Il
problema del nord Italia non è la nebbia, densa e fitta quanto una
ciotola di latte;
non
sono una dozzina di leghisti che, tra stipendi di deputati,
europarlamentari, assessori regionali o quant'altro, guadagnano
quanto 3mila campi rom messi assieme;
non
è il traffico, intenso quanto a Manhattan nell'ora di punta;
non
è neanche il problema dei treni pendolari, lenti ed affollati quanto
l'espresso Calcutta-Mombay;
Il
problema del nord Italia è l'assenza totale e definitiva di
qualsiasi tipo di verdura.
Mortara
(ex Silvabella). Tavola della nonna di mia moglie, composizione del
gruppo armate centro (tavola):
-Cappelletti
in brodo. Un brodo con grado di viscosità di 100mila Poiseuille.
Proteico che un cucchiaio fornisce l'apporto di proteine per 13 anni.
-Lasagne.
La quantità minima. Per una compagnia di alpini.
-Polpettone.
Quello americano, a confronto, è dietetico. Il che dice già tutto.
-Zampone.
Dello zio grasso della famiglia Pig.
-Salame
d'oca. Più grande dello zampone. Qui allevano oche del Triassico,
quelle alte 2 metri al garrese.
-Ciccioli
d'oca. Una ciotola di 45 centimetri. Di raggio. Colma fino all'orlo.
-Affettati.
3,45 chili. Di qualsiasi tipo d'insaccati di questo pianeta. E forse
anche da fuori.
-Insalata
russa. 7 quintali di maionese da cui spuntano, qua o là, pezzetti di
patata od un paio di piselli.
-Sottoli.
Che non sono morti quando sono stati colti, o lavati, od affettati.
Sono morti affogati. Nell'olio.
-Gamberetti
e totani fritti. La quantità presente nell'intero golfo di
Follonica.
-27
chilogrammi di patate. Fritte. Ovviamente.
-Patè
di prosciutto cotto con olive e ricoperti di gelatina. 985 calorie.
Al grammo.
-Un
Everest di tartine.
Ed
osservo, a bocca aperta, la quantità di grassi annuale per l'intera
popolazione del Michigan contenuta sul tavolo del salotto. E mollo,
lì all'ingresso, la borsa contenente ricambi vestiari per un
soggiorno di due sole notti. Per 4 persone. E due sono minori che
mangiano il 5% del cibo presente. E la terza è a dieta da due mesi.
E rimane un solo destinatario di tutto quel delirio alimentare.
Io.
E
la Mariuccia mi fa:
-Mi
go fai sigal pudiva, ti mangia sigal t'veu -
-Mariuccia,
lo sa che non parlo la sua lingua, perchè tale è il lomellinese:
una lingua a sé stante. Mi dica solo che quella tavola è per una
pubblicità dell'ente del turismo della Lomellina destinata agli
abitanti del Baden-Wurttenberg, e dopo le foto per il depliant il
cibo viene dato alle mense dei poveri dell'intero hinterland
milanese-
-eh,
dai, t'è un umon grand e gros. Sic al sarà mai par ti mangià. Ta
ghè da 'mpinid sat voeu stà drera a qui gran bei donn ca ta ghè in
cà-
-Qualsiasi
cosa abbia detto, l'alto consiglio Klingon approva. Ora però,
seriamente, gradirei che dalla cucina arrivasse un'enorme zuppiera
stracolma di lattuga e radicchio-
-Tag
nè no sè da cul ca jeuo fai? Ad veou du bistichin ad vidlon. Ad
t'ja prapara subit.
-Si,
mi sento berlinese anch'io, ma Il suo tono premuroso mi angoscia e
terrorizza. Comunque voglio fidarmi: se con l'insalatina ci fosse
anche un po' di rucola? Due pomodorini? Sedano? Carote Julienne?
Ma
ormai era già sparita in cucina, da cui emerse una decina di minuti
dopo con un vassoio contenente un intero manzo tagliato a fette.
Decisamente, tutto tranne l'insalata.
Il
problema è che la nonna di mia moglie ha vissuto da bambina gli anni
della guerra, durante i quali le proteine non erano semplicemente
scarse: erano totalmente assenti. Perciò, quando riceve ospiti, le
viene naturale e spontaneo cucinare qualsiasi tipo di carne animale,
l'alimento considerato più prezioso. A maggior ragione quando a
trovarla arrivano le bis-nipotine. Ed il problema è che cucina pure
bene, ed io sono uno che mangia. Mi garba mangiare.
