AVVERTENZA: QUESTO
POST E' A FORTE GRADAZIONE DI POLITICAMENTE SCORRETTO. SE DOPO LA
LETTURA VI SENTITE OFFESI, SIETE PREGATI DI RICORDARVI CHE IO VI HO
PREVENTIVAMENTE AVVERTITO.
Devo chiedere scusa
ad Alessandro.
Ale è uno dei
facchini dell'albergo. E' dentro questa azienda da molto più di me,
ormai saranno vent'anni. Un tipo magro e robusto, che ne ha viste
tante, molte, troppe. Potrebbe scrivere un paio di enciclopedie di
storie capitategli. Una, ad esempio, è che due settimane fa l'ho
fatto arrabbiare di brutto.
Il punto è che a
volte non mi sento affatto adeguato a questo lavoro. Intendiamoci:
non è che non mi piaccia. Affatto. E' che preferirei di gran lunga
qualcosa tipo di calciatore professionista in Premier League, il
comandante dell'Enterprise, od il dittatore assoluto in una remota
enclave di socialismo reale. Qualcosa insomma che comporti un sacco
di divertimento, minori difficoltà e soprattutto zero
responsabilità.
Turno di mattina, un
sacco di partenze. Tra tutte queste ci sono 3 camere di
afroamericani. Tre coppie con bimbi, uno in particolare molto
piccolo, appena 3 mesi, e che sul passaporto indicava pure che è
nato in Italia. Presumibilmente sono militari di stanza in qualche
base yankee del paese, basi che dobbiamo fornire in quanto paese
sconfitto (e complimenti al pioniere italiano del bunjee jumping che
ebbe la genialata di dichiarare guerra agli Usa). In ogni caso:
prenotano con internet, pagano camera e tassa di soggiorno e non
vengono a chiedere informazioni. Ottimo ed abbondante. Finchè non
capita il problema che fa arrabbiare Ale e ti fa rendere conto come
l'unico afroamericano intelligente del pianeta sia il Presidente. Gli
altri sono dei pirla che andrebbe rimandati dove meritano: nel campi
della Virginia, a raccattà i' cotone.
Una di questi
campioni ha un frigo-trolley. Uno di quei frigo portabibite che si
vedono nei film polizieschi americani, con i protagonisti da cui
attingono lattine su lattine di Duff od altra pessima birrazza,
mentre chiacchierano di come arrestare i cattivi sopra una barca
ancorata in un giardino. Solo che questo frigo si trasporta come una
valigia, con tanto di maniglia estraibile sul fianco alto.
Arrivano
al bancone e pagano la tassa di soggiorno, quindi passo ai clienti
successivi, quando improvvisamente udiamo un rumore forte, profondo:
un rombo tremendo, sembra una MG42 ad Omaha Beach, od il tremore del
terreno sotto L'Aquila. Ci guardiamo tutti negli occhi, con sguardi
terrorizzati, poi in un attimo si realizza il disastro: il
frigo-trolley si apre e ne escono litri d'acqua, dozzine di lattine
di ogni tipo di bevanda gassata di questo pianeta e soprattutto
centinaia, migliaia di cubetti di ghiaccio, i colpevoli del rombo.
Tutta questa quantità di roba di riversa nel pavimento antistante al
bancone.
Ovviamente
Alessandro arriva, incacchiatissimo, con secchio e straccio per
pulire dall'acqua e dai cubetti di ghiaccio che vagano per la hall
come mini-iceberg alla ricerca del loro mini-titanic da affondare; e
lì si realizza il fattaccio: il possessore del frigo-trolley, ed
autore del disastro, raccatta le sue bibite, le butta nel frigo, lo
chiude e se ne va.
Ed a quel punto Ale
spara la frase che per me è ancora una pugnalata al cuore:
-Ma come, se ne va?
Marcellino, ma 'un tu gli dici niente?-
Ed invece io sono
rimasto lì, con lo sguardo allibito, a guardare 'sto negraccio
(scusate, ma quanno ce vo ce vo) che, sguardo basso colpevole, se la
fila fuori dall'albergo.
Potrei addurre, come
scusa, che avevo altre due camere che volevano fare il check-out e mi
avevano distratto (e se la ridevano pure di tutto il casino), o che
mi aspettavo davvero che 'sto nero aiutasse almeno a raccattare i
cubetti, come avrei fatto io se fosse capitato a me. Invece no. Non
sono riuscito a dire niente. Sono rimasto lì come un allocco a bocca
aperta, a guardare quello che se ne andava dopo aver combinato il
danno, con 4 olandesi che ridevano come matti mentre posavano sul
bancone gli euri necessari a pagare la tassa di soggiorno ed Ale che
sparava quei termini che dimostrano come noi toscani siamo ancora
pagani indefessi che odiano profondamente il dio unico.
Ale scusami. Sul
serio. Lo so, a volte (ultimamente molto spesso, a dire il vero) mi
sento proprio inadeguato a questo lavoro. Ti prometto che, quando
avrò realizzato la macchina del tempo, andrò a Gettysburg a dire a
Bobby Lee di non attaccare frontalmente Cemetery Ridge ma aggirare
sul fianco, così da far vincere la guerra ai sudisti e mantenere lo
schiavismo nei CSA. E quando parlo di Lee non intendo un'auto con una
bandiera dipinta sul tettuccio, ma un generale in carne ed ossa. Ma
al momento posso solo porti le mie sincere scuse. Ti offrirò una
birra.
Una buona però.
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