Io, in fin dei conti, sono una persona
fortunata. Se ci penso, non posso che realizzare come ci siano
mestieri decisamente peggiori. Ma non solo del mio: di chiunque
lavori al pubblico.
Ad esempio: tu potresti essere come i
noti operai addetti alla costruzione della Morte Nera, argomento
peraltro trattato da due colleghi. Sei lì impegnato a guadagnare i
soldi per il pagamento del mutuo installando cannoni laser od altre
simpatiche armi di distruzione di massa quando ecco che in quel
momento arrivano i terroristi e ti fanno saltare in aria. Ti pare
giusto?
Oppure potresti lavorare per
un'insignificante casa editrice che, invece di pubblicare
un'eccitante raccolta di aneddoti di un commesso od una hostess, ha
appena stipulato un contratto con Fabio Volo per i suoi prossimi 10
volumi. E tu sei l'addetto alla correzione ed impaginazione. E devi
leggere tutto.
Però io sono fortunato. Ok, sono al
pubblico, vendo un servizio e mi devo rapportare con le gggente, ma
ho un vantaggio: chi viene qui nella maggioranza dei casi si rilassa.
E' una persona tranquilla, cerca la vacanza, la visita culturale al
museo. Difficilmente crea problemi. Diciamo pure che rispetto ad
altri colleghi, ho c**o.
Ma almeno un paio di casi umani alla
settimana, aimè, ci sono.
1. Taxi. Si ferma davanti all’hotel.
Ha un solo significato: clienti in
arrivo.
E non sarà una passeggiata, dato che a
scaricare i bagagli sull’ingresso è il tassista stesso.
Mentre sono impegnato a dare
informazioni ad altri clienti, arriva dall’ingresso un ruggito
leonesco.
-CAN ANYONE HELP US
TO BRING THE LUGGUAGE INSIDE?-
Ovviamente Ettore è fuori a gettare
l’immondizia (sempre così con chi pretende il servizio esclusivo,
lo fanno apposta ad arrivare in quei momenti) ma avendo finito con i
clienti davanti a me (che ovviamente si sono fatti una grassa risata
per l’urlo da 467 debicel), giro attorno al bancone, sbatto sullo
spigolo (in questo sono come Schettino: fallisco la manovra) e mi
avvio all’ingresso a prendergli i bagagli ed accompagnarli
all’interno.
Coppia olandese già in età da
pensione quando gli americani liberavano il loro paese dai crucchi.
La percentuale di sorriso è pari a quella di un partitino di estrema
destra: lo 0 virgola. Il che fa piacere un monte se si parla di
politica, ma decisamente meno quando si ha che fare con i clienti.
Eseguo il check-in, ma prima ancora che
gli possa dare la chiave, mappa di Firenze ed informazioni sulla
colazione, lui parte in quarta chiedendomi dove può trovare un
“liqshop”.
-Liq…?”
-Yeah, i wanna buy a
bottle of whisky-
Ah però! Alla tua età ci dai ancora
dentro di quella roba? My best compliments.
Si avviano all’ascensore, ed in quel
momento arriva un mondo di gente: un paio di arrivi ed almeno 3
camere a chiedere informazioni. Mi trovo iper-oberato di lavoro; in
albergo purtroppo funziona così: ci sono dei momenti morti dove non
c’è nessuno, il deserto dei tartari; poi, tutto ad un tratto,
capitano tutti assieme più persone che una comitiva per il santuario
di padre pio. E spesso con altrettanta simpatia.
I due Matusalemme olandesi salgono, ma
dopo poco riappaiono.
Ed a quel punto l’olandese ruggente
cosa fa? Non trova di meglio che rimettersi ad esercitare la sua
ugola d’oro da Pavarotti made in Rotterdam.
-CAN ANYONE HELP US TO GO
TO THE ROOM?-
Eppure sei lì, davanti all’ascensore.
3 metri dal bancone. Com’è che non capisci che se ho davanti un
branco di gente, non ti posso aiutare? Perché, invece di metterti a
sbraitare, non lo hai chiesto gentilmente mentre eseguivo il check-in
e ti davo la piantina della città?
-Hold a moment, sir.
