della mia
magistrale e superba abilità con l’energia elettrica ribadendo ancora il nome
di Marconi. Poi fa:
“E l’altro, come si chiamava l’altro?”
“Alessandro Volta?”
“Si, lui! Volta! E poi anche Leonardo da Vinci!”
Dopo che è andato a bersi il suo aperitivo al bar, ridiamo
pensando che Da Vinci non ha avuto proprio niente a che fare, con l’energia
elettrica -anche se costruisce una locomotiva-
Bevuto il suo aperitivo, il brasiliano si avvicina al
bancone e se ne esce così:
“Senti, Leonardo di Caprio -si, dice proprio così- voglio
andare a questo ristorante”
“Lo chiamiamo subito”
E tutto contento, esce con la consorte per andare al posto
appena prenotato.
A me sono venuti in mente tutti i meme possibili con Di
Caprio, ma quando si trovano questi clienti ingenui ma felici di queste piccole
cose, è sempre un bel lavorare.
E comunque, io sulla zatterina con Rose ci sarei salito.
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