Leopardata.
Che non è un cappotto. E’
un vero leopardo, vivo, che lei porta appeso al collo e può
risvegliare e sguinzagliare contro chi non è di suo gradimento.
Tacco talmente a spillo che,
se usato come arma da punta, realizza 27 dadi da 8 di danno.
Un intero stick rossetto
sulle labbra.
Sarebbe bella di suo. Ma gli
piace cambiarsi un po'. In peggio. E’ un tipo modesto.
Ha in mano un’intera risma
di fogli A4. Che sbatte sul bancone.
Nessun sismologo mi crederà
mai.
“Reservation” con
l’indice che indica il pacco di fogli.
Esce. Io, leggermente
impaurito, mi azzardo a spostare la testa sui fogli, con lentezza.
Aguzzo la vista.
Cirillico.
Perché non sono sorpreso?
Entra anche lui,
giacca-incravattato che potrebbe stare al bancone al mio posto, tanto
è simile alla mia divisa di portiere. Ma con l’espressione
serissima di un spetnaz in missione di guerra.
Si fermano davanti a me.
Indicano la risma A4.
“Reservation”
Mi aspetto che facciano
flic-floc. Invece se ne stanno lì zitti, e molto seri.
Mi azzardo ad assumere
un’aria innocente, un po’ frivola, da “ok, lo scherzo è
riuscito, dov’è la candid camera?”:
“I don’t understand
russian”
Si guardano con aria
scocciata, e lei comincia a sfogliare la risma di foglia. Lui alza
gli occhi, poi appoggia una mano al banco e gli parla in russo. Lei
smette di sfogliare, alza le mani e dice qualcosa che traduco come un
“Ora cerco il foglio in inglese, stai calmo e non ti agitare!” Ma
effettivamente cominciano ad essere discretamente schizzatelli. Alla
fine lei trova un foglio con scritte in inglese, che si trovava
proprio in mezzo alla risma, e me lo passa, sempre dicendo la sua
parolina magica: “reservation”.
Leggo attentamente.
Hotel xxxxxx
In linea d’aria, sono un
3-4 chilometri. C’è la stazione di mezzo, ed un bel po’ di
strada.
C’è pure la foto.
Allungo la testa verso i
fogli in cirillico, e pure lì c’è la foto dell’albergo in cui
hanno prenotato.
Dire che è diverso dal
nostro è poco. C’è di mezzo un intero mondo. E’ come affermare,
alla vista dello skyline di Firenze, che ci si trovi davanti ad una
foresta di mangrovie del Kenya. Come abbiano fatto, questi due russi,
ad immaginare anche solo lontanamente che l’aspetto esteriore
dell’albergo dove lavoro sia lo stesso di quello che avevano
prenotato, rimane per me un mistero assoluto. E pure i nomi sono
profondamente differenti.
Avrei la tentazione di farmi
pagare e poi dargli una camera, ma effettivamente non sarebbe una
cosa giusta. Se si rendono conto dell’errore che hanno combinato,
poi se la rifanno con me, anche se meriterebbero un doppio pagamento.
Apro internet e cerco la pagina web dell’albergo in questione.
Prendo una piantina e la
stendo sul bancone.
Lei: “Passport” ed apre
la borsa, ma la stoppo subito: “No”
“No?”
Mie, letterali parole in
italiano:
“Ascoltate bene, che sennò
vi scateno un fall blau che pure Rundsted si sognava. Voi, siete qui”
E cerchio sulla piantina la
posizione del nostro albergo.
“Ma l’albergo che avete
prenotato è qui”
E indico la posizione dello
stesso sulla piantina.
Si guardano confusi. Poi lei
indica di nuovo la risma: “Reservation”
“Sicuro, reservation. Lì.
There” ed indico la pagina web dell’albergo “Non qui. Not here”
puntando prima gli indici verso il basso, poi scuotendoli a
destra-sinistra.
Cominciano a realizzare.
Parlottano tra loro e gesticolano, forse si rendono conto che hanno
decisamente toppato. Ma prima che comincino una piazzata
moglie-marito urlata davanti al bancone, intervengo:
“Look at me, stop
litigare” (ve l’ho detto, letterali parole) Mimo il gesto di
ruotare un volante “Car?”
“Yes”
“Oooook,
now you are here, sooooo…. Go straight and…” e gli dò
tutte le indicazioni con tragitto sulla piantina. Ed alla fine: “Ok?”
ma stavolta gli piazzo un sorriso e pollice alto. Ripeto: “Ok?”
Ridacchiano, appare un
sorriso, miracolo! “Sorry, sorry”
Gli passo la piantina, a cui
seguono degli spasiba e strette di mano. Ma che vi ci vuole così
tanto a rilassarvi? La volete far sparire la faccia musona? Ma siete
in vacanza, godetevela! Mi scappa un “You can do it!”, e questo
russone elegante ridendo annuisce e ripete “Yes, we can do it” e
mentre escono trascinando i due vagoni ferroviari che gli fanno da
bagagliaio, mi salutano con un “ciao!”, ed un sorriso sulla
faccia di lei che se non fosse così pesantemente truccata avrebbe un
viso stupendo, meraviglioso. Bah, io certi turisti proprio non li
capisco.
Colonna sonora: “Look at
me” Geri Halliwell
ps. ho raccontato di questi
due russi perchè, benchè avessero esordito senza un buongiorno od
un buonasera, alla fine sono riuscito a strappargli un sorriso. Ma
non immaginate neanche quanta gente entra sicura di aver prenotato da
noi quando invece hanno sbagliato, o solo a chiedere informazioni,
e non saluta o neanche pronuncia un timido grazie. C'è a giro una
maleducazione odiosa, da pretendere una rieducazione gulaghiana
impellente. Ma la mia speranza è che la coppia russa sia arrivata
sana e salva nell'albergo che avevano prenotato, e non abbiano
sbattuto la risma a4 anche sul bancone di quell'albergo. Ed abbiano
salutato il mio collega. E sorriso. Come si conviene. Sempre.
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