Domenica
mattina, partenze su partenze. Più di 50 camere.
L’urlo
di Munch è un lieve sussurro.
Ma
sono gentili e sorridono, soprattutto gli italiani. Il lavoro scorre
piacevole.
Quasi.
1
- Gustavo è partito.
Ve
lo ricordate Gustavo? Ne ho parlato ieri. Quello che mi chiese se
potevo andare a prenderli all’altro capo della città e guidarli
passo passo fino all’albergo perché non erano capaci di guidare
fin qui, scocciatissimo di trovarsi in difficoltà in una città che
non conosce, mannaggia a noi fiorentini che non buttiamo giù un
centinaio di palazzi per fare vie grandi come autostrade e rendergli
la guida comoda; povero cucciolo alle prese con una città
rinascimentale, ti manderei a guidare ad Aleppo a schivare i razzi
RPG.
Dovevano
stare due notti. Sono partiti un giorno prima. Chiedo spiegazioni, ma
sono molto generici.
Camere
pagate con l’agenzia, io emetto la fattura anche per la seconda
notte ed alla via così.
Portano
l’auto davanti all’albergo, nel nostro spazio, delimitato da
righe gialle e che paghiamo profumatamente al comune, nella speranza
che con questi soldi predisponga più piste ciclabili, sistemi le
buche nelle strade, costruisca il nuovo stadio. Possibilmente in
quest’ordine (son tifoso si, ma ci sono cose più importanti, via).
La
Gustava viene a domandarmi dove si trova l’Accademia mentre il
marito e gli altri due della combriccola caricano i bagagli.
Miracolo, la signora accenna un sorriso, forse si rende conto che è
stata una bischerata noleggiare un’auto e contemporaneamente
prenotare un albergo nel centro di una città vecchia di un paio di
millenni, luogo notoriamente afflitto da mancanza cronica di
parcheggi gratuiti. E che non può essere colpa del portiere di un
loro errore.
Ma
come dihano a Roma: si, te piacerebbe!
La
signora ringrazia e fa per andarsene, ma la blocco. Just in case,
come si dice in questi casi:
-Ehm…
el carro?-
E
lei candida, come se fosse la cosa più naturale del mondo:
-Stacionamiento-
Ah,
certo. Massì, mettete pure l’auto qui davanti a noi per il tempo
di andare all’Accademia a vedere il David. Magari fate anche pranzo
e ve ne andate con comodo, a metà pomeriggio. Magari dormite pure in
un altro albergo e ve la riprendete domani. Perché non facciamo
anche tra una settimana? Due anni? L’inizio del prossimo secolo? E
gli altri clienti che vogliono caricare i bagagli prima di partire e
tornare a casa?
Ovviamente
nego questa possibilità: il posto davanti all'albergo è permesso
solo per carico e scarico bagagli. Ho ¾ di albergo che parte e
tantissimi di costoro sono italiani arrivati qui in auto. Se anche
queste persone vogliono caricare i loro bagagli, hanno il diritto di
sostare per metterceli.
Glielo
dico in spagnolo, inglese ed italiano, ma capiscono. Spiego alla
signora che se vogliono vedere il David, possono parcheggiare sui
viali, tanto la domenica è gratuito. Ma il posto mi serve. Serve a
tutti gli altri clienti.
Se
ne vanno senza salutare.
Ovviamente.
2
- La odio, la primavera.
Ragazza
americana bionda della 506, ha una giacca aperta sullo sterno.
Tracce
di reggiseno: zero.
Con
sforzo estremo, tengo lo sguardo puntato sulle pupille sue e del
marito (credetemi, è un grosso sforzo. Ho un unico neurone. Ragiona
da uomo. Non posso farci niente, ho solo questo di dotazione
standard, come il 99% dei maschi italici).
