venerdì 24 ottobre 2014

In questo lavoro, c'è un fattore che conta più di ogni altra cosa.
Il sorriso.
Ed è anche il più difficile, peggio che non studiare e conoscere le lingue straniere, od il gestionale del pc, od i musei della città. Perchè sorridere e mostrare una bella faccia lieta può essere particolarmente arduo, in certi casi. Magari abbiamo un sacco di casini personali tipo litigata in famiglia, la Viola che ha perso, neonate molto attive nel festeggiare una notte bianca dopo l'altra, il disastroso tiro salvezza della sessione di gioco della sera prima, la direzione che a volte assume atteggiamenti da comitato di salute pubblica, i clienti stessi che entrano in albergo con una faccia che recita “ma perchè sono venuto in vacanza? Ah, già, mi ci sta portando questo mobile ikea con cui sono sposato da 40 anni”. Non ha importanza. Spalancare la bocca in un sorriso a 32 denti e dire “Buongiorno, oggi è una splendida giornata per visitare Firenze!”
E quando i clienti contraccambiano, il lavoro fila liscio e tranquillo.
Preparate l'insulina, non si può mai sapere.




1.Momento di silenzio assoluto.
Quando accade una cosa del genere, c'è un solo motivo: manifestazione.
A me piacciono le manifestazioni, perchè la via dove si trova l'hotel è trafficatissima, un continuo di auto 24 su 24. Perciò quel momento di calma assoluta senza smog è una vera manna dal cielo.
Mi affaccio sull'ingresso. Li, a braccia conserte, una coppia francese osserva la massa di gente dal fondo della via che, lentamente, cammina nella nostra direzione urlando slogan vari.
-Qu'est-ce qu'il y a?-
-Une greve. La gauche, ecc. ecc.-
-Comme en France-
-Voilà-
In quel momento passano i celerini, e lì non potevo non fare la battuta:
-Merde, les flics-
La coppia francese scoppia letteralmente a ridere. Non si aspettano che un italiano possa conoscere il francese volgare. Ed io, non pago, insisto:
-Couvres-moi, je fil- e rientro all'interno.
Non riuscivano a smettere. Per tutto il soggiorno, quando entravano ed uscivano dall'albergo e mi osservavano, io mi limitavo ad alzare il sopracciglio e fare lo sguardo complice, e loro se la sghignazzavano di brutto. Alla partenza, stretta di mano e complimenti per il mio francese.




2.Coppia giovane irlandese. Mi passano i passaporti per la registrazione, e non posso fare a meno di notare il luogo di nascita: Baile ahta cliath.
Normalmente non dico niente quando registro i passaporti. E' una questione di privacy, non è bello leggere certi dati, anche se la legge ci obbliga. Ma in quel caso lo faccio.
-Ah, Dublin, i love it!-
Sorridono contenti -Really?-
-For sure! Guinness was so good for me-
Mi danno il cinque. Per tutto il soggiorno sorrideranno sempre, senza remore. Ci vuole così poco a conquistare gli irlandesi.
ps. in realtà la Guinness non mi piace per niente. Ma hanno una cedar beer che è la fine del mondo.




3.Coppia americana di colore. Rientrano in albergo, lei pimpante e giuliva, carica di borse e sacchetti, chiede la chiave e schizza su in camera; lui, distrutto dalla fatica, si stravacca sul divano della hall.
Solo due parole, quelle che mostrano la difficoltà di vivere di noi uomini:
-Women. Shopping-
Gli punto l'indice.
-And you pay-
Ricambia il gesto di indicare con l'indice ed annuisce pesantemente.
Non potevo non farlo:
-Seems you need a good coffee. Come to the bar-
Mi guarda come se fossi Mosè che gli porta la manna. Si alza come punto da una vespa e, con il sorriso di Forest Whitaker, mi allunga la mano chiusa a pugno.
Non potevo non fare lo stesso e batterla con la sua.
-Good man! Good man! You saved my life-
E per tutto il soggiorno, quando entravano ed uscivano, battevamo i pugni.




