Sono
di Firenze, quindi capirete che il sottoscritto non è che sia il
massimo, quando si parla di nazionalismo. Immaginatevi noi fiorentini
in perfida e malcelata soddisfazione quando Byron Moreno eliminò gli
azzurri dal mondiale nippo-coreano. Era tutto un andare dai tifosi di
colei-che-non-deve-essere-nominata (ma pure delle altre squadre),
mettergli un braccio sulla spalla e dirgli “Brutto essere eliminati
così, eh? Visto cosa si prova? Dà fastidio, vero? Benvenuti nel
club!”
Solo
che noi siamo portieri, ed ogni tanto ci capitano in albergo alcuni
elementi di quel popolo (quelli che hanno profumatamente pagato
Moreno, intendo), e tutto d'un colpo il nostro amor patrio si
risveglia impetuoso, e ci fa sbottare “Ma come min**ia è successo
che ci siamo fatti eliminare due volte da questi pirla?”
Poi
ultimamente questa squadra vince ovunque e con tutti, quindi in città
circola un discreto nazionalismo.
Albergo
di mia moglie, arrivano questi due Kim, padre e figlio.
Il
cognome è proprio Kim, ve lo posso scrivere perchè tanto, su 50
milioni di coreani, il 30% si chiama Kim.
A
prima vista ispirano la stessa simpatia del Kim capo del Nord, quello
che fa ammazzare lo zio facendolo sbranare dai cani. Già al check-in
hanno un'espressione da Hannibal appena scappato di galera e che
necessita urgentemente di un fegato da accompagnare alla sua solita
bottiglia di Chianti. Due veri tesorucci. Ma sei in vacanza, perchè
non ti rilassi?
Il
portiere di notte (arrivarono a mezzanotte) deve ripetere più volte
le varie informazioni che vengono fornite di base al momento del
check-in, e non solo per le evidenti difficoltà dei due coreani con
l'inglese, quanto perchè ripetono le domande più e più volte. Ed
ogni portiere odia profondamente dover ripetere anche solo due volte
un'informazione. Figuriamoci 3 o 4 come costringono a fare i Kim. Si
capisce subito che sarà un soggiorno difficile.
Salgono
in camera e ne riscendono subito.
-We
want a twin bedroom-
Ma
guardi che la camera è a due letti.
-No,
it isn't. I want a twin bedroom-
Supponendo
che in realtà non gli piaccia ma non lo vogliano ammettere (lo fanno
in parecchi), gli mostra un'altra camera, anche questa twin. Ed il
tipo se ne esce con la solita frase: -It isn't a twin-
Qual'è
il problema? Deficienza congenita acquisita? Follia compulsiva? Hai
intenzione di morire ma sei troppo pavido per suicidarti, e speri che
ci si pensi noi? Certo, se continui così, ti strangolo sul posto!
Comunque
l'arcano si risolve: i letti erano affiancati. Separati, ma uno
accanto all'altro. Come si fa in tutti gli alberghi nel pianeta,
Corea compresa. Ma loro volevano letti completamente separati, uno in
un lato della stanza e l'altro nella parte opposta. Il portiere di
notte gli spiega che sono così, punto. Bene, i coreani scelgono una
delle due camere, poi il mattino dopo, il più anziano scende al
ricevimento.
La
Sara li accoglie con il suo solito stupendo sorriso d'ordinanza, quel
sorriso che mi ha fatto innamorare di lei e che mi tocca condividere
con i clienti dell'albergo.
Una
condivisione che molti non si meritano per niente, specialmente
questi due.
Il
tipo se ne sta lì, davanti al bancone, e non dice niente.
La
Sara, già scocciata, abbozza un sorriso a bocca chiusa, poi
chiede al tipo cosa desideri. Ma non ottiene nessuna risposta.
Non
è possibile giocare alle belle statuine con un minus haben coreano!
Ne ho già uno italiano in casa, ora ti ci metti pure te? Io continuo
a lavorare, poi fai quel che vuoi.
E
così fa.
Ma
avete mai provato a lavorare con addosso gli occhi di qualcuno, che
vi fissa insistentemente?
Questo
coreano se ne sta ad osservare la banconista per un bel po',
operazione che fa anche con gli altri portieri, donne od uomini che
trova, e chiaramente provoca un discreto nervosismo. E non è finita.
