Ci sono nella vita
misteri talmente irrisolvibili che neanche mille puntate di kazzenger
riusciranno a svelarli:
- Fabio Volo pubblica libri ed è citato su facebook; io no;
- non ci hanno ancora assegnato a tavolino l'ultima coppa italia;
- studio aperto che viene definito “telegiornale”;
- Rumiko Takahashi che non ha ancora ricevuto il nobel alla letteratura. Perchè Lamù, Maison Ikkoku e Ranma ½ sono capolavori artistici, poche storie;
- la mia nazionale preferita fuori dai mondiali. Con appena un misero punticino frutto di un tristissimo 0-0 coi greci, non hanno battuto neanche quelli;
- Kevin Costner in Italia per mangiare il tonno in scatola.
Ma il mistero più
grande sono le follie di certi clienti.
Mia moglie.
Ultimamente ne
racconto diverse, di storie capitate a mia moglie. C'ha preso gusto.
Rilegge le bozze e mi corregge pure. Se mai mi capiterà di
pubblicare qualcosa, gestirà tutto lei. A cominciare dagli incassi.
Quindi, in ogni caso, scrivo gratis.
Turno di mattina. Camera tripla,
clienti americani. Moglie, marito e figlia, maggiorenne. Hanno
noleggiato un suv, una di quelle bestie d'auto a metà strada tra
un'ambulanza ed un carro funebre. Il cliente arriva dalla banconista
con una richiesta particolare:
-I need a bigger
car-
Bigger? Più bigger
di quella che hai ora? Per farci che, metterci sopra un 88 mm?
Il cliente spiega:
domani arriva a Firenze un'amica della figlia, con relativo bagaglio,
ed hanno bisogno di più spazio.
Uno si chiede: ma
quante valigie hai, per riempire un suv? Parecchie, pare. Uno di quei
clienti che viaggia con 14 colli. A testa. Comunque il tipo pare che
non abbia problemi di soldi. Ok, via alla ricerca: del numero di
telefono dell'autonoleggio a Firenze per sapere se hanno un auto più
grande. Può anche darsi che abbiano un Hummer, nel loro parco
macchine, basta chiedere ed avere a portata la carta di credito e
quella, il cliente, ce l'ha. Pure più d'una. C'è solo da sperare
che questo mezzo sia disponibile, perchè altrimenti bisognerebbe
chiamare i militari e chiedergli un mezzo da sbarco.
Ma il problema è
che all'autonoleggio non rispondono. La Sara prova e riprova ma non
c'è verso. Quindi suggerisce, al cliente, due possibilità:
-vada a piedi
all'autonoleggio, che tanto sono 10 minuti, è qui in centro. Gli
espone il problema e vedrà che lo risolvono. Al limite gli montano
sopra le sbarre portapacchi, vuoi che non ce le abbiano? Se paga,
gliele trovano e montano in un batter d'occhio. I soldi risolvono
qualsiasi problema, i romani catturavano quelli che consideravano
terroristi corrompendo i loro presunti amici.
-oppure prende il
suo suv e va all'ufficio autonoleggio dell'aeroporto, tanto deve
comunque andarci a prendere l'amica della figlia. E parla con uno del
personale.
Certo, occorre
muoversi, ma se al telefono non risponde nessuno, che ci si può
fare?
Solo che l'americano
si mette in testa una follia.
E chiede alla
banconista un telo. Un pezzo di stoffa da buttare, grande abbastanza
da coprire il tettuccio dell'auto.
La Sara è
perplessa: si ce l'abbiamo, glielo diamo volentieri, ma per farci
che?
L'idea geniale,
quella che gli fa dire: son drago, sono ganzo. Frego tutti.
Ci metto sopra i
bagagli e li lego con delle corde.
La Sara strabuzza
gli occhi neanche gli avessero appena detto che il portiere con cui
se la fa la D'amico è suo marito e non quello della Seredova. E'
chiaro che legare delle valigie senza adeguato supporto su un
tettuccio di un'auto, per quanto questo tettuccio sia protetto da
telo, non è che sia proprio una sicurezza al 100%.
Anche il facchino si
rifiuta categoricamente di aiutarlo: -Questo tutto matto, io no voio
sapere niente, se lui perde valigie su autostrada lui fa casino che
piazza Tharir era scampagnata tra amici- millenni di saggezza
egiziana condensati in una frase.
La Sara ha finito il
turno che il tipo era lì ad armeggiare alla sua auto. Non sappiamo
cosa sia successo dopo, occorrerebbe sentire la sua collega (Chiara?)
ma se eravate nei dintorni di Firenze ed avete trovato valigie in
mezzo ad una strada, ora sapete il perchè.
La follia, prima o
poi, colpisce.
Tutti noi.
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