venerdì 9 gennaio 2015

Ricordate cosa diceva Nanni Moretti sul sentirsi minoranza?
Bene, aveva torto.
Essere e sentirsi minoranza è un'esperienza che può avere del devastante. Altro che stare a proprio agio. Ti fa capire come sia pessimo sentirsi piccoli. Come il dottor Lemuel Gulliver quando arriva a Brobdingnag.
Cena di famiglia.
Per una volta, tutti e 4 a tavola.
Avere a giro per casa una bambina di 9 anni può comportare domande imbarazzanti. Cominciano a quell'età. Nel caso della Camilla, anche prima. E non è che la Gaia, 7 anni, sia da meno. Anzi.
Mamma, ma se tu e babbo vi lasciate, noi cosa facciamo?”
Gli spaghetti non volano, ma possono restare sospesi a mezz'aria. A metà strada tra il piatto e la bocca. Per un tempo che varia dai 2 secondi all'era geologica.
Due sguardi che si incrociano.
Un unico pensiero: bisogna smettere di fargli vedere sos tata. Queste bramano di avere la Lucia a giro per casa. Soprattutto da quando hanno visto la puntata con i genitori separati.
La più saggia di famiglia apre la bocca.
Beh, io mi risposerei con un altro uomo”
Quindi noi avremmo un altro babbo?”
No, il babbo sarebbe sempre lo stesso, sarei io che cambio marito”
E lì, ho la poca accortezza di affermare un minimo di propria, eventuale indipendenza e libertà di scelta:
Anche io mi risposerei con un'altra donna”
All'unisono, tutte e due. Neanche fossero un'unica entità.
No, tu no, babbo!”
Mezz'ora.
Mezz'ora di risata. Da parte della Sara. Non riusciva a smettere. Io lì, soggetto ad un pietrificus da fare invidia ad Hermione. Gli spaghetti ancora a mezz'aria. Lei che ride a più non posso.
Come diceva uno che conosco: le sfami, le cresci, e questo è il risultato.
I bambini non sono democratici. Sono totalizzatori. Il babbo deve credere, obbedire, combattere. E subire. La mamma è uber alles. Non si tocca. Non si cambia.

Visto che si parla di mia moglie, alcuni episodi avvenuti dove lavora. Cronaca di un normale turno pomeridiano.
1. Prenotazione internet, camera doppia, non rimborsabile. Causa sciopero generale (era di un mese fa), il centro prenotazioni, su richiesta del cliente, chiede la cancellazione senza penale. Trattandosi di un evento provato e dannatamente inevitabile, e della limpida impossibilità del cliente di arrivare a Firenze, la direzione da l'ok: cancellazione senza penale. Prontamente, il centro prenotazioni invia la conferma di cancellazione. Si allega alla pratica e finisce lì, archiviata tra tutte le altre cancellazioni.
Uno pensa che finisca lì.
Si ha a che fare con un centro prenotazioni internet. E' come costruire un'autostrada od un ponte nel sud Italia: non tutto riesce alla perfezione. Praticamente niente.
Mentre è a fare il resoconto commissioni di Dicembre, la Sara si rende conto che il centro prenotazioni in questione ha fatturato la commissione per quella prenotazione.
????
Li contatta con mail contestando il fatto. Se il cliente non è venuto, perchè mai dovrei pagarti una commissione?
E questi geni se ne vengono fuori che “la prenotazione non è mai stata riconciliata sul sistema”.
Ora, chi legge il mio blog, al 90%, è un collega. Sa cosa è una riconciliazione. Capisce di cosa si tratta. Starà strabuzzando gli occhi. Se tu, centro prenotazioni stesso, hai cancellato, che diamine dovrei riconciliarti? E' tutto a zero. Non pretenderai che io, banconista, debba fare un azzeramento di una prenotazione che TU hai cancellato. Fattelo da te, sul tuo sistema.
Ma il punto non è dover fare il lavoro di altri.
Il punto è che voi non avete mai visto la Sara arrabbiata.
Io si.
Credetemi se vi dico che preferirei di gran lunga avere a che fare con un battaglione di orchi di Sauron che carica a testa bassa. Me la immagino, china sulla tastiera, faccia rossa come il vecchio stendardo sovietico e fumo che sbuffa furioso dalle orecchie modello steampunk versione splatter mentre lancia maledizioni senza perdono a tutti i lavoratori del centro prenotazioni suddetto.
Io tremo, solo a pensarci.

