Sono nato maschio,
ovviamente lieto di esserlo, e come tale sono venuto su con i simboli
maschili del periodo.
Robottoni
giganteschi che combattono furiosamente nel centro di Tokyo,
sfasciando e distruggendo tutto.
I modellini
atlantic, con particolare rilievo per panzergrenadieren, marines,
confederati e guardia imperiale napoleonica.
Giancarlo Antognoni,
vincitore di una coppa del mondo ed uno scudetto, quest'ultimo in
custodia momentanea altrove (se l'hanno reso all'inter, potrebbero
ben renderlo anche a noi, tanto ne hanno altri 47, più o meno).
Clint Eastwood con
sigaro e poncho e Steve McQueen a cavallo di una motocicletta.
Stallone e
Schwalzenegger. Più il secondo del primo. Intanto perchè Sly
sparava ai comunisti, ed io ho sempre avuto forte simpatia per i
rossi, e poi perchè mi piaceva la battuta di Schwarzi: “sai,
questo è il mio braccio più debole”.
Ma c'è chi ha altre
idee riguardo al machismo.
Turno pomeridiano.
Appena cominciato e subito delle grane, stavolta, incredibile a
dirsi, da parte di clienti scandinavi. Due camere di norvegesi che
arrivati da neanche 3 nanosecondi, scendono giù affermando che “the
toilet is broken”.
Panico. Come broken?
Ok, vedremo che fare a suo tempo. Prima si chiama il facchino che va
su con loro a fargli vedere un'altra camera.
Ma nel frattempo
arriva una coppia finnica di mezza età, con un paio di borse. Ho
sempre avuto a che fare con i lapponi, fin dal 90enne che anni fa
cadde e si ruppe la testa nella hall e si rialzò affermando che non
s'era fatto niente, come Dertycia che diceva “dopodomani gioco”
quando invece s'era rotto i legamenti. Ottimismo sovrano. Comunque:
penso siano in arrivo, invece no, sono in partenza. Chiedono un taxi.
Ok taxi. Ma non appena questi arriva, il marito viene al banco e dice
“we need our bags”.
Oh, fantastico, ti
servono i bagagli e me lo dici DOPO che il taxi è arrivato e gli
tocca piazzarsi sulle strisce per attenderti. Di solito me ne
accorgo, di questi furboni, e mi premunisco chiedendogli se avevano
dei bagagli nel nostro deposito prima di chiamargli la macchina
gialla. Questi mi erano sfuggiti. Bene, Luciano è su a far vedere
un'altra camera ai nipotini di Quisling. Perciò ai bagagli ci penso
io. Agguanto la chiave apposita. Ovviamente il deposito bagagli è
stracolmo, ma per fortuna il finnico viene ad indicarmi quali sono le
sue valigie. (normalmente non lo facciamo, abbiamo delle speciali
targhette numerate per riconoscere i bagagli, ma sono talmente tanti
che ci metterei un paio di ere geologiche per trovarli, perciò me li
faccio indicare).
Il primo bagaglio è
proprio dietro la porta dello stanzino, quindi ok, basta alzare la
maniglia e trascinarla fuori.
Il secondo è
ovviamente in fondo.
Dietro una caterva
di valigioni.
Non ci sono dubbi, è
proprio quello, la targhetta non mente. E poi c'è ancora sopra il
biglietto attaccato all'andata all'aeroporto di Helsinki.
Non voglio e non
posso mettermi a spostare 5 megatrolley di 12 quintali l'uno, anche
se facile perchè hanno le rotelline, che poi dovrei comunque
rimettere al loro posto nello stanzino. Il tempo stringe, il taxi
aspetta. Perciò urge usare tutto il mio machismo, la mia forza bruta
nel braccio più forte, i miei retaggi di passato come facchino, e
sollevare la valigia sopra le altre.
Agguanto la
maniglia. Solo al toccarla, si anima e mi dice il suo peso: appena un
paio di grammi in meno di una delle pietre angolari della piramide di
Cheope.
Sara, ti ho sempre
amato. E non stiamo precipitando da un viadotto.
Bambine, ricordatevi
che il babbo vi ha sempre voluto bene, e se sono andato avanti in
mezzo a tutto lo schifo che ci circonda, l'ho fatto per voi.
Mamma, no, le
camicie me le lavo e stiro da me. Si, mi sono lavato i denti. Si, ho
bevuto. Si, mi sono messo la divisa pulita. Si, ho pulito le scarpe.
Se muoio nello sforzo, morirò perfetto.
Seppellitemi, lassù
in montagna sotto l'ombra di un bel fior, con i guanti da calcetto e
le pedine di World in Flames.
Che lo sforzo sia
con me ed il grande Yogurt mi assista. Sollevo.
La schiena mi
maledice fino alla 27^ generazione, i muscoli fanno un tiro salvezza
contro strappo imminente.
Il lappone mi guarda
ammirato e scoppia a ridere osservando la sua valigia che si solleva
un metro da terra per riporsi delicatamente ai suoi piedi.
“Wow, you are so
strong. You are Tarzan”
Tarzan?
Ma chi, quella
fighetta leopardata che se la fa con uno scimpanzè e saltella da un
albero all'altro?
Il cliente finnico,
ridendo come un matto, trascina le valigie e va dalla moglie
parlandogli nella sua lingua madre, di cui capisco solo “Tarzan”,
e mi indica. Poi mi stringono la mano vigorosamente. Molto
vigorosamente. Mi hanno praticamente staccato la mano e se la sono
portata in Finlandia.
Escono dall'albergo
con lui che continua a ridere sguaiatamente ed urla “Tarzan! This
man is Tarzan!”.
Ogni paese, ogni
persona, ogni generazione ha la sua idea di machismo e forza bruta.
Ok, va bene anche così. Il cliente è andato via contento, il che,
di questi tempi, non è poco.
Ma io credevo che
fosse Schwarzy ad avere forza 18. Tarzan il 18 ce l'ha a destrezza.
Sono convinto che
Gygax non sia stato tradotto bene, in Finlandia.
ps. il bagno che i
norvegesi affermavano fosse “broken” aveva solo la seggetta del
water che si muoveva un po'. In 5 minuti Luciano ha risolto il
problema, e la camera riassegnata ad altri clienti. Che non hanno
fatto una piega.
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