Entrarci
dà il senso della storia.
Entrarci
fa capire cos'è il talento, la forza del genio.
Entrarci
rende l'idea della grandezza di un popolo, di un gruppo, di
un'insieme di persone quando si organizzano per realizzare qualcosa
di grandioso.
Sto
parlando del salone dei Cinquecento di Palazzo della Signoria.
Martedì
ci sono stato perchè la classe di mia figlia grande, insieme ad
altre scuole di Firenze, partecipava ad un incontro per uno scambio
culturale con altri istituti europei.
Sul
palco una piccola orchestra di ragazzi esordì con un pezzo che
decisamente, nell'atmosfera rinascimentale del salone, aveva un suo
remoto perchè: la colonna sonora di Pirati nei Caraibi.
Effettivamente,
c'era quasi da aspettarsi che sul palco salisse Depp vestito da
bucaniere a declamava qualche stramberia. Diciamolo: ci sarebbe stato
più che bene. Invece ci salirono prima alcuni presidi di vari
istituti, e poi la vicesindaco (come foss'antani), e per una buona
mezz'oretta io ed i numerosi astanti siamo stati seppelliti sotto
tonnellate su tonnellate di retorica vertenti la ricchezza degli
scambi culturali all'interno dell'Unione Europea. Peraltro in un
discreto inglese, cosa che, da queste parti, non si è sentito in
modo molto frequente, visto chi è passato dentro questo palazzo. Non
a questo livello, almeno.
Per
carità, erano tutte parole giustissime; è che la retorica mi spinge
pericolosamente alla ricerca di un bagno, od all'idea che, dopotutto,
scaricare mediaeval wars e giocarci proprio sotto ai dipinti delle
battaglie dell'esercito fiorentino, può avere un suo senso. Ma per
fortuna la retorica finì lasciando spazio ai giovani orchestrali che
continuarono l'esibizione con altre colonne sonore che non definii
appieno, per terminare con il Sirtaki, perchè pare che quest'evento,
il prossimo anno, si terrà ad Atene. Sempre che, per allora, la
Grecia esista ancora.
La
mattinata terminò all'esterno, sulla Piazza più bella del mondo,
con l'esibizione di un gruppo di sbandieratori. Perchè meglio di
veder sventolare bandiere fiorentine in Piazza della Signoria, c'è
solo il vederle sventolare nel colei-che-non-può-essere-nominata
stadium.
Dopo
di che, salutata la Camilla, i suoi compagni e le maestre, io &
moglie, mano nella mano (si, potete prendere i fazzoletti) ci
avviammo verso casa, passeggiando per via Calzaiuoli e sotto la
maestosità del Duomo.
In
via Cerretani, di fronte ad una nota libreria, due signore ed un
ragazzetto adolescente passeggiano davanti a noi. Una delle signore
esclama, con una tonalità che non mi stupirei l'avessero sentita
dalla cima del cupolone:
-Ao',
ce stanno li sconti ar mall! Quanno ce annamo? Sabato?-
Ma
improvvisamente il ragazzo, un adolescente occhiale-munito, si voltò
declamando quel che, dal mio punto di vista, è un enorme,
spropositato pregio e rivelando, oltre che un aspetto da vero nerd,
un quoziente intellettivo superiore alla media:
-Ehi,
una libreria, andiamo!-
Al
che una delle due donne, che ho definito come madre degenere e
sconsiderata, se ne uscì con queste scandalose, volgarissime parole
indicative di come quel QI sia un'eredità paterna:
-No,
ora la libreria no! Basta libri, nun c'ho più sordi!-
Agguantando
le spalle del figlio e girandolo di 180 gradi, affinchè si
allontanasse da quel luogo che per lei, evidentemente, era terra
straniera ed ostile.
Noi
ci fermiamo, ghiacciati da quelle parole. Io, lentamente, volgo lo
sguardo verso la Sara, la quale mi osserva con due occhi sgranati e
mi dice la lampante, disarmante logica spockkiana (sigh):
-Ma
come, i soldi per il mall ce li ha e per i libri no?-
Turisti.
Li becchiamo ovunque, non solo sul lavoro.
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