2. Indiani.
Come sempre, quando si tratta di clienti di questa nazionalità, il/la banconista rischia di trascorrere interi turni di lavoro a rispondere alle loro domande. Ore ed ore a farsi spiegare dove si trovano TUTTI i musei della città, TUTTE le chiese, TUTTI gli orari di treni e/o pullman da Firenze per ogni paese della Toscana, TUTTI i centri commerciali della regione, che una visita adeguata comporterebbe un soggiorno alberghiero di 4 mesi. E nella maggior parte dei casi si tratta di clienti che restano solo una o due notti. Ma purtroppo hanno quest'idea retrograda per cui, poiché pagano, debbano usufruire del servizio nella piena totalità, e sanno benissimo che il 90% delle domande che pongono solo totalmente inutili perchè non avranno mai il tempo di visitare tutto. E la cosa peggiore è che insistono a restare lì al bancone anche quando dietro di loro hanno una fila di 12 clienti che attendono di fare cose ben più urgenti come un check-in od un check-out. Non mi stupisco che siano completamente privi di sistema giudiziario e/o investigativo.
La Sara, bontà sua, si salva da questo supplizio perchè gli indiani arrivano quando c'è in turno la Cecile, collega franco-lusitana con un carattere che è una via di mezzo tra un conquistadores portoghese e Robespierre. Un tipetto deciso, ecco. Che ovviamente, al cambio turno, informa mia moglie delle difficoltà di lavoro quando questi tipi gravitano attorno al bancone. Cioè molto spesso.
Ovviamente, a metà pomeriggio, chiamano dalla camera.
Wifi not working”
Se avete notato la mancanza del verbo essere inglese e del “Good evening, i'm calling from room xyz” non è un errore del sottoscritto. E' quel che riferiscono, letteralmente.
La Sara si attiva per verificare. Nella hall il wifi funziona perfettamente. Invita la cliente, se non è un problema, a scendere giù ed utilizzarlo giù, scusandosi per l'inconveniente al piano.
No. I want it in my room”
Richiesta legittima, il servizio va fornito. Ok, controlliamo subito. Mentre il facchino sorveglia il bancone, sale al secondo piano con il suo cellulare.
Il wifi va che è una scheggia.
E si trova davanti alla porta della camera degli indiani.
Com'è giusto che sia, non bussa, ma torna al banco e li richiama. Li informa che il wifi funziona benissimo.
No, it's not working”
Si passa al secondo controllo: il facchino sale con il suo apparecchio ed effettua pure una chiamata via skype ai parenti in Egitto. Scende a riferire alla collega del bancone, che informa i clienti in camera. Risposta:
Wifi is not working”
Io salgo su e ti spezzo le braccine! Io stacco i ditini e ci gioco a Shangai! Prendo un coltello dalla caffetteria ed alla tua fronte faccio quel che fa il tenente Raine ai nazi!
In quel momento scende la coppia italiana della camera xyz+1, accanto a quella degli indiani. Mentre riceve la chiave della camera, mia moglie gli chiede se hanno problemi con il wifi.
No, nessun problema. E' velocissimo”
La Sara, ormai in stato berserk, chiama gli indiani in camera e gli riferisce che il wifi funziona, senza alcun dubbio.
Yes, it's working but it's very slow. You must check”
Come abbia fatto a resistere dal saltare il bancone e trafiggerli con il tagliacarte quando sono scesi per andare a cena, non lo so. Un giorno lo farà, la metteranno in galera per duplice omicidio volontario. Ma forse un giudice comprensivo lo trova. Poi non potrei neanche trovare un'altra donna. Me lo vietano.
Come il Vesuvio prima del botto, che ribolle all'interno ma mostra un bell'aspetto rassicurante ai pompeiani, rassicura i clienti che chiamerà un tecnico per sistemare il wifi. Proprio due minuti dopo scendono anche i clienti della xyz-1, e dopo un po' anche la xyz+3. Tutte allo stesso piano. Prova a chiedere anche a loro, giusto per scrupolo.
Risposta: “Wifi is working great”
Ormai è palese: la signora indiana è una totale incapace nell'uso delle sue apparecchiature elettroniche, e non riesce a configurare cellulare e/o portatile col wifi della struttura che la alloggia. Ma non vorrà mai ammetterlo, e si sfoga incolpando l'albergo. Discutere con costei e farla ragionare è come la resistenza contro i Borg: futile. Quando gli indiani rientrano dalla cena, mia moglie gli conferma che il tecnico è venuto ed ha risistemato il wifi, ed ora funziona perfettamente.
Chiaramente, la Sara non ha chiamato proprio nessuno. Non ha neanche resettato la macchinetta dell'internet. Ma la cliente indiana si merita la balla colossale. Come diceva Wolinsky (sigh): “Se si è sicuri di avere ragione, non c'è bisogno di discutere con chi ha torto”. Anche se forse intendeva altro.
Ah, la mattina, alla partenza, la signora indiana ha ringraziato che “the wifi was working very well”.

