Farsi
un fine settimana di turni alberghieri nel forno del centro Firenze
mentre la famiglia è a sguazzare nell'ambiente marino
adriatico-abruzzese, è deprimente come la mail che ricevetti ad
Ottobre 2014 dall'ente del turismo della Vallonia, e che mi informava
che erano molto spiacenti, ma i posti da figurante per la
rievocazione bicentenaria di Waterloo erano già completi. Da mesi.
Io
mi ci vedevo già a marciare per i campi belgi con pantaloni bianchi,
giaccone azzurro, berrettone e fucile ad avancarica (finto),
assaltare la fattoria La Hayle cantando a squarciagola la
marsigliese, ed infine ricreare la rotta dell'esercito francese al
grido di “Merde! La Guarde recul!” Ero pronto pure a farmi
crescere un paio di mustacchioni che fanno tanto francese virile,
quei francesoni massicci e guerreggianti dell'impero, non quelli a
cui giravano le balle a vedere Bartali che macinava solitario i
tornanti dell'Izoard.
Invece
niente.
Un
fine settimana di Giugno significa sorbirsi le partenze di pitti
bimbo. Quell'evento dove capisci che la scritta “Save the children”
sulle magliette della Fiorentina, non si riferisce ai piccoli
africani poveri, ma ai piccoli occidentali ricchi costretti dai
genitori a sfilare sulle passerelle.
Poi
mi appare un disegno multicolore.
Una
specie di murales arcobaleno che si porta appresso una spalla nuda.
Nello stesso corpo, un mascellone ed un trucco che la somigliano più
a Luxuria, che ad un essere femminile quale, incredibile a dirsi, è.
Accanto
a lei, si palesa una specie di ragionier Ugo con gli occhialetti del
suo collega impiegato Filini. Anche lui con canotta di color nero,
pantaloncini e ciabatte. Ma diversi anni in più.
Mi
passa una dozzina di fogli stampai da un noto portale on line.
Basterebbe un nominativo, ma lui ha stampato ogni pagina del portale,
anche le foto della pubblicità della Grecia (la pubblicità che
invita a comprarsela, non ad andarci in vacanza). Da una stampante in
bianco e nero, ovviamente.
Come
sempre in questi casi, cerco disperatamente il nominativo della
prenotazione, perchè su questi stampati si trova tutto, qualsiasi
informazione, tranne il nome di chi ha prenotato. Ma la tatuata mi
viene viene in aiuto con il suo affusolatissimo ditone con unghie
anch'esse coloratissime.
-QUI!
QUESTO E' NOME!- con un'intonazione che se ci fosse un “deh!”
penserei che mi trovo su una banchina del porto di Livorno. O forse,
visto la nazionalità, di Costanza.
Il
nome, chiaramente, è italiano. Quello di lui.
E
per l'appunto, il ditone della lei copre, neanche a farlo apposta, le
date del soggiorno.
Del
mese prossimo.
Uno
pensa: oh, capita. Sbagliano a prenotare, invece di Giugno, prenotano
in Luglio. Si, capita, ma di solito non sbagliano il giorno. Costoro
invece hanno sbagliato anche quello. Ma non è quello il punto. Il
punto è che non si è mai preparati ad una lei che apostrofa il lui
con “TU SBAGLIATO! TU NO CAPIRE UN CAZZO!”
Lui,
mortificato ai massimi livelli, testa bassa mentre lei lo infama, mi
chiede se li posso accomodare. Per fortuna loro, avevamo ancora
camere libere. Coincidenza, la tariffa era pure la stessa;
ovviamente, vi fosse stata una differenza, l'avrebbero pagata.
Altrettanto ovviamente, non sarebbe avvenuto in contrario. Era una
non rimborsabile.
Senza
neanche glielo chieda, tira dalla tasca un portafoglio delle
dimensioni di un Invicta dell'87. E come lo apre, quasi strabordano
fuori una quantità di fogli gialli che avrebbero permesso la
liquidazione del mutuo, sia il mio che quello di mio cognato.
Lo
infama, ma se lo tiene stretto. Chissà perchè....
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