venerdì 31 maggio 2024

Vi chiedo preventivamente scusa.

So che questo è un blog dove parlo prevalentemente del mio lavoro di portiere d’albergo, e quindi vi aspettereste storie di vario tipo con la clientela. Oggi non è così. È una settimana che ci rimugino, ho bisogno di parlarne. Per esorcizzare il mio dolore.

Trent’anni fa, ben prima d’iniziare questo impiego, giocavo massicciamente ai giochi di ruolo.

D&D, Gurps, Vampiri, Mage. Un bellissimo gruppo che si ritrovava a lanciare dadi e interpretare ruoli. Sempre sotto l’egida di Stratagemma, il negozio dove ancora oggi acquistiamo giochi.

Poi il gruppo si sciolse, senza volerlo; ognuno perso dietro ai fatti suoi, come canta Vasco: uno a Londra, una nei boschi del Trentino, qualcuno fa la spola tra qui e la Germania -e come il cinema insegna: non bisogna mai andare in Germania-

A Firenze, tra gli altri, siamo rimasti io e Alessandro. Iniziai quel devastante impiego del portiere d’albergo, che distrugge mezza vita sociale, senza contare la presenza di prole. Ma Ale non fu da meno, visto che entrò nel corpo dei vigili urbani. Anche quello mestiere che tarpa le ali a noi bipedi bisognosi di incontri ludici. Ok, lo fanno un po' tutti i mestieri, ma in particolare quelli che ti fanno finire la sera tardi o svolgere turni notturni. Poi ci sono anche altre passioni a cui diamo sempre una priorità: per me la palla rotonda, per lui l’Aikido.

Alessandro ha una splendida cultura “nerd”. Basta fare una battuta di una qualsiasi opera “culto” che la riconosce subito. Ci diverte dirle, quando c’incontriamo: “Fletto i muscoli e sono nel vuoto”; “Grande Giove”; “Avada Kedavra”; “Ti amo, mio feroce vichingo!”; “La parola d’ordine è Tampax”.

 Quando ci incontriamo, canticchio la canzone del vigile, presa da un film del Nuti. Famosissima, qui a Firenze.

E poi gridavamo “Arhhh!”. Perché, come è noto, più pirati ci sono, più si abbassa il riscaldamento globale.

Continuo a parlarne al presente, perché mi rifiuto ancora di credere che Ale manchi ormai da una settimana precisa. Proprio il giorno prima del giorno dell’asciugamano. Come ha scritto una nostra comune amica, hai preso un telo, hai alzato il pollice e sei stato raccolto dall’astronave. Ora sei da qualche parte dello spazio, a sorbirti una poesia Vogon.

Hai questo modo così adorabile di imprecare: porca paletta. Ecco, porca paletta, Ale! Questo proprio no!

Io mi aspetterò sempre che tu bussi a quella porta per salutarmi e prendere un caffè, tra le cinque e le sei del mattino, perché sei dislocato a Palazzo Vecchio e io lavoro a neanche 100 metri da lì.

Francesca, ancora un abbraccio.

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