3.おふろ .
L'ofuro non è un qualsiasi bagno in una vasca.
L'ofuro è un'esperienza mistica. Il relax supremo. Il piacere totale e definitivo.
Ho avuto l'altissimo e nobile piacere di provarlo, quando ero laggiù.
Prima occorre lavarsi in doccia, in maniera attenta e scrupolosa, rimuovendo ogni particella di sporco prima e di sapone poi.
Quindi si entra nella vasca, con l'h2o che ha la stessa temperatura a cui italiani la portiamo quando ci immergiamo gli spaghetti.
Ogni micron della pelle lotta contro l'ineluttabile destino di finire lessato come un pezzo di magro nel brodo. E non è una prova semplice, soprattutto quando arriva al livello dei genitali.
Ma una volta che si è dentro, con l'acqua che lambisce il mento, comincia un viaggio mistico che qualsiasi sostanza chimico-psicotropa non può neanche lontanamente eguagliare. Non si vorrebbe più uscire fuori.
Solo da questo si capisce come i giapponesi siano di molti livelli superiori a noi.
Ma purtroppo in Italia queste cose intelligenti non le abbiamo. Siamo italiani. Pessimi, per natura.
Disavventura finale per il portiere di notte. E non da poco.
Poco prima di andare via dopo il turno pomeridiano, arriva una non rimborsabile. La Sara lascia la consegna a Ben, turno di notte.
Alle 2 si presenta una coppia giapponese residente in Italia. E forse il problema è proprio questo.
Ai giapponesi, come ben sappiamo noi albergatori, piace la vasca.
Primo problema: la camera è fredda. Ben sale e verifica. In realtà sarebbe ben calda, ma il cliente insiste, perciò gliela cambia. Solo che questa nuova camera, li avverte, non ha la vasca, ma la doccia.
Ma a loro va bene uguale. Cambiano.
Ora, a parte che questa nuova camera è anche più fredda della precedente, va comunque detto che è più carina (le conosco, fidatevi). Probabilmente non gli piaceva quella prima. Ok, potevano dirlo, ma sono fortunati che l'albergo, aimè, non è completo.
Purtroppo non è finita qui.
Dopo mezz'ora chiamano al ricevimento.
Abbiamo un problema, il bagno è allagato”
?????
Bagno allagato?
Ben sale, ed effettivamente il pavimento del bagno è pieno d'acqua. Totalmente inondato. Ed il cliente giapponese, con tutta la tranquillità di questo mondo, come se fosse una cosa normalissima, gli mostra il motivo dell'inondazione:
-Abbiamo tappato la doccia per riempirla-
!!!!
Non avendo la vasca, hanno avuto la splendida e geniale pensata di tappare il buco della doccia per riempirla. Per provare l'esperienza mistica dell'ofuro stando in piedi. Erano sicuri che, una volta richiuso lo sportello, questo si sarebbe sigillato a tenuta ermetica modello portellone della stazione spaziale orbitante.
Chiaramente, ciò non è avvenuto. L'esperienza mistica l'ha provata il pavimento del bagno.
Hanno ricambiato camera. Sono tornati a quella di partenza.
Sapete che si deve fare in questi casi, vero?
Se avete gli occhiali, toglieteli.
Mano sulla faccia.
Facepalm.
Ineluttabile.

Nessun commento:

Posta un commento