venerdì 30 settembre 2016

Io non vi giudico. 

Od almeno: non giudico le vostre scelte di vita. Giudico piuttosto, quello si, la maleducazione, gli atteggiamenti nervosi ed offensivi, la cafonaggine di cui, spesso e malvolentieri, siamo costretti a sopportare da parte di clienti simpatici quanto Jack incontrato in un buio vicolo londinese, il piccione che si fa beffe di Dastardly, un deputato italiano quando si lamenta che senza vitalizio non arriva a fine mese. 

Non è importante se voi clienti d'albergo prenotate una matrimoniale e siete dello stesso sesso. O vi presentate con una persona che non è il/la vostro/a legittimo consorte. Non m'interessa, davvero. Non sono una sentiella in piedi. Casomai una tagliatella in piedi. Ma non è la mia vita. E' la vostra. Come canta Sheryl Crow: "If it makes you happy it can't be that bad". Viviamo in un mondo libero; usufruitene, finchè è possibile. 

Ok, lo ammetto: se tutto quel che vi interessa di Firenze sono gli outlet di Prada e Gucci, mi rendete triste. Se trascorrete mezza giornata sul divano della hall a navigare in rete, piuttosto che andare a giro per i nostri musei, mi sembra un'incredibile perdita di soldi e tempo. Se girellare tra Duomo e Palazzo Vecchio è per voi l'occasione per cacciare animaletti digitalizzati piuttosto che ammirare tali superbe meraviglie, la trovo un'assurdità pazzesca. Ma non posso farci niente. Voi pagate per una camera d'albergo ed io offro il servizio. Ma per il resto, siete liberi di fare un pò quel che vi pare.

Quindi se preferite i pokemon a Firenze, me ne farò una ragione. E non vi giudicherò per le vostre passioni, i vostri hobby, le vostre piccole manie. Addirittura, pensate un pò, se tifate per colei-che-non-può-essere-nominata. Sono un fiorentino buono e generoso. Come tutti noi. Ricordatevi che abbiamo donato al paese un Presidente del Consiglio. E non ho sentito nessun grazie in merito (mi domando sempre il perchè).
 

 
Autobus.

Ho finito un turno d'ufficio simpatico e divertente come l'osservazione del monoscopio. Uno pensa che lavorare al bancone sia duro e pesante, ma ha una "dinamicità" che non esiste dietro, dove si sta seduti 8 ore; soprattutto se si tiene conto che porto sul viso due fondi di bottiglia, e stare con gli occhi fissi al pc a controllare le tariffe è veramente devastante. Perciò, arrivata l'ora del ritorno a casa, rinuncio alla mia solita camminata attraverso la stazione, e decido, per una volta, di farmela su uno degli splendidi e robanti mezzi dell'Ataf, che per arrivare a casa mia, a causa del morbo tranviario che imperversa in zona Statuto, percorre un pezzo di strada che Lewis & Clark a confronto facevano una passeggiata. 

Appoggiato ad uno dei pali dell'autobus con la stessa verve di una ballerina di lap dance dopo una sessione ininterrotta di 12 ore, mi limito a tenere lo sguardo perso nel vuoto, mentre in cuffia mi arrivano le note dei Devo. In effetti è in quei momenti che mi sento molto "deinvoluto". Al mio fianco una ragazzetta asiatica intenta a manovrare un telefono che porrebbe una pietra tombale a diverse rate del mutuo. Davanti a noi due, un sedere, purtroppo non femminile, coperto appena al 60% da jeans che devono essere stati cuciti personalmente dal Signor Levi Strauss. 

Improvvisamente, la ragazza asiatica punta il telefono davanti a sè, ed apre la mappa su dove ci troviamo adesso, per la precisione zona Fortezza da Basso. Ora, io non conosco il gioco; ho un telefono pagato una cinquantina d'euro al supermercato, non ho internet ed ho difficoltà anche a connettermi con il più potente dei wifi. Fatto sta che lei accende la telecamera e, proprio sul sedere semiscoperto e peloso davanti a noi, appare una bestiola animata. La ragazza attende qualche secondo, come Zayzev quando prende la mira, poi preme sulla "ball". Che parte e cattura l'animaletto virtuale. 

Alzo lo sguardo da quel telefono così tecnologico rispetto al mio che sarebbe come mettere a confronto l'Enterprise con lo Sputnik, ed incrocio gli occhi a mandorla della ragazzetta. Si è accorta che stavo osservando. Gira lo schermo verso di me, a mostrare la sua recentissima cattura. 

-Catch it- E' tutto quel che posso dire. Lei sorride, compiaciuta, e torna ad aggeggiare sul suo apparecchio. Io prendo il mio, e cambio musica. E' il momento di ascoltare la Crow. 

"If it makes you happy, it can be that bad"

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