I
clienti sono un po' come i cioccolatini di Forrest Gump.
Non
sai mai quello che ti capita.
O,
se preferite, sono come le caramelle tuttigusti+1 del magico mondo di
Harry Potter.
Ti
può capitare una fragola, , un lampone, od un cioccolato, il che è
sempre un piacere (soprattutto se fondente all'85%).
Ce
ne vorrebbero 10 al giorno. Saranno si e no, uno a settimana.
Ti
può, aimè, capitare il gusto caccola. O vomito.
Capitano
clienti che sono inodori, incolori, insapori. Il che va benissimo per
l'h2o. Ed in fondo pure per i clienti.
E
poi ti capitano quelli che li definiresti al gusto di fiorentina
sotto uno doppio strato di rucola.
Una
delizia.
Ne
capitano uno l'anno. Ma sono gli unici che contano.
In
questo caso poi, uno in tutta una carriera lavorativa.
Padre
e figlia inglesi. Lui è uno stecco magro con barba bianca, capelli
lunghi e cappello a tesa larga. Un hippie stagionato in pantaloncini
corti, sandali e canotta nera, ma ancora con tanto desiderio di
vivere la vita e visitare il mondo; la figlia, neanche vent'anni, è
la copia identica di Jessy di Toy Story 2.
Al
check-out, dopo aver espletato le formalità, lui chiede:
“Someone
here play guitar?”
In
quel momento, siamo in 3 al banco. Ci guardiamo un momento negli
occhi, sorpresi per una domanda che non è la solita da “possiamo
lasciare qui i bagagli per un'ora?” o “ci può chiamare un taxi
per l'aeroporto?”
Chi
parla?
Ok,
parlo io. Mi sento un po' chiamato in causa.
“Well....
i used to... 20 years ago”
E
girandosi mi mostra, tra le sue valigie, una custodia per chitarre. E
si vede benissimo che contiene lo strumento, perchè è una custodia
di stoffa.
Spiega
la situazione: era partito dall'Inghilterra con la chitarra, ma
all'aeroporto non gliel'avevano fatto passare come bagaglio a mano,
facendogli pagare 50 pounds per il trasporto.
“I
enjoed to play guitar in Italy for 3 weeks, but i don't want to spend
more pounds”
Quindi
ha pensato di regalarlo a noi, perchè si è trovato benissimo. Il
miglior posto di tutto il soggiorno.
Ok,
è vero che comunque era l'ultimo hotel in cui aveva soggiornato, ma
non credo ce l'avrebbe regalata, se non si fosse trovato bene. Così,
dopo una vigorosa stretta di mano ed un ringraziamento commosso da
parte del sottoscritto, mi sono ritrovato con un'altra chitarra in
casa. E mi sento in obbligo di rimettermi a suonare e tirare fuori
polverosi ed ingialliti spartiti e tabulati, anche se la mia è una
vecchia Stratocaster con distorsore Boss con cui tentavo di
riprodurre, con scarsissimi risultati, i riff di Angus Young, Ritchie
Blackmore ed il più grande di tutti, il mai abbastanza compianto
Jeff Healey.
Grazie
ancora, signor S. R. from Manny. Cercherò di tenere alto l'onore,
magari cercando in rete un po' di brits ballads, dai Fab Four a
Gallagher, passando per i Blur e Gary Barlow. Perchè a parte il rock
duro, qui siamo ancora a Bennato che canta del gatto e la volpe...
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