I’m very busy, just wait a couple of minutes, please-
Ma la moglie del tenore si fa avanti, e
benchè non dotata (che c**o) del vocione del marito, interviene:
-We may not go to our
floor-
WTF???
-Which is the problem,
madame? Your room is in the first floor, press 1-
-Where is the 1?-
WTFWTFWTFWTFWTF!!!!
Ma per fortuna interviene
Ettore che li accompagna su. Stavano guardando solo la prima
colonnina di numeri di piano dell'ascensore, quella di sinistra, dove
c'è lo zero ed i numeri pari. Invece dovevano guardare la parte di
destra, con i numeri dispari. Ettore li aiuta ad andare su con i
bagagli. Ovviamente, quasi superfluo dirlo, zero centesimi di mancia.
Ovviamente dopo 10 minuti
ugola d'oro uscirà per andare a comprarsi la bottiglia di whisky. E
lì apparirà un sorriso. Una volta ottenuto il nettare, diventano
tutti più buoni e comprensivi.
Forse, invece della
piantina di Firenze, avrei fatto meglio ad offrirgli un cicchetto. Ce
l'abbiamo pure, il bar.
2. Coppia giovane
brasiliana.
In bicicletta.
In realtà sono in albergo
già da un paio di giorni, ma hanno preso due velocipedi a noleggio.
E vogliono lasciarli in albergo.
Ora, da noi c'è un
piccolo problema: lo stanzino bagagli della hall non è abbastanza
grande per due biciclette. Ci stanno, ok, ma niente altro. E lo
stanzino è riservato ai bagagli.
Quindi la soluzione è
lasciare le bici nella corte interna a cui si accede dalla sala
colazioni. E, come spieghiamo ai clienti, non sarà possibile
prendere le bici durante l'orario delle colazioni. Perchè se la sala
è piena (ed è sempre piena, dalle 7 alle 10) non si può passare
con delle bici tra un tavolo e l'altro. Non si può dire alla gente,
intenta a bersi il meritato caffè prima di partire all'assalto dei
musei, di alzarsi, scansarsi e far passare due biciclette.
I giovani brasiliani
annuiscono.
Ripetiamo: è tutto
chiaro? No bici dalle 7 alle 10.
Annuiscono di nuovo.
E' chiaro che muovere su e
giù la testa, in Brasile, significa “non c'ho capito una emerita
sega”, oppure “dite pure quel che vi pare, tanto noi facciamo di
testa nostra, perchè siamo due stracciamaroni di prima categoria”.
Beh, immagino che abbiate
capito cosa succede: la mattina dopo, alle 8, chiamano dalla camera,
e chiedono le biciclette.
Io ero basito, guardavo il
numero di camera sul display del centralino e non ci volevo credere.
Ero seriamente tentato di salire su, afferrarli e lanciarli dalla
finestra, tanto in questi ultimi anni sono morti più brasiliani
cadendo da certe altezze (soprattutto gli spalti di uno stadio in
costruzione) che per incidenti stradali o semplicemente per
anzianità. Qindi due in più o meno non sarebbe stata questa gran
differenza. Anzi, trattandosi di questi due, sarebbe stato un favore
al mondo.
Ovviamente ripeto ai
clienti che in quel momento non era assolutamente possibile, proprio
come gli era stato detto ieri pomeriggio. E lui se ne esce con la
frase dei clienti strunz in quesi casi:
“E' un problema”
E sticazzi, è un TUO
problema!
Ma dato che sono un
emerito deficente, dico al cliente di aspettare, che avrei fatto un
tentativo.
Mai fare tentativi del
genere. Mai andare dall'addetta alle colazioni a chiedere una cosa
del genere.
Perchè da noi l'addetta
alle colazioni è “Herr Oberst” Marina. Una sarda con la stessa
espressione glaciale di un ufficiale prussiano appena uscito da un
libro di Hassel. E l'amabile carattere del mostro di Milwaukee in
procinto di vivisezionare la sua prossima vittima.
Herr Oberst, come
prevedevo, assume l'espressione inca**ata alla Grillo su un palco:
vaffanc**o al mondo intero. Ovviamente, io sono il primo obbiettivo.