Due
giorni dopo, al ritorno in terra toscana, come entrai in bagno la
bilancia si animò: “Icchè tu voi fa te? 'un ti ci provare
neanche, sai! Che 'un ti passi neanche per l'antihamera di'cervello!”
Il che mi fece capire molto, sull'alimentazione lombarda. O forse
sulle capacità del mio stomaco di ingerire grandi quantità di cibo.
Due
giorni di vacanza natalizia, quel che insieme siamo riusciti ad avere
quest'anno, da lavoratori di hotel aperti 24 ore su 24, 365 giorni
l'anno. Qualcosa che un dipendente pubblico non riesce neanche a
concepire. Ma comunque due giorni preziosi. Ovviamente c'è il
contrappasso: entrambi abbiamo lavorato il 31 dicembre ed il 1
gennaio. E chiaramente io ero di notte.
Ora,
se pensate che passare il capodanno al lavoro sia da sfigato, vi
sbagliate di grosso. L'idea di dover fare festa ormai c'è passata da
tempo. Mia moglie aveva lavorato la mattina ed era distrutta dalla
stanchezza, mentre le bambine non sono ancora tipe da “31/12 party
at any cost”, ed in questi giorni passano le giornate a divertirsi
con i gadget natalizi, tutti vertenti i personaggi che mia moglie
chiama affettuosamente “i surgelati”. Quindi alle 22 loro si sono
messe sul divano a fare la “serata tra donne”; io me ne sono
uscito per la mia passeggiata verso l'albergo. Ovviamente, pieno
zeppo.
Stiamo
parlando di passare la notte del 31 dicembre a Firenze, e di
conseguenza le richieste, nei giorni precedenti, fioccavano.
E
non tutte sono state richieste semplici:
1-
Hotel xxxxx buonasera sono Marcello-
-Si,
sto cercando una matrimoniale per la notte del 31-
-Certamente
signore, ma devo avvertirla che per capodanno abbiamo un soggiorno
minimo di 3 notti, non è possibile prenotare per una notte sola-
-Ah,
no, allora non mi interessa, io a Firenze non ci voglio rimanere una
notte di più!-
Fammi
capire: il capodanno si perchè fa figo. Il resto dell'anno facciamo
così schifo?
Poi
magari vieni e la notte del 31 la passi a Piazza Batoni.
2-
Hotel xxxxx buonasera sono Marcello-
-Buonasera,
cercavo una camera per il 31-
.Mi
spiace, ma per quella data siamo già al completo-
-Anche
voi! Ma che ca**o c'è a Firenze, che non trovo niente?-
A
parte il tono oxfordiano, c'è il capodanno, signora. Pare faccia
figo, passarlo qui, perciò ci vogliono venire tutti.
In
Piazza Batoni, chiaro.
3-
Hotel xxxxx buonasera sono Marcello-
-Vorremmo
una camera singola per le notti...-
-Signora,
mi scusi un momento. Ha detto “Vorremmo?” Siete in due? In una
singola ci può stare solo una persona..-
-Ah,
ma noi siamo piccoli, ci stringiamo-
-Ehm...
signora, se vuole possono offrirle un francesino, un letto che è un
po' più grande di un singolo e più piccolo di un matrimoniale, ad
una tariffa più conveniente di...-
-No,
noi vogliamo un letto singolo, per risparmiare, sa-
Ovviamente
non capiva che non si poteva fare. Mi ha richiuso il telefono in
faccia affermando che “Da altre parti lo trovo di sicuro”.
4-
Hotel xxxxxx buonasera, sono Sara-
-Buonasera,
cercavo delle camere per capodanno-
-Certamente.
Che tipo di camere le servivano precisamente? Matrimoniali? Triple?-
-Mah...
siamo un po' di gente...-
-Ehm,
avrei bisogno di sapere esattamente quanti siete e che tipo di camere
volete, per potervi formulare un'offerta precisa-
-Ah...
ecco... noi... siamo un piccolo gruppetto, ecco-
La
precisione, questa sconosciuta.
E
poi c'è la notte del 31 vera e propria.
