Uno pensa: a Firenze
di musica se ne intendono.
Perchè ci s'è
avuto Marasco che stornellava sull'alluvione, Narciso Parigi che
decantava le lodi del labaro che garrisce, Pelù prima di crollare
sotto i colpi dell'audience televisiva, il rap di Mr. Ex, le lezioni
di Benny Ferrara con le sue fantastiche farfalle su Controradio.
Invece non è così.
Siamo ancora distanti anni luce. Noi di musica 'un ci si capisce mica
tanto.
Clienti inglesi. Gli
inglesi di musica se ne intendono. Parecchio. Ok, ve lo concedo: non
è che le spice ed i take that siano proprio punti fondamentali della
storia della musica (e comunque Gary Barlow è bravo, diciamolo), ma
hanno prodotto i Fab4 i Who, Freddie ed i Rootjoose. Quindi vanno
lasciati fare.
Dicevo: questa
coppia scende al banco nel pomeriggio. Hanno un libretto che indica
alcuni ristoranti dove, saltuariamente, si suona dal vivo, e chiede
se in uno di questi posti, fanno musica jazz. Gli piace caldo, come
diceva quella tipa. La banconista, avvezza da anni di queste
richieste, sa che esiste un locale apposito, dove si suona tutte le
sere. Per l'appunto si trova in centro, vicino all'hotel.
La mattina dopo la
banconista è di nuovo al lavoro (la doppia combinazione
pomeriggio-mattina è divertente come beccare gol sull'ultimo tiro e
sentire dopo il triplice fischio dell'arbitro), e ritrova la coppia
inglese, che scende a fare la colazione. E' d'obbligo la domanda su
come era il locale di musica jazz.
-Beh... insomma...
non è che facessero proprio jazz... c'era rock beat anni '70....
Preciso, eh? Aldo
che muove le mani attorno alla testa e fa “Miiii, uguale uguale!!!”
ps. Rock beat...
mh... se la prossima volta fanno una jam session e suonano pezzi dei
Jefferson Airplane, bisogna che ci vada. Non è proprio jazz, ma me
ne farò una ragione.
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