Ok, sono un bischero, me
la sono cercata. Tanto sapevo già la risposta, che diamine mi vado
ad impelagare in queste stupidissime domande se so già come andrà a
finire? Non è possibile prendere le bici ora, siamo in pieno momento
colazioni, la sala è stracolma di gente intenta a strafogarsi di
paste e panini come se non ci fosse domani. E' come sul Piave un
secolo fa: non si passa.
Quindi richiamo il cliente
in camera e gli dico che deve aspettare le 10. Anche un pò dopo, se
qualche cliente si attarda a finire la sua colazione. Ed il
cangaceiro dall'altra parte della cornetta se ne esce con la solita
frasina del ca**o: “this is a problem”.
E lì gliel'ho detto
chiaramente: “We told you yesterday. So, i'm very sorry, but it's
your problem”. E riattacco.
Mi aspetto di vederlo
scendere incacchiatissimo come un rocker naufragato su un'isola
deserta con solo un cd di Gigi d'Alessio, ed invece è
tranquillissimo. Si scusa del problema. Dice che non aveva capito. Ma
per me aveva capito benissimo e ci provava, per vedere se questi
italiani facevano uno strappo alla regola. Strunz! Lui e la moglie si
sono messi a sedere nel divano davanti alla hall ed hanno aspettato
le 10 ed un quarto, quando herr Oberst ha detto che si, ora potevano
prendersi le bici.
3. Signora giapponese.
Gentile e cordiale come solo i giapponesi sanno essere, mi riempie di
complimenti per a mia abilità nella sua lingua madre. Ovviamente,
gongolo come un cagnolino sotto una tempesta di carezze, perchè sono
un maledetto narcisista, e ci godo quando mi dicono che sono bravo. E
non capita spesso.
Solo che rientra in
albergo dopo una cena durante la quale si sarà scolata due damigiane
di Chianti. Mi ha letteralmente steso a suon di alitate alcoliche
modello Superciuk.
4. Questa invece è
accaduta a mia moglie.
La mia signora è lì
tutta impegnata nell'invio conti quando si vede arrrivare al bancone
un cliente americano con le capacità intellettive di un protagonista
di jersey shore. Le rovescia letteralmente addosso una sacchettata di
scontrini ed una richiesta da Scrooge che deve tenere bene i conti
delle spese: vuole sapere a quale negozio appartengono e di cosa si
tratta. E sono tutti acquisti che il tipo ha fatto a Venezia.
La Sara è letteralmente
allibita: ma cosa ne posso sapere io?
Eh, ma lei è italiana,
conoscerà Venezia, no?
Pazientemente (la Sara in
questo è su un livello superiore: io avrei lanciato un urlo da Janet
Leigh) mia moglie cerca di aiutare il cliente in questa ricerca. E
qui siamo veramente al teatro dell'assurdo:
-Che cos'è questo?
-Questo è un cedolino
pos. Lei ha fatto un acquisto con la carta di credito. Guardi, qui
c'è uno scontrino per la stessa cifra. Pizza, acqua...
l'intestazione in alto è un pò strappata ma si legge qualcosa...
“ccianoci”... googliamo... ecco, pizzeria Schiaccianoci, Venezia.
-Mmmhhh... ok... e questo
altro?
-Non saprei, qui non c'è
lo scontrino. E' un cedolino pos per un qualche acquisto.
-E di cosa si tratta?
…...
-Ma... signore... non ne
ho la più pallida idea.
-Ma proprio nessuna? E
questi qui?- una mezza dozzina di scontrini di pochi euri ognuno.
-... non saprei... qui c'è
scritto “reparto 1”-
-E cosa significa?-
Argh! Ma che minchia ne
so? Avrai comprato un ciottolino di vetro di Murano, una maschera da
carnevale made in China, una t-shirt con la scritta “il nostro
avido zio è stato a Venezia ed invece di annegare in un canale e
lasciarci l'eredità, ci ha portato questa stupidissima t-shirt”.
Ma quanto hai intenzione di tenermi dietro alle tue stupide ricerche
di spesa?
Un'ora. Un'intera ora a
cercare di capire cos'erano quegli scontrini del ca**o.
E si arrabbiava perchè la
banconista non sapeva di cosa si trattava.
Certa gente non è mica
normale.
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