Arrivo
alle 22.30 ed ovviamente il bastardo di Murphy ha colpito ancora:
caldaie in blocco. No h2o calda, no riscaldamento. Ma l'eroico Ettore
riesce a far ripartire il sistema, e scende sacramentando a così
tutto spiano che il diavolo gli sta preparando un posto speciale
nell'ottavo cerchio. Per riattivare le caldaie è rimasto sul posto
di lavoro anche dopo l'orario di fine turno, perso il treno e buttato
via i soldi di una festa di capodanno a Prato, così lui e la sua
ragazza sono rimasti qui. Mi spiace ragazzi, ma noi lavoratori
d'albergo siamo soggetti a sfighe assurde: i guai si verificano
sempre e comunque in questi momenti, mai durante le 10 di mattina di
un feriale.
Prendo
le consegne da “tempesta perfetta Katrina”, agitata come la
barchetta di Clooney in mezzo alla burrasca, ma la situazione volgeva
al meglio, l'h2o calda era tornata.
Da
quel momento in poi, è stata una notte di capodanno come ne ho
vissute altre nel centro di Firenze:
-lo
scherzo telefonico, quel divertentissimo momento in cui si chiama per
fare una finta prenotazione e simpaticamente chiedere informazioni
assurde, perchè agli adolescenti piace spendere i soldi di papà in
queste sciocchezze e disturbare chi sta lavorando; chiaramente
chiamata con numero anonimo che non appare sul centralino (mi sono
capitati anche furboni che chiamano con numero visibile, ma non ho
mai richiamato per pietà);
-via
vai di gente che sembra di essere in pieno giorno;
-urla
belluine lanciate durante tutta la nottata, per far sapere al mondo
un'esistenza di cui non frega niente a nessuno;
-cori
da stadio che partono così, tanto per gradire, qualcuno che recita
anche cose poco simpatiche verso la nostra squadra (ma se vi facciamo
così schifo, perchè poi consumate lo stipendio mensile del vostro
papà per donarlo a noi fiorentini in alberghi e/o ristoranti?
Comunque continuate pure, eh!);
-ragazzo
giovane con accento tirrenico che entra a chiedermi una camera per
lui e la ragazza in piena mezzanotte, ed alla mia risposta di hotel
al completo, si lascia andare a imprecazioni condite da una dozzina
di “deh” che sembrava Ruffini quando fa il doppiaggio di Rambo;
-qualche
minuto prima delle 24 parte l'operazione “Fall Blau”: una serie
di botti che più che il capodanno 2015 a Firenze pare quello del
1943 a Stalingrado, mancava solo la neve dell'inverno russo (il
freddo, in questi giorni, lo abbiamo già);
-un
continuo di gente che entra a chiedermi dov'è l'hotel in cui sono
alloggiati perchè si sono persi, e quasi tutti non ricordano il
nome. Neanche l'indirizzo. Ma tesoro mio, come speri che sappia dove
stai, con la sfera di cristallo? Ma mi hai preso per Sibilla Cooman e
l'arte della divinazione? Ma perchè non chiedete un bigliettino al
bancone, prima di uscire?
-ovviamente,
l'immancabile ubriaco. Un ragazzo giovane, completamente fatto, che
entra dentro, biascica roba che non capisco ma mi fa rendere conto
che non è alloggiato nel mio albergo, e chiaramente non se ne vuole
andare, perchè ha deciso che il suo pit-stop di lunga durata lo
passerà lì. E meno male che avevo due amici venuti a trovarmi che
mi dicono “lascia fare, ci rimetti te” perchè stavo per
prenderlo a manate. Se ne va dopo mezz'ora, forse perchè cominciava
a rendersi conto che lo stavamo perculando tutti e tre;
-dulcis
in fundo, la perla delle perle: prenotazione di una camera singola,
arrivano nel pomeriggio. Arrivano, verbo arrivare, modo indicativo,
tempo presente, terza persona plurale. Sono in due. Prenotano una
singola e sono in due. Ovviamente la Cate gli fa notare che non è
possibile stare in due in quella camera, l'unica rimasta, e la tipa
se ne esce fuori con questa genialata:
-Ma
non potete accomodarci in qualche modo?-
Quando
la Cate me lo riferì strabuzzai gli occhi, e lei si mise a ridere
che -Avevo la tua stessa espressione- Chiaramente gli aveva detto di
no, e questi se ne erano andati. Pure sdegnati ed offesi.
Effettivamente, anche io sarei piuttosto risentito se prenotassi una
camera con la mia carta di credito, con annesso pagamento, e non
potessi usufruirne perchè pretendo che la stessa contenga più
persone di quante ve ne possano stare a norma di legge. Diamine,
siamo in Italia, un po' di flessibilità, no? (si nota il sarcasmo?)
Buon
anno a tutti.
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