Personalmente
non sono mai stato un “animalaro”, cioè un forte amante degli animali.
Credo che occorra molta pazienza ed attenzione per starvi dietro, sia
che si tratti di pesciolini che di tirannosauri (mi rendo conto che è
piuttosto improbabile avere un t-rex come animale domestico, ma è per
rendere l’idea…). Ho sulla coscienza almeno paio di pesci rossi, a cui
rese giustizia il morso di un pastore
crucco alla mia coscia sinistra, morso a sua volta vendicato dai 3
giorni a Seoul nel 1998 dove, con molta probabilità, mi venne servito il
cane (ma non lo richiesi. Andavo a caso sui menù scritti in hangul).
Non fraintendetemi: mi piacciono gli animali, ma preferisco osservarli
più che dovermene prendere cura, perché so che non ne sarei molto
capace, oltre al fatto che poi mi ci affezionerei e mi dispiacerebbe
quando arriverebbe l’ora del loro trapasso. Ricordo ancora quando morì
Mao; non Tse-Tung, ma il gatto di mia moglie. Ricordo i numerosi viaggi
dal veterinario quando stava male fino alla sua fine, e la sepoltura.
Ora riposa in pace nell’orto di Getica, dentro una scatola da scarpe.
Alla Sara viene il magone ancora oggi quando ci pensa, ed un po’
anch’io. Quando lei venne a vivere da me a Firenze il gatto rimase a
Pistoia; a Fi lo portammo solo una volta che i miei suoceri andarono 3
giorni a Mortara dai genitori dell'Antonella. Il gatto vomitò nella
gabbietta durante il viaggio, e la Sara lo ripulì con molta difficoltà
nella doccia (Mao era piuttosto ribelle), urlandogli addosso “Stai
fermo, sei sporco di vomito! Puzzi!”. Io in cucina ci ridevo un po' su,
ma ripensandoci non posso fare a meno di credere che i vicini non
capissero che la Sara si riferiva al suo gatto. Probabilmente pensano
ancora che io non mi lavi abbastanza...
Un pomeriggio che lei era al
lavoro io mi trovavo in salotto. La camera che ora è delle bimbe ma che
allora era adibita a “war room”, con i tavoli imbanditi con le mappe e
le pedine di World in Flames. Ero lì al computer quando Mao entra
dentro. Girella curiosa qua e là, sotto i miei occhi. Poi guarda in alto
verso un tavolo e piega le gambe...
Tono imperioso: “Cosa fai!”
Mao batte la ritirata e si dilegua in cucina. Ci mancherebbe anche che
tu mi salissi sulle mappe dell'Asia/Pacifico, a mangiarti il tuo omonimo
HQ cinese o peggio ancora la Akagi. Chi ti credi di essere?
L'ammiraglio Nimitz? Le Midway non sono cosa per te.
Insomma, con
gli animali occorre avere cento occhi, perciò ammiro chi riesce a starci
dietro e se ne prende cura con affetto. Ed è per questo motivo che
considero responsabili al 90% i padroni, più che i loro cuccioli. Quindi
mi inca**o con loro quando trovo i ricordini degli animali sul
marciapiede, il classico caso in cui il vero animale è colui che tiene
il guinzaglio, non quello che ci è legato. L’animale, poveretto, che può
fare? Saunasegalui.
Ma torniamo alle cronahe dai’bancone.
Coppia mista trentenne: lui croato lei serba. In confronto noi Viola
siamo gemellati con quelli della juventusse, ma a quanto pare funziona,
forse perché lui ha il mercedes e lei la carrozzeria. Hanno un
barboncino, tranquillo, piccolo, bianco e carinissimo, non lo si sente
fiatare.
Colazioni, ore 7.45. Sono al banco a controllare i sospesi
del giorno ed i conti delle partenze (il 70% dell'albergo, essendo
domenica mattina). Mi passa davanti il nostro facchino-manutentore
Luciano; ad un certo punto lo vedo lanciarsi verso l'ascensore “Il
cane!”. E' un attimo, capisco subito quel che sta succedendo: la padrona
è entrata in ascensore, il cane è sgusciato poco prima che la porta si
richiudesse e salire su, ed ovviamente cane e padrona sono collegati tra
loro da apposito cavetto altrimenti detto guinzaglio. Ma se la padrona
tiene per la mano il moschettone, dall'altro capo il cane lo ha legato
al collo.....
Accorro. Luciano ha preso il cane e lo tiene sollevato
verso l'altro, sullo stipite superiore della porta dell'ascensore,
perchè il cagnolino si sta strozzando e non riesce neanche a guaire.
Tenta di scanciare il guinzaglio ma non ci riesce.
“Prendi le forcibi!”
Mi precipito verso le forbici, che sono nel portapenne.... dall'altro
capo del bancone. Mi sembra lontano un chilometro ma lo percorro in un
nanosecondo; le agguanto e torno da Luciano, ma per fortuna la signora
dentro l'ascensore ha premuto il tasto di stop e poi staccato il
guinzaglio dal moschettone. Alla fine solo un grande spavento da parte
di tutti, a me sono tremate le gambe dal terrore per tutta la mattinata,
se ne accorge anche il padrone del barboncino, che alla fine ci rideva
anche un po' su: “Ti sei spaventato, eh?” dì pure che me la stavo
facendo sotto. Avevo già visto il cane fare la fine del personaggio
interpretato dalla Calamai in “Profondo Rosso”. Occorrono 100 occhi e
mille cure. E prendere in collo l'animale se si va in ascensore.
Anche, e soprattutto, per non far star male il portiere.
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