Vanno
a fare colazione. Alle 10 ed un quarto. Cioè 15 minuti dopo l'orario
di chiusura delle colazioni.
E
gli era stato ben spiegato, questo orario.
L'addetto
alle colazioni decide di venirgli comunque incontro, ma gli chiede di
stare su un tavolino vicino al bar, quindi un angoletto, in quanto
deve pulire tutto il resto della sala. I coreani, invece, vogliono
andare dove gli pare. Alla fine interviene la Cecile, che gli ordina,
letteralmente, dove andare. E la Cecile è una francese tutta d'un
pezzo, una tipa che se vi ordinasse di andare a difendere i curdi,
partireste seduta stante per Kobane.
Quindi
i due coreani si mettono nel tavolino più distante mentre l'addetto
alle colazioni può cominciare le pulizie di riordino della sala,
salvo, un'ora dopo, chiedergli di levarsi dai 3 passi perchè è
arrivata l'ora di pulire anche in quell'angolino. Ed i due erano
ancora lì. Non avevano ancora finito la colazione. Ma che ci vieni a
fare a Firenze, se non esci neanche a vederla?
Ma
il top della Corea arriva alla partenza.
Ovviamente,
tanto per aggiungere sfiga su sfiga, al turno di mattina c'è mia
moglie. Che si aspetta problemi su problemi.
Scendono
al ricevimento alle 11.30, il che già fa sperare bene, perchè la
Sara già temeva di doverli chiamare in camera alle 12, orario del
check-out, ed insistere di lasciare la camera per un'ora abbondante
(capita molto più spesso di quanto uno non immagini). Solo che si
mettono a sedere nella hall, e non consegnano la chiave.
E
la Sara comincia a schiumare di rabbia. Ma che ca**o aspettate a fare
questo check-out? Ma perchè, visto che siete scesi, non mi date 'sta
benedetta chiave e non sbrigate le formalità del caso, così posso
chiudere la cassa? Volete proprio rompere fino all'ultimo!
Quando
si stanno per fare le 13 e mia moglie comincia ad appuntare bene
tutte le matite del ricevimento per poi provare sui tipi
un'agopuntura molto dolorosa, il coreano più giovane si alza e viene
a consegnare questa benedetta chiave.
Ne
approfitta per chiedergli se hanno preso qualcosa dal minibar.
Il
ragazzo sorride e se ne resta lì come un'ebete.
La
Sara reprime l'ira funesta e ripete la domanda. Ovviamente, non
arriva nessuna riposta. Perciò chiede al padre se può venire al
bancone. Ed intanto manda il facchino a controllarlo in camera, il
minibar, per vedere se i koreans non stanno facendo i furbetti per
non pagare quel che si sono scolati durante la notte.
A
quel punto ricorda al cliente che devono pagare solo la tassa di
soggiorno. E mentre inserisce la ricevuta nella stampante, il coreano
fa sparire il solito sorrisetto ebete, apre la bocca e lascia uscire
una discreta e rumorosa quantità d'aria.
Un
ruttone fantozziano da acqua Bertier.
Mia
moglie, completamente allibita, si affaccia all'ufficio e
fregandosene della presenza di Kim, sfoga la sua rabbia alla collega:
-Non
ci posso credere! Questo coreano mi ha ruttato in faccia!-
La
Viviana non può fare altro che annuire ed affermare che -Eh, l'ho
sentito anche io!-
-Si,
ma te non senti gli effluvi!-
Quindi,
senza dire una parola ma con una faccia da “ti scateno una guerra
che neanche ti immagini”, stampa la ricevuta e riceve il pagamento.
In totale apnea. Poi svicola nell'ufficio dalla Viviana a respirare e
maledire gli abitanti di Choson, la cui traduzione letterale non è
“Il paese del mattino calmo” ma “Il paese del rutto libero e
della corruzione di arbitri”.
Poi
ci capitano anche le coreane gentili e sorridenti, ma in quel momento
la speranza di mia moglie era che il Kim del nord rompesse la tregua
del '54 per scatenare i suoi carri contro il sud. Tanto sono uniti
solo quando giocano a calcio contro di noi.
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