Mi
chiedono di lasciare i bagagli in camera. Sperano di tornare prima
delle 12 (orario del check-out), altrimenti il facchino può portarli
giù. Ok, nessun problema, l'importante è che siano rifatti, il
facchino porta giù i bagagli sistemati, non si mette cerco a
trasportare i singoli capi d'abbigliamento sparsi nella stanza, avrei
un paio di storie da raccontare su questo problema). Loro assicurano
di si, tutto sistemato. Escono. Il io neurone vuole bastonarmi
selvaggiamente, non le ho guardato le tette. Non in maniera vistosa,
almeno.
Mandano
una mail a mezzogiorno, chiedono di far portare i bagagli, ma si
scusano... hanno dimenticato di mettere in valigia la roba in
bagno.... ti pareva. Vabbè, Luciano mette tutto in un sacchetto.
Tornano, prendono la roba e vanno via.
3
– Indiani. Forse c'è speranza.
3a
– ragazza indiana. Bellissima. Vestitino a fiori con gonnellina
plissettata al ginocchio e spalle scoperte a mostrare una splendida
pelle ambrata. Sorride, il che mi fa già pentire di tutte le
cattiverie che ho scritto sull'India in questo blog. Ha i tratti di
Parminder Nagra, il che mi fa volare con la fantasia che, se non ero
sposato, le avrei chiesto un remake di “Bend it like Beckam”: lei
fa la giocatrice di calcio indiana, io l'allenatore. Titolo: “Bend
it like Borja Valero”.
3b
– coppia, sempre indiana. Questi sono parecchio brutti, ma,
miracolo, anche loro sorridenti e cortesi, che sta succedendo? La
riunione mondiale della gentilezza e cortesia indiana a Firenze? La
voglio tutti i giorni.
Mi
chiamano sul centralino subito dopo essere rientrati in camera: hanno
trovato una bottiglia di spumante, e sono dubbiosi: ce lo hanno messo
apposta questi italiani, per addebitarcelo a tradimento? Malgrado la
buona educazione non si fanno mancare il sospetto tipico loro.
Rassicuro
la signora che lo “sparkling wine” è “complementary”.
Semplicemente, l'agenzia ci ha comunicato che sono in viaggio di
nozze, e come da contratto, hanno diritto a questa bottiglia inclusa
nella tariffa del soggiorno.
-So,
we don't have to pay for it?-
-Of
course no, madame-
-Really?-
-For
sure-
-No
charge?-
-No
euro-
-We
may drink it for free?-
(che
palle!) -If you wish. But, if you don't, i will-
E
qui finalmente l'indiana si fa una sana risata e lancia quella che mi
è sembrata più una minaccia che un invito:
-You
may join us.-
Ovviamente
ho declinato. A parte che non posso lasciare il bancone, non reggo
proprio l'alcool. Specialmente a digiuno.
E,
non conoscendoli, non vorrei che quel “join us” contenesse
qualcosa di molto compromettente.
4
– Cinese.
Non
parla un'acca di qualsivoglia altra lingua.
Mima
il gesto di tagliarsi le unghie.
Non
so dove si trovino i tagliaunghie (ce li abbiamo, lo scoprirò dopo)
perciò gli do le forbici del bancone. Forbicione da carta. Ho solo
queste.
Sguardo
deluso, ma le prende ugualmente. Mi indica una chiave: presumo che
lui soggiorni lì.
Ed
invece no, lì ci sono altri cinesi che, alla partenza, non capiscono
che rivoglio le forbici. Di quello a cui le avevo prestate, nessuna
traccia! Me le ha fregate! Morte, morte e distruzione totale!!!!
Rivoglio le truppe inglesi che invadono la cina per costringerli ad
aprirsi al commercio dell'oppio! Maledetto!!!! Dopo il turno sono
andato in un negozio 99 centesimi a ricomprarle. Di tasca mia
ovviamente! E sono pure made in china! *oglione io a fidarmi!
Manderò
una lettera infuocata al successore di mao tse-tung, od al
vicesindaco di prato! Rendetemi i miei 99 centesimi, mangiagatti a
tradimento!
Argh!
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