4.Coppia americana 50enne. Alti, belli, in forma. Soprattutto, svegli.
Il contrario del presidente che c'era prima.
A questi i pretzel non rimangono in gola. Si mangiano tutta la scatola e la frantumano.
Il marito scende e chiede dov'è la fermata dell'autobus per lo stadio. Vuole vedere il soccer.
Ma purtroppo il pallone moderno è alle 12.30. Ormai giocano ad orari del ca**o, per quella cavolo di televisione che tutto fagocita, Brian O'Blivion aveva maledettamente ragione. Il marito agita la mano “Oh, forget it”. Prima, mi spiega, c'è il Duomo. La moglie pretende quello, e si sa che le donne comandano. Il che mi ricorda le sagge parole del Melandri ai suoi amici.
Quando rientrano, capisco che il Brunelleschi ha colpito ancora. E' letteralmente stravolto. Appoggia le braccia sul bancone.
-Soccer was better-
-Actually, we lost (sigh). You took the right choice-
E lui, agitando la mano in aria, dice parole così sagge che vorrei abbracciarlo:
-Doesn't matter. A live game is always better than a thousand steps-
Americani. Quando sono così li adoro.




5.Ragazzette giapponesi.
Arrivano a mezzanotte, e malgrado 15 ore di volo aereo, sono sempre belle pimpanti e fresche come una rosa. Le nipponiche sono dure come l'acciaio, se l'imperatore e l'ammiraglio Tojo delegavano la guerra a loro, a quest'ora sulle Hawaii sventolava l'Hinomaru.
Nello stesso momento si presenta una signora brasiliana addobbata come la Santanchè, parte di una comitiva di suoi connazionali che si è meritato appieno il 7-1 crucco, una banda di sguaiati di cui un giorno vi parlerò. Sicuro che mi chiede qualche altro cocktail come quella mezza dozzina che gli avevo già preparato una mezz'ora prima. Ma stavolta dovrà aspettare. La precedenza è ai check-in. Scocciata, si mette in un angolo, sbuffando.
Le giappe si presentano al bancone con un libro di frasi in italiano. Adoro questi momenti, li attendo a gloria, come la volpe attende l'arrivo dell'amico.
Parto a parlare giapponese.
Le ragazze sono letteralmente estasiate. “すごい ! じょずですね ”
Con estrema calma, registro i documenti parlando un po' delle mie esperienze nel paese del sol levante. Poi dò loro la piantina con l'indicazione di dove si trova l'hotel, il codice del wi-fi, la colazione, tutto con molta calma. Sia perchè ci godo nel parlare giapponese sia per far aspettare la signora brasiliana che non si merita rapidità e velocità d'esecuzione.
Ed in quel momento, proprio mentre le ragazze si apprestano a salire in ascensore, dal bar arrivano urla belluine e risate sguaiate.
Le giapponesine, un po' spaventate, allungano la testa in direzione del bar:
-なに? - (che succede?)
-ブラジリア . じん. みんなうるさいです. ごめんなさい (Brasiliani, sono tutti gran casinisti. Mi spiace)
Al che si sono messe a ridere in quel modo così adorabile, come solo loro sanno fare: con la manina davanti alla bocca. Poi mi sono inchinato come ho imparato a fare laggiù e gli ho augurato la meritata buona notte.
La milf brasiliana è stata tutto il tempo ad osservarmi con gli occhi fuori dalla orbite, come i troll che vedono per la prima volta la principessa Anna.
Io, perfidamente, ci godevo.




6.Coppia spagnola.
Mi chiede del Duomo, gli spiego gli orari e l'ingresso per la cupola.
Lui parte con la richiesta solita, almeno una a settimana c'è sempre:
-No hay ascensor?-
..
Non ci si può arrabbiare ogni volta per domande del genere. Lui chiede, è lecito farlo. Io cortesemente, rispondo:
-Pues... no, claro. La catedral tiene mas de 500 anos-
Lui fa una smorfia, un po' deluso.
-Es que tengo un dolor a la pierna...-
Se mi alzi la palla, non posso non andarci di martello:
-Saben como son los catolicos: se tiene que sofrir!-
Ed imito il gesto di fustigarmi con il cilicio.
Scoppiano a ridere entrambi, poi lui continua a lamentarsi con un -Eh, però, que coño!- E parte con altri epiteti molto colorati.
A quel punto io insisto:
-Yo no amo los catolico tambien- E mostrando il pugno chiuso -Izquierda, siempre!-
Lui scoppia a ridere, mi stringe la mano e parte in quarta con un pippone contro el rey, Rajoy e l'attuale governo iberico. La moglie invece non pareva molto contenta. Per un po' lo lascia fare, poi gli mette una mano sul braccio. Senza dire una parola. Lui si interrompe, la guarda un attimo in silenzio e capisce.
-Ehhh... vale vale, vamonos. Gracias, hombre-
E si avvia fuori.
Lei lo segue, ed un attimo prima di uscire dal portone, si fa il segno della croce. Tre volte.




Questo lavoro sa essere magnifico, quando vuole.


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