Io,
i madrelingua inglese, li invidio profondamente.
L'inglese
ha l'incredibile, fantasmagorico, invidiabilissimo vantaggio di
creare parole e termini semplici per definizioni lunghissime. Ed io,
che odio mischiare le lingue assieme, mi trovo in profonda
difficoltà.
Come
definireste il tentativo di fare più cose contemporaneamente?
Esatto,
proprio così: multitasking.
Io
sono un po' come il winzozz: ci provo, ma non ci riesco.
Ieri
mattina ero alla prese con una partenza. Due signore americane che, a
prima vista, dovevano essere con Betsy Ross nell'industria del
cucito.
Una
buona decina di minuti a dividere i conti per due. Tutti i conti.
Camera.
Tassa
di soggiorno.
Telefonate.
Bar.
Una
signora paga la sua metà di extra in contanti, l'altra in carta.
L'altra
paga in contanti solo la tassa di soggiorno, tutto il resto sulla
carta.
Benchè
viva a 60 chilometri di distanza dal centro di Firenze, ho come
l'impressione di avere addosso gli occhi di Luisa, cugina laureata in
matematica. Come abbia fatto, per me rimane un mistero insondabile,
l'ennesimo di Fatima mai svelato. Io, ad analisi 1, mi accontentai di
un 20. Per i miei standard matematici fu come dare un motore a
curvatura al'Apollo 13.
Mentre
sono lì che mi impegno in integrali per calcolare quanto addebitare
su ognuna delle due carte di credito e quanto dare di resto in
contanti alle due signore (che ovviamente pagano separatamente e con
tagli differenti da due zeri, e solo perchè la BCE non ha ancora
ideato quelli da 3), mi si avvicina un cliente castigliano-parlante.
A dire il vero era lì già da un po', ma ero impegnato a digitare
sulla calcolatrice.
E
lì, tento il “multitasking”.
Senza
alzare gli occhi, gli chiedo cosa vuole sapere.
Operazione
rischiosissima, perchè se mi chiede un orario di un museo qualsiasi,
il costo del biglietto e/o il numero di autobus per arrivarci,
rischio di confondermi brutalmente con i resti o la cifra da digitare
sul pos.
Ma
io sono fatto così:
impulsivo
irrazionale
coglione.
Sono
fortunato, mi chiede da che parte è l'entrata per salire
sui'cupolone di'Brunelleschi. E' facile. A sinistra della facciata
principale, vicino via dei Servi.
-Hay
mucha cola?-
Claro,
per salire su c'è coda, certo. Sono tanti scalini, ma diamine se
vale la pena. Oh, si sta a parlare di una delle meraviglie di'mondo,
appena un pelino sopra i'David e Pepito.
….
No,
non me lo chiedere.
Ti
prego, non farlo. Pensaci bene.
Nonmelochiederenonmelochiederenonmelochied...
-No
hay elevador?-
….
Ovviamente
mi blocco come winzozz.
Il
sistema è andato in crash.
Con
una carta di credito in mano e due signore americane che ci osservano
stranite, apparentemente senza capire.
Assumo
lo sguardo di Aldo Raine davanti al colonnello Landa.
-No,
claro-
Apre
la bocca, alza un ditino, poi capisce che non è aria ed esce.
Il
sistema riparte, effettuo il pagamento delle signore e gli stampo la
ricevuta. Mentre le due sistemano carte, contanti e ricevuta in una
mezza dozzina di borsette a tracolla, chiacchiericciano tra loro.
Agguanto
le parole “dome” e “lift”.
E
ridacchiano.
Ed
osservano prima il tipo che è uscito, poi me.
Hanno
capito tutto, dalla prima all'ultima sillaba. Non posso fare a meno
di contraccambiare il sorriso.
Occhio
alle signore americane, sono più sveglie di quel che uno pensi.
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